Julian Nagelsmann è mister precocità: il cammino da favola che l’ha portato al Bayern a 33 anni
Julian Nagelsmann sarà il prossimo allenatore del Bayern Monaco, a partire dalla prossima stagione. Si tratta di un percorso già scritto, per la volontà sia dei bavaresi sia dell'attuale allenatore del Lipsia, che ha atteso il momento giusto per tornare in Baviera.
Per Nagelsmann si tratterà di un ritorno nella regione tedesca, perché l'Alta Baviera è il posto in cui è nato quasi 34 anni fa, precisamente a Landsberg am Lech, cittadina a 60 chilometri da Monaco. Spesso etichettato come predestinato, in realtà l'ex allenatore dell'Hoffenheim ha dovuto affrontare sfide probanti sia all'interno che al di fuori del campo per raggiungere il suo obiettivo, sedere sulla panchina del Bayern.
La morte del padre e il precoce ritiro dal calcio giocato
Nato il 23 luglio 1987 e ultimo di tre fratelli, Julian ha iniziato presto la sua partita con la vita, avendo perso presto suo padre per una malattia. Mentre suo fratello e sua sorella vanno a lavorare per sostenere la famiglia, il giovane Nagelsmann continua a fare la cosa che gli riesce meglio: giocare a calcio nelle giovanili dell'Augsburg. La dolorosa perdita, però, ha anche degli effetti positivi sulla sua crescita, come ha affermato lo stesso allenatore del Lipsia:
Ciò che è successo mi ha reso più maturo e mi ha aiutato a crescere. Probabilmente, a quei tempi ho fatto cose inusuali per gli altri ragazzi della mia età.
Julian incassa il colpo e reagisce. Si trasferisce al Monaco 1860, dove è difensore e capitano della squadra primavera. Tutto sembra andare bene, finché il ginocchio non inizia a dargli problemi. Si sottopone a una serie di operazioni per tornare al proprio livello, ma il troppo dolore non gli consentirà mai di farlo. Torna all'Augsburg, nella squadra riserve, per provare a ricominciare, ma la sofferenza fisica è troppo forte e lo costringe a ritirarsi quando non ha nemmeno 20 anni. I problemi al menisco e alla cartilagine e l'artrosi diagnosticatagli hanno la meglio su di lui.
Gli esordi da allenatore delle giovanili
Nagelsmann cerca un piano b, pensa di averlo trovato studiando economia, ma si accorge di aver sbagliato e lascia la facoltà dopo due anni. Si iscrive a scienze motorie e porterà i suoi studi fino in fondo, ma intanto è già avvenuto l'incontro che ha cambiato la sua vita professionale, quello con Thomas Tuchel, attuale allenatore del Chelsea. L'ex tecnico del PSG lo ha allenato nelle riserve dell'Augsburg e, avendo Julian ancora un contratto con il club, gli chiede di studiare gli avversari conto suo e scrivere dei rapporti sui calciatori osservati. A Tuchel piacciono gli appunti di Nagelsmann, tanto che gli consiglia di diventare allenatore. Avrà ragione lui.
L'allenatore del Chelsea lo vorrebbe con lui anche per la stagione successiva, ma Julian riceve un'offerta dal suo vecchio club, il Monaco 1860, che lo nomina assistente nell'Under 17 di Alexander Schimdt. Resta due anni alle spalle dell'uomo che lo aveva allenato quando era ancora un giocatore, prima di ricevere la chiamata dell'Hoffenheim, quella che gli cambierà la vita. La società tedesca gli affida prima la panchina dell'Under 17, poi quella dell'Under 16, fin quando, alla fine del 2012, il nuovo allenatore della squadra Frank Kramer lo vuole nel suo staff. Nagelsmann ha 25 anni e comincia ad assaggiare la Bundesliga. La Germania calcistica inizia a parlare di lui e Julian fa capire subito che tipo di figura vuole essere all'interno della squadra:
I miei punti di forza sono nell’ambito tecnico e tattico. Posso aiutare i giocatori ad assorbire i contraccolpi. Durante il primo incontro con la squadra, ero nervoso nello stare di fronte a professionisti con esperienza, ma i giocatori hanno capito velocemente che potevo essergli d’aiuto. Non avevo aspettato che si instaurasse un rapporto di fiducia.
Tim Wiese, portiere della squadra, gli dà il soprannome di "Baby Mourinho", appellativo che Nagelsmann non apprezza granché. Al termine della stagione, Julian torna nelle giovanili, stavolta sulla panchina dell'Under 19, con cui in tre anni fa talmente bene che a cercarlo per la prima volta arriva il Bayern Monaco. È il 2014 e l'allora 27enne si presenta in Baviera al cospetto di Rummenigge, Sammer e Guardiola, che gli offrono un posto nelle giovanili del club più importante di Germania. Nagelsmann ringrazia della proposta, ma rifiuta. Non sarà l'unica volta in cui rifiuterà una grande, perché convinto di poter lavorare meglio in provincia. Julian aspetta il suo momento mentre completa la sua formazione, finché, a ottobre 2015, l'Hoffenheim rende nota la sua promozione a allenatore della prima squadra a partire dalla stagione successiva, quando avrà ottenuto il patentino da allenatore. Il destino, però, crede che il ragazzo possa essere pronto prima e, quando nel febbraio 2016 Huub Stevens, tecnico dell'Hoffenheim in quel momento, è costretto a lasciare la panchina per problemi di salute, Nagelsmann è costretto ad anticipare il suo debutto sul grande palcoscenico.
Gli anni all'Hoffenheim e al Lipsia
Quello che a 28 anni diventa il più giovane allenatore della storia della Bundesliga deve affrontare subito una sfida durissima: salvare una squadra penultima, a 7 punti dalla zona salvezza. Il battesimo del fuoco è una partita contro il Werder Brema, che l'Hoffenheim pareggia. Alla fine della stagione, però, il club di Dietmar Hopp arriverà quindicesimo, raggiungendo un'insperata salvezza. Nelle tre stagioni successive alla guida della squadra tedesca, Nagelsmann ottiene prima un quarto posto, che gli consente di disputare i preliminari di Champions League perdendo, però, contro il Liverpool, poi un terzo posto. Quest'ultimo piazzamento lancia l'Hoffenheim per la prima volta ai gironi di Champions League, traguardo impensabile prima dell'avvento di Julian sulla panchina della squadra. È in quel momento che Nagelsmann comincia ad accarezzare l'idea di guidare il Bayern Monaco, come testimoniato dalla sua ricerca di una casa nella Baviera. Il giovane tecnico ha un'idea ben precisa di ciò che rappresentano i bavaresi per lui:
Allenare il Bayern fa parte dei miei sogni, avendo vissuto a Monaco per molti anni. Sono davvero felice della mia vita, il Bayern Monaco aumenterebbe la mia felicità, ma questa non dipende totalmente dall'essere allenatore dei bavaresi.
Matthias Sammer, direttore sportivo del Bayern, conferma che quel momento è destinato ad arrivare presto. "Se tutto va come deve andare, diamo per scontato che prima o poi accadrà", aveva dichiarato nel 2017. Il nono posto della stagione 2018/19 è l'ultimo atto della sua avventura sulla panchina dell'Hoffenheim. Ad aspettarlo c'è il Lipsia, ma prima di accettare la corte della società della Red Bull, Nagelsmann dice no a un altro top club: il Real Madrid. Lo conferma lo stesso tecnico, in un'intervista:
Ho detto no al Real Madrid, ma va chiarito che non ho avuto un’offerta di contratto. Volevano incontrarmi. Al Lipsia posso sbagliare, imparare e migliorare. Nei grandi club, invece, se non vinci sei automaticamente esonerato.
A sceglierlo per guidare il Lipsia è il suo predecessore, Ralf Rangnick, che gli fa firmare un contratto quinquennale. Durante la sua prima stagione arriva terzo dietro Bayern e Borussia Dortmund, ma soprattutto raggiunge le semifinali di Champions League con un club che fino a qualche anno prima nemmeno esisteva, diventando il più giovane allenatore della storia a riuscirci. Elimina prima il Tottenham e poi l'Atletico Madrid, arrestando la sua corsa solo di fronte ai colossi del PSG. Quest'anno è secondo, proprio dietro al Bayern, che allenerà tra qualche mese e che per averlo ha speso la cifra record di 25 milioni di euro.
Le caratteristiche di Nagelsmann da allenatore
Julian Nagelsmann rappresenta il prototipo dell'allenatore moderno. Si autodefinisce un nerd, come il suo mentore principale, Thomas Tuchel, per quanto tempo dedica allo studio e alla preparazione delle partite. È il classico tecnico "che non stacca mai", come testimoniato da un aneddoto che ha raccontato durante una conferenza stampa:
Mi accade spesso di urlare indicazioni tattiche a qualche giocatore mentre sto dormendo, così spavento mia moglie in piena notte. Non me ne rendo conto e lei me lo racconta il giorno dopo, un po’ infastidita. Il problema è che succede di frequente.
Il futuro allenatore del Bayern utilizza i dati e le statistiche come base del suo lavoro quotidiano. Crede fermamente che la scienza possa essere applicata al calcio e la utilizza quanto più può. All'Hoffenheim ha introdotto un modo di allenare iper tecnologico, in cui l'utilizzo di droni e del ledwall rivestono un ruolo fondamentale. Quest'ultimo strumento è formato da un maxischermo di 6 metri per 3 e da quattro telecamere puntate sul campo. Nagelsmann è stato uno dei primi, inoltre, a introdurre l'utilizzo del Footbonaut: una campo di 20 metri per 20 in cui si allena singolarmente ogni giocatore. Questi devono controllare il pallone sparato da una macchina e calciarlo nel riquadro che non frattempo si sarà illuminato. Julian ha anche confessato l'inusuale luogo in cui riesce ad avere le idee migliori:
Ho le migliori idee quando sono in bagno. Lì penso a cosa fare in allenamento, grazie alla tranquillità di cui posso disporre.
Dal punto di vista tattico, l'allenatore del Lipsia non utilizza uno schema fisso. Durante la sua carriera ne ha già alternati diversi, adottandone addirittura 6 durante i suoi primi cinque mesi al Lipsia. La sua più grande qualità è quella di schierare la propria squadra in funzione dell'avversario che ha di fronte, scegliendo se pressare forte o attendere nella propria metà campo in funzione del momento. Anche dal punto di vista offensivo, le sue squadre hanno sempre alternato fasi in cui sceglievano di dominare l'avversario attraverso il possesso palla ad altre in cui facevano largo uso delle verticalizzazioni. I moduli da lui più utilizzati prevedono la difesa a 3, ma spesso non ha disdegnato una linea a 4.
Secondo l'idea di calcio di Nagelsmann, però, la tattica riveste solo il 30% dell'importanza in una squadra, mentre il restante 70% è dato dalle competenze socio-relazionali di un allenatore. È per questo che Julian cura molto il rapporto con i suoi giocatori, spesso più anziani di lui, ai quali chiede di dargli del tu. L'ex allenatore dell'Hoffenheim responsabilizza i calciatori, facendo in modo che siano loro a scegliere il proprio capitano e a tracciare gli obiettivi della stagione. In questa relazione è indubbiamente aiutato dalla sua giovane età, come ha confermato lui stesso:
Parlo lo stesso linguaggio dei giocatori. So come funzionano i social e gli altri aspetti del loro mondo. So di cosa ridono i calciatori, così mi è più facile divertirmi con loro.
Adesso Julian Nagelsmann è pronto per il grande salto, quello che lo porterà sulla panchina del Bayern Monaco, la stessa che sognava da quando ha iniziato ad allenare.