Italia qualificata a Euro 2024 con lo 0-0 e un rigore negato all’Ucraina
L’Italia pareggia (0-0) con l’Ucraina e si qualifica a Euro 2024 per il rotto della cuffia, al termine di un match sofferto. Chiude a 14 punti il girone come gli avversari e benedice la vittoria (2-1) di San Siro contro la selezione di Rebrov: il favore negli scontri diretti la favorisce in classifica e la spinge al torneo continentale in Germania senza dover passare attraverso la coda dei playoff. È fatta ma il cuore s'è fermato quando Cristante è intervenuto su Mudryk in piena area: né arbitro né Var hanno rilevato un'irregolarità tale da assegnare un rigore nel recupero. In dubio pro reo… e portiamo a casa il pass per la Germania.
Il 2 dicembre ad Amburgo c’è il sorteggio dei gruppi, il rischio di finire in quarta e ultima fascia è tangibile. Servirà attendere il quadro definitivo delle seconde ma il solco è tracciato. Cosa vuol dire? Trovarsi abbinati con una delle nazionali più forti dalla prima, un’altra di rango elevato dalla seconda, qualche avversario insidioso dalla terza. Va bene anche così, per ora. L'impresa è stata centrata nonostante il cambio in corsa del ct. Spalletti ha vinto anche questa sfida.
Dimarco e Chiesa sulla corsia mancina. Poi c'è ‘Jack' Raspadori che svaria su tutto il fronte d'attacco, crea pericoli, apre spazi, è dove deve essere al momento opportuno. Peccato gli manchi solo il guizzo. L'interista e lo juventino martellano sulla fascia di competenza, da quelle parti sembra funzioni tutto a memoria. I difensori ucraini li vedono passare davanti, scambiare la posizione, scattare in velocità e poi mettere al centro palloni velenosi che in quella selva di gambe fanno fatica a trovare il varco e, quando passano, tagliano a fette l'area. Ma non c'è scarpa azzurra che riesca a metterla dentro.
L'Ucraina, che ha qualità oltre che fisicità, si aggrappa alle sue armi migliori: palleggia e verticalizza subito, elude così la pressione italiana, graffia e rischia di far male soprattutto nella parte iniziale dell'incontro quando prova a sorprendere subito Donnarumma con Tsygankov e Sudakov (più difficile la seconda parata per il diagonale che costringe Gigio a protendersi in tuffo).
Là, nel mezzo, in quella tonnara che diventa il centrocampo per i duelli ‘corpo a corpo' se la cava Barella: fa sì che la diga regga e affonda il colpo, sua la mazzata da fuori area che impegna Trubin. Jorginho si arrangia come può e addomestica la palla: quando non può controllarla con agio lascia che corra. Lei non suda, l'italo-brasiliano sì perché alle costole ha sempre un avversario e gli capita di perdere lucidità. Succede alla fine della prima frazione: perde una palla ‘sanguinosa' ma per fortuna, sua e della Nazionale, ne scaturisce solo un traversone sul quale Di Lorenzo fa buona guardia.
Chiesa è un pericolo costante. Accelera e s'infila in quella selva di maglie gialle trincerate dinanzi all'area di rigore quando è l'Italia che attacca. È lui che serve a Frattesi l'assist che scandisce la palla gol più nitida: incrocia il sinistro ma trova la grande risposta in uscita del portiere ucraino. Dall'altra parte Zaniolo trova pane per i suoi denti, lotta e s'accentra, viene risucchiato nella mischia ma c'è. Buffon è teso, guarda in piedi la partita. Le telecamere lo inquadrano con il viso in una mano e gli occhi spiritati fissi sul campo: avverte la tensione, la posta in palio è alta.
Nella ripresa Spalletti toglie Raspadori e inserisce Scamacca, che ha centimetri e stazza per dare maggiore peso alla prima linea ma il ct lo richiama spesso, s'infuria con lui perché, a differenza dell'attaccante del Napoli, ha la tendenza a partecipare meno al gioco, a legarlo, a restare nel vivo di squadra finendo per muoversi per conto suo.
Ci capisce e in un paio di azioni va proprio in tilt: prima vanifica un'ottima palla conquistata da Frattesi sulla trequarti agendo di sponda dal limite, quando avrebbe dovuto e potuto affondare (anche) il tiro; poi perde male un contrasto e concede all'Ucraina un contropiede orchestrato da Mudryk ma Di Lorenzo lo tiene ed è bravo a non farsi saltare.
La nazionale di Rebrov alza il ritmo e va in forcing. Nella parte centrale del secondo tempo gli Azzurri tremano: su angolo, tra Donnarumma e Di Lorenzo non c'è intesa. Poi Gigio, che ha sbagliato l'uscita, rimedia (ancora) su Mudryk. Dentro Politano (per Zaniolo, che esce toccando l'inguine) e Cristante (al posto di Jorginho per avere maggiore forza fisica): forze fresche per reggere all'urto finale.
Chiesa è esausto, s'è dannato l'anima tra attacco e difesa: c'è Kean che ne rileva il compito nella fase più calda dell'incontro e poi ancora Darmian per Politano perché la trincea tenga. Brivido per un possibile rigore per fallo di Cristante su Mudryk ma il Var rileva nulla di irregolare. Finisce 0-0, si va a Euro 2024.