Juve, Barcellona e Real Madrid pronti a riproporre la Superlega: ma con una novità assoluta
La Superlega non è mai realmente morta. È stata frenata e poi bloccata dai vertici Uefa, ma l'accordo di fondo è sempre rimasto un filo conduttore tra i tre club principalmente convolti nel progetto: Juventus, Barcellona, Real Madrid. Adesso, a distanza di quasi un anno da quella notte di fulmini e tempeste del 19 aprile 2021, si ritorna a parlare del torneo sul quale si è rielaborato nel frattempo, la struttura, le finalità e il format generali.
Non certo una notizia distensiva sul fronte del calcio internazionale perché il clima rovente potrebbe tornare prepotentemente in un gioco di forze in campo tra le società che già caldeggiarono la prima Super League europea e l'Uefa, l'organismo massimo del pallone del Vecchio Continente. Le prime indiscrezioni, che sono rimbalzate dalle colonne dei tabloid inglesi, raccontano un approccio più accorto da parte di Juve, Barcellona e Real Madrid, ma pur sempre un ulteriore tentativo di spingere verso la direzione indicata da tempo.
Una sorta di Superlega 2.0 che dovrebbe entrare nell'elenco degli argomenti dell'ordine del giorno del prossimo giovedì, quando a margine di un summit internazionale dell'industria sportiva, ci sarà anche Andrea Agnelli, numero uno bianconero che potrebbe riproporre il tema, dopo che insieme ai due colossi spagnoli aveva provato l'azione dirompente conclusasi con un clamoroso autogol. Ma cosa cambierebbe rispetto alla proposta iniziale che spaccò il fronte inglese, trovo la reazione popolare della gente e fu osteggiata dagli organi di controllo e diversi club non inclusi nella Superlega?
Juventus, Barcellona e Real Madrid vorrebbero rinnovare la volontà di incoraggiare la nascita di una Super League estesa a tutti, in cui non ci sarebbe più l'entrata calmierata a sole realtà indicate a priori, con l'esclusione dei club non considerati competitivi. L'idea sarebbe dunque, quella di rendere più democratico il mondo del pallone attuale, una situazione opposta a quella della idea primitiva: non più una competizione a numero chiuso, ma un torneo a cui accedere attraverso la tradizionale posizione ottenuta nei rispettivi campionati nazionali.
Le tre società promotrici della prima Superlega, si vorrebbero così opporre di nuovo all'Uefa, ma con un fronte più ampio e possibilmente più compatto. E osteggiare quei club, oggi di proprietà statale, in primis il Paris Saint-Germain gestito dalla Qatari Sports Investments e che ha sposato le scelte di Ceferin e oggi, non a caso, a capo dell'associazione dei club europei. Ma, sottolinea tra i primi il The Telegrapgh, senza alcun processo elettorale trasparente, visto che riporta parte del nuovo documento pronto a essere proposto: "L'Uefa ha stretti legami con alcuni proprietari di club di Stati non membri che sono sponsor commerciali di determinate competizioni e club, sono i principali acquirenti dei diritti mediatici per le competizioni gestite dalla Uefa e che fanno parte del Comitato Esecutivo, mentre presiede l'ECA senza alcun processo elettorale trasparente. Dato che all'interno dell'UE un club non può beneficiare di aiuti di Stato da parte del proprio Stato di cui è membro" si domandano i tre club "perché dovrebbe essere consentito che il mercato del calcio venga interrotto, a vantaggio esclusivo di alcuni club statali, a causa degli aiuti di Stato in arrivo da paesi terzi?".