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José Altafini a 86 anni si è reinventato completamente: “La mia vita adesso è bellissima”

José Altafini ha abbandonato da qualche anno il mondo delle telecronache televisive, adesso è impegnato in tutt’altro: “Faccio 100-200 chilometri al giorno in macchina”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il nome di José Altafini evoca un calcio di altri tempi, profumo di cuoio e botte da orbi in un'epoca senza VAR: nel ventennio tra il 1956 e il 1976, il bomber paulista ha segnato a grappoli con Palmeiras, Milan, Napoli e Juventus, vincendo quattro scudetti con rossoneri e bianconeri, una Coppa dei Campioni col Diavolo, e mettendoci in mezzo anche il Mondiale vinto nel 1958 col Brasile del 17enne Pelé. Altafini avrebbe poi vestito anche la maglia della nazionale azzurra per sei volte tra il 1961 e il 1962 dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, pagando tuttavia con la futura esclusione perpetua il disastro della prematura eliminazione dell'Italia dal Mondiale cileno del 1962. Dopo il ritiro dal calcio giocato, José ha fatto la ‘spalla' delle telecronache in TV, facendosi conoscere anche dalle nuove generazioni per l'effervescenza e l'ironia dei suoi commenti ("golasso" e "amisci" sono espressioni che riconoscerebbe chiunque). Oggi, a 86 anni, Altafini fa tutt'altro, con un entusiasmo che arriva intatto dalle sue parole.

Cosa fa José Altafini oggi: "Faccio 100-200 chilometri al giorno in macchina"

"La mia vita adesso è bellissima – racconta José alla Gazzetta dello Sport – Vivo ad Alessandria, sto bene e lavoro ancora: sono testimonial di un'azienda che vende campi in erba sintetica. Faccio 100-200 chilometri al giorno in macchina. Quando scendo, vedo che tutti mi guardano con gli occhi sgranati: alla tua età guidi ancora? Ma vaffa… Quando mi chiedono quanti anni ho, io rispondo: uno in più dell'anno scorso, tiè".

José Altafini con Pelé nel 2016: hanno vinto assieme il Mondiale del 1958
José Altafini con Pelé nel 2016: hanno vinto assieme il Mondiale del 1958

Altafini è stato è uno dei primi a svolgere il ruolo di ‘seconda voce' nelle telecronache calcistiche, tutto è nato appena dopo che aveva appeso le scarpette al chiodo: "Primi Anni '80, lavoravo a Telealtomilanese, il mio amico Luigi Colombo mi chiama e mi dice se vado a vedere con lui un torneo giovanile. La telecronaca la faceva un giornalista che non sapeva nulla di calcio. A un certo punto dice: ‘…bello questo pallonetto rasoterra'. A quel punto bisognava fare qualcosa".

Altafini con la maglia della Juventus: per i tifosi del Napoli  diventò 'core 'ngrato' dopo aver segnato agli azzurri il gol scudetto per la Juve
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L'ex attaccante che ha trovato in Italia la seconda patria ci ha messo poco a inventare uno stile al microfono: "Il calcio è divertimento. Ammiravo Beppe Viola, il migliore a trattare il pallone con ironia. Al Mondiale del 1982 sto facendo una telecronaca con Bruno Longhi. C'è N'Kono, il portiere del Camerun, con la tuta. Longhi chiede perché sia conciato così. E io: ‘Perché l'allenatore ha detto mettiamocela tutta, e N'Kono ha capito che doveva mettersi la tuta'. Mi divertivo io, ridevano gli altri: oggi urlano e basta".

Quanto all'ipotesi che Carlo Ancelotti possa sedersi sulla panchina del Brasile, Altafini è netto nell'esprimersi contrario: "No, no. Carlo è uno dei migliori allenatori al mondo, ma per guidare la Seleçao serve un brasiliano".

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