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Jean-Marc Bosman, l’uomo che ha cambiato la storia del calcio (e poi ha perso tutto)

Nel 1995 con un provvedimento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è cambiato in modo totale il calcio. La sentenza Bosman ha regolamentato i trasferimenti dei calciatori, ha tolto il tetto massimo di stranieri nelle squadre europee e ha stabilito che alla scadenza del contratto i calciatori possono trasferirsi tranquillamente in un’altra squadra. Jean-Marc Bosman l’attaccante belga che ha fatto e vinto la causa dopo quella sentenza ha perso tutto: “Non mi è rimasto niente”, e ha avuto grossi problemi con l’alcol.
A cura di Alessio Morra
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Nel 1995 il mondo del calcio è cambiato in modo radicale dopo la cosiddetta sentenza Bosman, un provvedimento che stabilì delle regole che sconvolsero il calciomercato e che riguardavano il trasferimento dei calciatori e che venne adottato dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea. Probabilmente quando fu stabilita quella sentenza nessuno poteva immaginare che tutto sarebbe stato stravolto in modo totale, niente sarebbe stato più come prima.

All'inizio degli anni '90 nel campionato italiano ogni squadra di Serie A poteva avere in rosa al massimo tre calciatori stranieri. Nel radar delle principali compagini italiane sicuramente finì anche un attaccante che si chiamava Bosman, di nome faceva John, con la nazionale dell'Olanda vinse gli Europei del 1988. Ma mentre il numero degli stranieri tra le squadre di Serie A aumentava (si passò a 4, ma solo 3 potevano essere schierati) il nome di un altro Bosman, che è belga e di nome fa Jean-Marc, inizia ad acquisire notorietà

La sentenza Bosman ha cambiato il mondo del calcio

Pure lui è un attaccante, ma non ha avuto una carriera di alto livello nonostante un avvio molto promettente. Nel 1990 a Jean-Marc Bosman scade il contratto con l'RFC Liegi, che non intende rinnovarglielo ma pretende un indennizzo per la sua cessione. In poche parole batte cassa e chiude una discreta cifra dal Dunkerque, club della seconda serie francese (Division 2). L'affare svanisce. Bosman si infuria e si rivolge alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea che gli dà ragione. La giustizia è lenta, lui va a giocare nelle Isole Reunion, un territorio d'oltremare francese, e attende la sentenza che arriva il 15 dicembre 1995. La corte gli dà ragione e stabilisce che, in base al Trattato di Roma, un calciatore è assimilabile ad un qualsiasi altro lavoratore e che ha diritto alla libera circolazione nei paesi europei alla fine del contratto che lo lega ad una società di calcio.

Viene stabilito che i calciatori dell'Unione Europea possono trasferirsi gratuitamente alla scadenza del contratto in un altro club di uno Stato dell'Unione Europea. Nei sei mesi precedenti alla scadenza il calciatore in scadenza può firmare un pre-contatto con un'altra società. Inoltre venne stabilito che non doveva esserci un numero massimo di stranieri per ogni club, perché questo era discriminatorio verso i calciatori dell'UE. Il calcio cambia, viene stravolto e nei venticinque anni che sono seguiti si sono viste tante squadre ricchissime di calciatori straniere.

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La vita di Bosman dopo la sentenza

Dopo la battaglia legale Jean-Marc Bosman ha perso tutto. La sua vita è stata stravolta, come il calcio che lo ha ampiamente dimenticato. Di guai ne ha passati tantissimi dopo l'addio all'attività nel 1996. In un'intervista rilasciata all'Observer tempo fa disse amaramente di avere grossi problemi economici: "Non mi è rimasto niente". In Belgio anni fa riuscì a ottenere il salario minimo, una sorta di sussidio di disoccupazione, prima di trovare lavoro come operatore ecologico nella cittadina di Awans. Ha avuto problemi con l'alcol, finì in ospedale per questo nel 2007. Cinque anni più tardi venne denunciato dalla sua ex compagna per percosse, a lei e alla figlia. Fu condannato, evitò il carcere, ma gli venne tolto il sussidio e rischiò di finire sul lastrico. Ora vive grazie alle donazioni di FIFPro, l'associazione internazionale dei calciatori e di qualche vecchio amico, come i fratelli Koeman.

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