Jerzy Dudek a Fanpage: “Oggi con Shevchenko siamo amici e parliamo di Istanbul”
A prima vista la carriera di Jerzy Dudek sembra quella di un giocatore come tanti. Arrivato al Liverpool nel 2001 per fare da secondo a Sander Westerveld, il polacco ha vissuto sei anni ad Anfield tra alti e bassi. Nella nottata del 25 maggio 2005 a Istanbul fu però protagonista della strepitosa rimonta del Liverpool sul Milan che valse il quinto titolo di Champions League per i Reds parando prima il tiro dal dischetto di Andrea Pirlo e poi il rigore decisivo ad Andrij Schevchenko, oggi suo amico. L'ex portiere polacco ritorna su quella nottata e parla a Fanpage.it dell'ennesima rivincita tra Milan e Liverpool di questo mercoledì.
Se parliamo di Liverpool contro Milan viene a tutti in mente quella che è stata la rimonta più storica della Champions in occasione di quella finale di Istanbul. Cosa accadde nell'intervallo di quella finale, con il Milan in vantaggio per 3-0?
"Il nostro sconforto era evidente. L'esito sembrava scontato. Poi Alex Miller, uno degli assistenti di Rafa Benitez, ci disse: ‘So cosa state pensando, ma dovete svuotare la mente. Non dovete pensare che questo potrebbe essere il peggiore risultato di sempre in Champions League. I vostri rivali hanno molta fiducia in loro stessi perché stanno vincendo 3-0. Se riuscite a segnare un gol nei primi dieci minuti sarà lo scenario ideale, perché il Milan non reagirà, e voi avrete moltissimo tempo per segnare di nuovo. E nel caso in cui ciò accada, loro finiranno nel panico e voi potrete davvero pareggiare!'".
Credevate a quelle parole?
"In realtà la sua voce era disperata. E non credo che i ragazzi in campo ci credessero davvero. Anzi, prima dell'intervallo avevamo pensato addirittura di finire sotto per 0-5 o 0-6, per come stavano andando le cose…".
Poi è avvenuto il miracolo. La famosa rimonta e i calci di rigore. Ci racconti come si preparò a questo momento così drammatico…
"Dopo i supplementari lo scenario era caotico, erano tutti in preda al delirio post rimonta. Il più invasato di tutti era Jamie Carragher. Prima dei calci di rigore mi spinse con vigore e gridò : ‘Jerzy, tocca a te. Devi spezzare il loro ritmo. Ricordi Grobbelaar contro la Roma? Fu bravissimo a irritare e a distrarre tutti quanti. Prova a fare lo stesso. Fai qualcosa sulla linea di porta. Gioca con loro, devi destabilizzarli…'".
Come ha reagito?
"Lo guardai fisso negli occhi e gli dissi: ‘Ok, Carra, ok, ma ora basta. Dammi un momento per concentrarmi prima dei rigori'. Avevo bisogno di calma".
Poi è arrivata la ‘Dudek dance', dal primo all'ultimo rigore, quando ha stoppato Shevchenko, uno specialista…
"Mi credi se ti dico che non sapevo che fosse l'ultimo? (ride). Ti posso assicurare che non avevo fatto alcun tipo di calcolo, non mi ero reso conto di nulla nel delirio generale. Poi, dopo aver parato il tiro di Shevchenko ho visto tutti i ragazzi correre verso di me e capii che avevamo vinto davvero".
Cosa pensò in quell'istante?
"L'euforia era enorme, anzi piuttosto parlerei di follia! E dissi a me stesso: ‘Ce l'hai fatta, ce l'hai fatta davvero!'".
È vero che dopo quel rigore ha instaurato un rapporto di amicizia con Shevchenko?
"Proprio così. Sheva è un bravissimo ragazzo, e il nostro rapporto è ottimo. Ci siamo incontrati qualche volta durante delle partite amichevoli organizzate da ex calciatori e anche in altri momenti. E ovviamente l'argomento era sempre quello della finale di Istanbul".
Cosa ne pensa del Liverpool di Jürgen Klopp?
"Klopp ha saputo creare una squadra equilibrata tra difesa e attacco. E il Liverpool di oggi è ben noto soprattutto per questo suo grande pregio di cambiare rapidamente tipo di azione. Hanno una difesa solida e gente importante davanti come Mané, Firmino e Salah, grandi giocatori che fanno la differenza a livello offensivo".
Questo Liverpool può andare lontano in Champions?
"È una squadra costruita in modo diverso dalle top europee, ma credo che alla fine visto il loro potenziale potranno lottare per il titolo. È anche vero però che il torneo è lungo e se diamo un'occhiata alle squadre favorite e al denaro che hanno investito quest'estate, ti rendi conto che Klopp, escludendo l'ingaggio di Konaté, non ha praticamente speso nulla".
C'è un traguardo minimo al quale potrebbero puntare i Reds?
"Credo che ogni partita sia a sé e la forma del momento condizionerà il risultato. Ma credo anche che il Liverpool mostrerà le sue migliori qualità già dalla fase di gruppi. Una volta passato il girone tutto può succedere, e le semifinali sono tranquillamente alla portata della squadra di Klopp".
Che pensa invece del Milan di oggi?
"È una squadra totalmente diversa rispetto a quella che incontrammo noi a Istanbul. Nel 2005 era piena di giocatori strepitosi, inutile girarci attorno. Negli ultimi anni hanno effettuato una politica di rinnovo che ovviamente è stata condizionata da alcune decisioni a livello economico perché oggi il calcio è governato dai soldi. Il Milan di oggi ha avuto molte difficoltà e il dominio assoluto della Juventus nel campionato italiano non lo ha aiutato a recuperare il proprio prestigio. Credo però che adesso siano finalmente ritornati a casa loro, ossia in Champions League. Perché alla fine, tranne quelli dell'Inter (ride), tutti i tifosi di calcio del mondo hanno sempre visto il Milan come una delle squadre più identificate con la Champions".
Quali sono le chance del Milan contro il Liverpool mercoledì ad Anfield?
"In primis va ricordato che entrambe sono nel gruppo della morte della Champions, considerati i titoli vinti dalle squadre che lo compongono. Credo che sulla carta il Milan si giocherà il terzo posto col Porto, perché Liverpool e Atletico Madrid hanno molta più esperienza, un background più solido e sono favorite a qualificarsi in questo girone. Per questo motivo credo che qualsiasi risultato dal terzo posto in poi rappresenterebbe un gran successo per il Milan, oltre a dare un ottimo riscontro sul lavoro svolto ultimamente".