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Inzaghi furibondo al quarto uomo: “Non dare recupero! Non prendermi per il c…”. Cosa è successo

Simone Inzaghi infuriato nel finale di Inter-Milan di Coppa Italia, si è diretto in modo deciso verso il quarto uomo per chiedergli in modo forte di non concedere recupero.
A cura di Marco Beltrami
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Simone Inzaghi incontenibile in panchina nel finale di Inter-Milan. L'allenatore nerazzurro frustrato per la pesante sconfitta della sua squadra costata il mancato accesso all'ultimo atto di Coppa Italia si è scagliato contro il quarto uomo. Uno sfogo immortalato dalle telecamere quello del tecnico che ha chiesto in modo forte e con un linguaggio colorito agli ufficiali di gara di non concedere il recupero.

Simone Inzaghi infuriato con il quarto uomo dopo Inter-Milan, non vuole il recupero

Con un piccolo scatto Inzaghi e con tanto di indice puntato, si è diretto verso Aureliano con il labiale inequivocabile: "Non voglio il recupero! Non mi prendete per il cu.o! Non lo voglio!". Di fronte ai tentativi del quarto uomo di placare la sua ira, l'allenatore dell'Inter ha ribadito a gran voce: "Non lo voglio!". Con un risultato di 3-0 ormai impossibile da recuperare, e con gli "ole" del pubblico di fede milanista a sottolineare la debacle, Inzaghi voleva solo tornare in fretta negli spogliatoi.

L'arbitro Doveri non dà recupero, cosa dice il regolamento

Ed effettivamente il direttore di gara Doveri poi non ha concesso nessun minuto di recupero, con il triplice fischio che è arrivato poco dopo il 90′. Una scelta che ha dunque soddisfatto Inzaghi che è subito entrato in campo, per salutare in primis gli arbitri e poi gli altri protagonisti dopo aver invitato i suoi giocatori a salutare comunque la curva.

Ma cosa dice il regolamento in questi casi? Il tempo di recupero in una partita di calcio è obbligatorio? In merito alla "durata della gara", nel punto 3 si può leggere:

  • Ciascun periodo di gioco deve essere prolungato dall’arbitro per recuperare tutto il tempo di gioco perduto per:
  • le sostituzioni
  • l’accertamento e/o l’uscita dal terreno di gioco dei calciatori infortunati
  • le manovre tendenti a perdere tempo
  • i provvedimenti disciplinari
  • le interruzioni per ragioni mediche consentite dal regolamento della competizione, ad esempio per dissetarsi (che non devono superare un minuto) o per rinfrescarsi (“cooling break” da novanta secondi a tre minuti)
  • controlli e revisioni VAR
  • festeggiamenti per la segnatura di una rete
  • qualsiasi altra causa, incluso ogni significativo ritardo in occasione delle riprese di gioco (ad esempio, a causa di interferenza da parte di un corpo estraneo)

"Si evidenzia che in nessuna competizione ufficiale organizzata dalla FIGC è possibile per le squadre convenire una diversa durata dei due periodi di gioco, giacché non è previsto dai rispettivi regolamenti Regola 7 | 69 Il quarto ufficiale indica il recupero minimo deciso dall’arbitro al termine dell’ultimo minuto di ciascun periodo di gioco. Il recupero può essere aumentato dall’arbitro, ma non può essere ridotto. L’arbitro non deve compensare un errore di cronometraggio occorso nel primo periodo di gioco, aumentando o riducendo la durata del secondo periodo di gioco".

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C'è una sorta di regola non scritta poi, non formale ovviamente e legata ad una sorta di buon senso che spinge l'arbitro a non concedere recupero, se il risultato è ormai ampiamente compromesso, magari dopo consultazione degli allenatori. Non sappiamo se nell'occasione di Inter-Milan, Aureliano ha provveduto a chiedere a Conceiçao se andasse bene così, dopo che Inzaghi era stato chiarissimo. Considerando il check del Var sul secondo gol di Jovic, le sostituzioni e l'ammonizione, le premesse per la concessione del recupero c'erano tutte.

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