Inter, Sensi e Barella leader però mancano alternative: cosa funziona e cosa no per Conte
In sette partite di Serie A e due incontri di Champions League, l'Inter ha acquisito una fisionomia, un'identità. Si specchia in Conte, nella sua visione, nella sua idea di calcio. E' la squadra di Brozovic, Barella e Sensi, la vera sorpresa dell'inizio della stagione. Ma quando c'è da cambiare piano, come nel secondo tempo a Barcellona o contro la Juve dopo l'infortunio di Sensi, si perde un po' troppo facilmente.
Cosa va: bene la difesa, Sensi e Barella che sorpresa
Handanovic è una garanzia, il gol di Dybala ha interrotto un'imbattibilità che durava da 290 minuti, dalla rete di Traore, allora all'Empoli, all'ultima giornata dello scorso campionato. Il portiere nerazzurro ha subito 3.12 tiri di media ogni novanta minuti, solo Gollini dell'Atalanta e Skorupski del Bologna ne hanno fronteggiati di meno.
Protagonista di 2.8 parate a partite, Handanovic ha davanti un trio di protettori non da poco. Convincono pienamente Skriniar, secondo giocatore per passaggi totali effettuati in Serie A e De Vrij. Se l'Inter ha la migliore difesa del campionato è anche merito loro. I nerazzurri hanno incassato due reti rispetto alle sei attese dal modello degli “expected goals”, seconda miglior efficienza difensiva del campionato. Può migliorare Godin, che pure per carattere e stile appare perfettamente “contiano”. I suoi 10.82 duelli difensivi vinti lo rendono il primo tra i nerazzurri in questo distretto del gioco. Anche se la sua tenuta sui 90 minuti, la continuità di rendimento nel ruolo di centrale di destra nella difesa a tre di Conte lascia ancora qualche dubbio.
L'oro dell'Inter è lì nel mezzo. Sensi e Barella consentono all'Inter di risalire velocemente il campo palla al piede, di occupare gli spazi di mezzo, di creare quella densità, quella superiorità numerica sul lato forte che fa sbilanciare le difese, che induce al ribaltamento dalla parte opposta. Offrono anche una destinazione ulteriore per i lanci dalla difesa alle spalle del centrocampo avversario. Un effetto che anche i tifosi del Barcellona si sono trovati ad ammirare per un'ora al Camp Nou. Finché è rimasto in campo, Sensi ha dato equilibrio e dinamismo anche contro la Juventus. In questo aiutato da un Brozovic indiscutibile mente del gioco nerazzurro, primo riferimento per i difensori, orchestratore autorevole quanto elegante della manovra di Conte.
Davanti, il migliore acquisto sembra l'unico che all'Inter c'era già, quel Lautaro Martinez autore degli ultimi due gol nerazzurri. Contro Juve e Barcellona, il “Toro” si batte con foga in piena sintonia col soprannome. Il ragazzo ha le spalle larghe, si è già fatto e si sta prendendo sulle spalle l'attacco dell'Inter. Con 0.67 expected goals di media ogni novanta minuti, è uno dei dieci attaccanti più pericolosi in Serie A. Ma il suo contributo non si limita alla finalizzazione. Rientra, dialoga con Lukaku e le mezzali, facilita la creazione di corridoi per i compagni. Un attaccante maturo e completo.
Cosa non va: mancano le alternative a centrocampo
L'Inter non ha affatto sfigurato contro Barcellona e Juve. Anzi al Camp Nou per un'ora si è vista l'Inter migliore della stagione. Ma ha perso due volte su due. Il risultato non è preoccupante di per sé, ma per quello che rivela. L'Inter ricorda il tennista Andre Agassi che dopo la sconfitta con Roger Federer allo Us Open del 2005 ha ammesso: “E' andato in un posto che non conosco”. Si è trovata di fronte, nelle ultime due partite, squadre che hanno cambiato i piani, hanno sparigliato le carte: il Barcellona ha cambiato modulo nel secondo tempo e tolto all'Inter l'arma del contropiede, la Juve si è presentata con il tridente senza punti di riferimento e Pjanic un po' playmaker e un po' mezzala.
L'Inter, che è già una squadra molto “contiana”, viaggia su livelli di efficacia già molto elevati quando controlla la partita, sembra andare più in difficoltà contro avversarie in grado di alterare gli equilibri anche in corso d'opera. Questo dipende anche dalla minore profondità della rosa. Bastoni, interessante e convincente sul centro-sinistra, non è Godin. A centrocampo, poi, contro la Juve si sono visti tutti gli effetti collaterali dell'uscita di un elemento a questo punto imprescindibile come Sensi. L'ingresso di Vecino, prestazione mediocre la sua (altro che garra charrùa), ha fatto saltare le distanze e reso l'Inter più schiacciata, più esposta in difesa.
I tifosi se la prendono soprattutto con Lukaku, poco presente contro la Juve con la palla anche se non avrebbe nemmeno dovuto giocare. E già spuntano i primi nostalgici di Icardi, convinti che in questa Inter ci starebbe meglio che in quella passata. Conte, che il belga l'avrebbe voluto già al Chelsea, lo difende: difficile che possa fare il contrario. “Deve solo allenarsi e giocare” ha detto Conte, che l'ha apprezzato da sempre anche per il lavoro che compie per la squadra. Lavoro che in termini di aperture di spazi e rifinitura non è mancato nemmeno contro la Juve. È il giocatore fisicamente più pesante e più ibrido della squadra, anche più di D'Ambrosio che può interpretare più ruoli ma in ognuno mantiene una definibile specificità. Lukaku è un centravanti con i movimenti della seconda punta, non semplice da inquadrare e da inserire nei meccanismi di una squadra in cui tutti sanno qual è il posto proprio e dei compagni nelle varie situazioni di gioco. Serve tempo per lui, e per Alexis Sanchez che finora si è visto solo per brevi fotogrammi.
Cosa può servire nel mercato di gennaio
Perché la squadra possa lottare tutta la stagione per il titolo, potrebbe servire una mezzala di inserimento che possa rappresentare un'alternativa effettiva a Sensi. Un profilo sul modello di Zielinski o di Fabian Ruiz, completo, intuitivo e veloce, capace di tenere palla quando serve e velocizzare i tempi di gioco in ripartenza. Gagliardini, Vecino, Borja Valero hanno diverse caratteristiche, ritmi forse troppo compassati nella gestione del pallone per le esigenze di Conte.
Possono migliorare le opzioni sulle fasce a livello di esterni di centrocampo, ruolo sempre molto delicato visto il dispendio di energie che Conte chiede a chi gioca in quella posizione. Candreva e Biraghi hanno gambe, resistenza, qualità per essere alternarsi con D'Ambrosio e Asamoah, deludente da ex contro la Juve. La coperta potrebbe diventare corta se, per qualche ragione, D'Ambrosio dovesse essere impiegato più spesso come sostituto di uno dei tre centrali.
In attacco, Conte può ancora aspettare prima delle decisioni irrevocabili. Il giudizio si può sospendere fino all'effettiva entrata in condizione di Sanchez e Lukaku. E intanto il tecnico ha pure scoperto che Politano può diventare un jolly particolarmente utile da seconda punta. Un'opzione inattesa, una possibile alternativa utile. E l'Inter ha proprio bisogno di opzioni tra cui scegliere.