“Joao Pedro e Luiz Felipe non sono italiani”: Legrottaglie attacca Mancini per le convocazioni
Tra i 35 nomi convocati da Roberto Mancini per lo stage che dà al CT dell'Italia l'ultima occasione di vedere da vicino i calciatori che a marzo saranno chiamati a disputare i playoff mondiali, sono presenti altri due brasiliani di nascita, il cagliaritano Joao Pedro e il laziale Luiz Felipe. Con loro il conto totale dei brasiliani naturalizzati italiani, per matrimonio o remote origini familiari, arriva a cinque: nella gestione Mancini sono infatti già presenti Jorginho, Emerson Palmieri e Toloi, tutti e tre campioni d'Europa lo scorso anno a Wembley.
Una scelta che non trova assolutamente d'accordo qualcun altro che ha vestito la maglia azzurra – per 17 volte tra il 2002 e il 2008, segnando anche una rete – ovvero Nicola Legrottaglie. Il 45enne ex difensore di Juventus, Bologna e Milan tra le altre, attualmente allenatore in attesa di panchina dopo l'esonero incassato dal Pescara un anno e mezzo fa, spiega perché a suo dire i due non andavano convocati in Nazionale: "Conosco Joao Pedro, un bravissimo ragazzo, anche Luiz Felipe sarà sicuramente un bravissimo ragazzo, niente toglie a loro, però su questo argomento io sono completamente in disaccordo con le scelte. Ma non per i giocatori, per il concetto, per il principio. Perché andiamo a prendere giocatori che non sono proprio italiani".
"Un conto è parlare di giocatori che nascono in Italia e hanno sempre vissuto in Italia, ma qua stiamo parlando di due effettivamente proprio brasiliani – argomenta il barese in un'intervista a Stats Perform, soffermandosi poi sul motivo di puro opportunismo dietro la scelta – Stanno facendo questo solo per una questione di interesse quasi politico: io ho bisogno di qualcuno per vincere qualcosa. Poi magari mi servi per un anno e non ti uso più".
Nessun sentimento di appartenenza, ma puro calcolo anche da parte dei giocatori, secondo Legrottaglie: "Anche il calciatore stesso farebbe il Mondiale per suo interesse, non sposando la causa nazionale. Parliamoci chiaro, chi va a fare queste partite lo fa perché c'è da fare il Mondiale. Perché se gli dicessero a questi giocatori ‘devi fare la Coppa d'Africa', con tutto il rispetto per la Coppa d'Africa, secondo me non ci vanno. Joao Pedro è un grandissimo giocatore, bravo, potrebbe anche servirci, però come concetto, come principio secondo me torniamo indietro. Non diamo seguito ad un concetto, ad una strategia, ad una filosofia che negli ultimi anni ci ha fatto vincere anche gli Europei".
Lo stesso Joao Pedro, del resto, ha cambiato radicalmente idea sulla questione rispetto alla posizione espressa in maniera netta qualche mese fa ad un sito brasiliano, quando escludeva del tutto di poter mai vestire la maglia dell'Italia per motivi di cuore e senso di patria: "Ho la cittadinanza italiana, ma non ho mai pensato di giocare per la Nazionale italiana. In particolare non potevo. Primo perché sono brasiliano. Punto. Lo paragono ad andare in guerra: se devo andare, andrò in Brasile perché sono brasiliano e sto morendo per il mio Paese. Ho giocato più di 50 partite per le giovanili brasiliane, so quanto sia diverso quando indossi quella maglia, è indescrivibile. Preferisco non andare mai più in Nazionale, cosa che può succedere, piuttosto che andare nella Nazionale italiana, non importa quanto io abbia la cittadinanza". Da domani sarà a Coverciano per difendere il tricolore.