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Inter-Milan è la finale di Supercoppa italiana. Juve autolesionista, in 4′ fa 2 errori clamorosi

I rossoneri ribaltano il risultato nella ripresa, in 4′ cambia tutto per due clamorose ingenuità dei bianconeri: Locatelli provoca un rigore per un intervento maldestro su Pulisic, grottesca l’azione dell’1-2 con Di Gregorio colpevole. Discutibili i cambi di Thiago Motta.
A cura di Maurizio De Santis
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InterMilan è la finale di Supercoppa italiana 2025. La vittoria contro il la Juventus regala alla squadra di Sergio Conceiçao l'opportunità di lottare per il primo titolo stagionale nella partita che si giocherà lunedì sera. I bianconeri tornano a casa portando a casa una sconfitta sul groppone e la consapevolezza che la strada è tutta in salita alla luce di quanto s'è visto in campo a Riyad: due errori clamorosi hanno letteralmente gettato alle ortiche una partita che era in controllo. Prima l'irruenza improvvida di Locatelli provoca il rigore del pareggio rossonero poi un'incredibile pasticcio difensivo scandisce il ribaltone: Gatti devia il cross di Musah ma Di Gregorio è completamente fuori da pali e nulla può. Il tonfo è fragoroso, il copione sempre lo stesso.

Nella serata delle lacrime di Francisco Conceiçao (infortunatosi nel riscaldamento) si aggiunge anche il muso lungo e lo sguardo meditabondo di Thiago Motta scioccato dall'evoluzione di un match che in quattro minuti ha portato il ‘diavolo' in paradiso e la Juve all'inferno.

Brutta partita tra due squadre che mostrano pecche evidenti

L'impressione che s'è ricavata dal match è di aver visto visto l'una di fronte all'altra due squadre alle prese con difetti palesi, errori tecnici stucchevoli e mascherati, almeno da parte bianconera, con vigore maggiore e capacità di approfittare della prima vera occasione concessa per metterla dentro. Almeno la Juve ne crea. Male, malissimo Theo Hernandez che s'è fatto trovare fuori posizione nell'azione che ha portato la vecchia signora in vantaggio. E ha mancato anche nella ripresa (sbagliando tutto, dalla postura al ‘piede molle' al momento del tiro) una conclusione che avrebbe meritato miglior fortuna. Altrettanto discutibile anche il modo in cui Maignan è intervenuto sulla conclusione di Yildiz. Male, malissimo anche la Juve che si scioglie proprio nel momento in cui ha il pallino del gioco e dell'incontro in mano. Non sa gestirlo e nemmeno l'aiutano i cambi del tecnico (perché fuori Vlahovic?).

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Theo Hernandez nell'occhio del ciclone

Contropiede micidiale. Il Milan lo ha subito confermando la grande fragilità degli equilibri in mezzo al campo, la stessa che ha tagliato fuori Alvaro Morata, servito pochissimo, isolato, costretto a galleggiare lontano dalla porta in attesa di ricevere palloni. Conceiçao non ha (e non poteva avere) la bacchetta magica e la prestazione offerta dalla squadra nel match secco gli ha permesso di toccare con mano le asperità del suo gruppo. La ripartenza della Juve è stata come un brivido freddo lungo la schiena: non era provocato dalla febbre alta (per la quale ha rischiato di non essere in panchina) ma dalla lettura di una situazione di gioco pericolosa: Mbangula inventa un diagonale che estromette Theo e mette Yildiz davanti a Maignan, battuto (sul proprio palo) da un destro calciato forte e sotto la traversa.

Yildiz, sempre lui. È la spina nel fianco del Milan che difficilmente gli prende le misure e ne subisce le incursioni. Tant'è che l'ultimo sussulto del primo tempo sarà provocato proprio dal turco (ma Maignan respinge) e in apertura di ripresa ci sarà ancora il suo zampino nel tentativo di centrare il raddoppio. ‘Diavolo' infilato di nuovo in contropiede questa volta orchestrato da Koopmeiners: innesca il giocane compagno di squadra ma il tiro incrociato sfiora il secondo palo. I rossoneri vacillano e rischiano grosso per un pallone teso che arriva a Vlahovic (ma il serbo non inquadra la porta).

Thiago Motta sbaglia i cambi, Conceiçao no

Conceiçao rimescola qualcosa: inserisce Musah, chiede a Emerson Royal e a Theo di spingere di più perché nel frattempo ha messo dentro Abraham al posto di Jimenez (fuori per problemi fisici). Vuole maggior peso e altrettanta profondità. E qualcosa si muove là davanti. Cambia anche la Juve: dentro Cambiaso e Nico Gonzalez, escono Mbangula e, un po' a sorpresa, Vlahovic. L'ex viola è stupito (e non è l'unico) ma non accenna a reazioni. La mossa di Thiago Motta si rivela fatale perché là davanti la Juve non riuscirà a tenere sotto pressione la difesa rossonera. E si negherà anche la possibilità di tentare l'assalto per riacciuffare il risultato.

Risultato ribaltato in 4 minuti nella ripresa

Juve autolesionista. A riportare in partita il Milan è solo una grossa ingenuità di Locatelli che commette un fallo sciocco su Pulisic all'altezza del vertice destro dell'area di rigore e regala a Reijnders la palla del pareggio. La conclusione è centrale, Di Gregorio quasi ci arriva ma sfiora la sfera. La sagra degli errori bianconeri continua poco dopo: Musah cerca il cross dalla destra, Gatti lo devia e Di Gregorio che era troppo fuori dai pali non riesce a intervenire. Che botta.

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