Inzaghi non vuole il recupero contro il Milan, perché l’arbitro ha sbagliato: la Regola 7 del calcio

Il quarto uomo, Aureliano, sta per segnalare i minuti di recupero di Inter–Milan. Simone Inzaghi è lì, a pochi passi dal collaboratore dell'arbitro, Doveri, e perde le staffe quando capisce che il ritorno della semifinale di Coppa Italia sarà allungato ancora per qualche attimo. Il tecnico si volta di scatto verso l'ufficiale di gara, urla e punta l'indice verso di lui: "Non voglio il recupero! Non lo voglio! Non mi prendere per il c….!". Lo sfogo è plateale e spiega qual è lo stato d'animo dell'allenatore che a fine match viene anche ammonito. Quell'esplosione di rabbia incontrollata si verifica con il risultato già scritto: 3-0 in favore dei rossoneri (doppietta di Jovic, sigillo di Reijnders) sottolineato dagli "olè" e dagli sfottò dei tifosi avversari.
Non c'è più tempo per realizzare una rimonta da missione impossibile, meglio chiuderla lì evitando anche di tornare nello spogliatoio con un passivo più pesante. Inzaghi viene "accontentato", episodio che lo mette di nuovo sotto i riflettori dopo esserci finito sia per il suo modo passionale di vivere le partite tanto da catapultarsi ben oltre i limiti della propria area tecnica con frequenza compulsiva, come se non esistesse, sia (più di recente) per le lamentele per la furbata del Bologna sulla rimessa laterale.
Cosa dice il regolamento sul recupero e cosa deve fare l'arbitro
Cosa avrebbe dovuto fare l'arbitro? Il punto 3 della regola 7 sul gioco del calcio è chiaro al riguardo: "Ciascun periodo di gioco deve essere prolungato per recuperare tutto il tempo di gioco perduto" in seguito a quanto avvenuto in campo (esempio: sostituzioni, un calciatore infortunato, provvedimenti disciplinari etc etc).

A margine della stessa norma, al punto 6 (quello indicato dalla Guida Pratica AIA), c'è anche il riferimento al limite imposto all'interpretazione del direttore di gara: "È a discrezione dell’arbitro decidere se recuperare o no il tempo perso per infortuni e/o per altre cause? No. L’arbitro deve recuperare il tempo perso alla fine di ciascun periodo di gioco. Tuttavia, la durata del tempo da recuperare è a discrezione dell’arbitro".

La regola non scritta del buon senso e la discrezionalità del direttore di gara
E allora perché Doveri al 90° ha fischiato la fine dell'incontro? Non certo perché condizionato dall'impeto dell'allenatore dell'Inter… ma per quella regola non scritta e dettata dal buon senso per effetto della quale quando l'esito di un match è ampiamente deciso/compromesso, previo tacito accordo con tutte le parti, appare opportuno fischiare la conclusione dell'incontro senza giocare il recupero.
Perché attenersi alle norme è "sempre la scelta più giusta"
Una decisione che in gare a eliminazione diretta è più facile da prendere quando il risultato ormai è acquisito, a differenza di altre (ad esempio, in campionato) nelle quali lo scarto anche di un solo gol può rivelarsi decisivo per la differenza reti e i calcoli per redigere una classifica esatta. Non tutti, però, la pensano allo stesso modo. "Quello che ha fatto Doveri è sì tollerabile – ha ammesso l'ex direttore di gara, Gianpaolo Calvarese – anche se, fossi l'altra semifinalista, vorrei che si attenesse al regolamento perché in un match come il derby un calciatore potrebbe essere espulso e saltare la finale. E attenersi al regolamento è sempre la cosa più giusta".
Della stessa opinione è un altro ex arbitro, Luca Marelli, che in un post su Facebook ha precisato come "il recupero non è un'opzione ma un obbligo. Non a caso viene utilizzato il verbo "deve" e non "può", proprio perché il tempo di recupero è un obbligo per gli arbitri". Quanto alla discrezionalità, fa un'ulteriore considerazione: "Ci sono, chiaramente, delle eccezioni, una delle pochissime occasioni in cui ha senso discutere di buon senso. Il buon senso non si esplica evitando ammonizioni o espulsioni ma in questi rarissimi casi. Ripeto: rarissimi casi. Può capitare che il recupero sia completamente ininfluente, dato che non c'è alcuna possibilità che il risultato complessivo possa cambiare. Ma, in ogni caso, evitare il recupero è una scelta dell'arbitro e solo dell'arbitro".
Il precedente di Iker Casillas: si rivolse all'arbitro chiedendo "rispetto" per l'Italia
Non è nemmeno la prima volta che sui campi di calcio, in gare ufficiali, si verificano situazioni di questo tipo. La più emblematica al riguardo fa riferimento a quanto avvenuto nel 2012, in occasione della finale dei Campionati Europei tra la Spagna e l'Italia. Il risultato di 4-0 in favore delle Furie Rosse spinse il portiere della nazionale iberica, Iker Casillas, a rivolgersi al direttore di gara chiedendo "rispetto" per la Nazionale azzurra perché ormai non aveva più alcun senso prolungare quell'incontro ormai finito.