Jack Nunn al Cagliari dall’undicesima divisione inglese: “Mi pagano, non mi sembra ancora reale”
Lo scorso 22 agosto il Cagliari ha annunciato un po' a sorpresa l'approdo in Italia del 18enne Jack Nunn, centrocampista – ma anche difensore centrale data la sua versatilità – pescato dai rossoblù addirittura nell'undicesima divisione del calcio inglese: gli scout della società sarda hanno visto in lui un rinforzo utile alla causa della formazione Primavera allenata da Fabio Pisacane. Un acquisto a titolo definitivo, dopo che il ragazzo era stato in prova coi giovani del Cagliari dall'inizio del ritiro prestagionale ed evidentemente aveva dimostrato di essere all'altezza di una realtà così diversa da quella cui era abituato. Una vera e propria favola a sentire Jack, che quasi non ci crede: "È un sogno che si avvera. Chiamarlo lavoro… non mi sembra ancora reale. Posso fare quello che amo ed essere pagato per farlo. Sono così felice".
La favola di Jack Nunn, dall'undicesima divisione inglese al Cagliari
Una storia che viene definita "una su un miliardo", come probabilità che si realizzasse, da Patrick Williams, fondatore della Bristol Inner City Football Academy, scuola calcio della città dove è nato Nunn: "Un ragazzo è passato dal calcio amatoriale alla Serie A. Questo genere di cose non succede". Tre mesi fa, Jack stava giocando per il Mangotsfield United in una finale della Gloucestershire County Cup contro i Cheltenham Saracens, davanti a poco più di 200 persone. Da allora sembra passata un'eternità, il presente per il giovane Nunn adesso è il mare di Cagliari e lo spogliatoio della Primavera rossoblù, con cui ha esordito giocando gli ultimi minuti contro il Monza.
Jack era stato bocciato più volte da ragazzino: "Una parte di me aveva perso la speranza"
Una svolta davvero sorprendente per la vita di Nunn, a maggior ragione dopo era stato rifiutato dall'Exeter e dal Bristol City rispettivamente all'età di 10 e 11 anni. In quel momento Jack davvero pensava che le possibilità di una carriera nel calcio fossero quasi nulle: "Avevo ancora un po' di speranza, ma c'era sicuramente una parte di me che pensava ‘devo iniziare a pensare a qualcos'altro' – racconta ora il ragazzo a Sportbible – Stavo pensando di fare un apprendistato in qualcosa che fosse correlato all'attività di mio padre nel settore edile".
Jack in precampionato ha giocato un test in famiglia contro la prima squadra del Cagliari e lì ha capito che c'è ancora molto da lavorare: "Non puoi esprimere a parole quanto sia diverso, lo stile italiano è completamente diverso dal modo di giocare inglese. Quindi c'è in primis quello. E poi la velocità di tutto, la fisicità e la lingua. Sto facendo del mio meglio per imparare l'italiano. Conosco già alcuni termini calcistici".
Il padre è fiducioso: "Il peggio che può succedere è che torni con l'abbronzatura dopo due anni in Italia…"
Dopo aver attraversato già così tanti alti e bassi nella sua breve carriera, il padre di Jack, Dave, pensa che suo figlio si adatterà a una vita lontano da Bristol: "Agli italiani piace perché ha le capacità tecniche che a loro piacciono, ma ha anche imparato il lato fisico del calcio inglese. Sta molto con i piedi per terra. Il peggio che può succedere è che passi due anni in Italia e torni con un'abbronzatura e qualcosa da raccontare agli amici…".