“Insultò un ispettore, inveì contro il sistema antidoping”: Gasperini se la cava con una multa
"È equa e giusta, spero sia finita". Gasperini chiude così il caso sul procedimento disciplinare a suo carico aperto per aver insultato un ispettore durante un controllo a sorpresa e "inveito contro l’intero sistema antidoping". La sentenza del Tribunale Nazionale Antidoping gli commina una multa di 378 euro: come avergli dato uno buffetto sulla mano per la marachella. Il deferimento risale al 13 aprile scorso, quando nel centro sportivo dell'Atalanta a Zingonia (7 febbraio) il tecnico ebbe un diverbio molto acceso con l'ispettore e oggi se la cava con quella che nel comunicato viene definita una "nota di biasimo" oltre al "pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in 378 euro".
Un'ammenda rispetto alla richiesta da parte dell'accusa che voleva venti giorni di squalifica (sanzione da scontare allenamenti compresi, non solo con il periodo di vacanza in panchina durante le partite). Ecco perché il tecnico della "dea" lascia alle spalle la questione senza aggiungere altro, concentrandosi solo sulla sfide di Champions League e sul campionato, che vede i nerazzurri reduci dal pareggio contro l'Inter.
Come si è arrivati alla decisione attuale? Il 10 maggio scorso il Tribunale decise di rispedire al mittente gli atti relativi al procedimento a carico di Gasperini che aveva già rifiutato un patteggiamento di 10 giorni: venne chiesto alla Procura nazionale antidoping di riformulare il capo di imputazione. Dietro questa decisione c'era un motivo preciso, un vizio di forma che si sostanziò in un difetto procedurale nella richiesta di processo sportivo. Quale? La notifica del mancato avviso di conclusione delle indagini aveva impedito all'allenatore dell'Atalanta di approntare memorie difensive per difendersi dalle obiezioni che gli erano state contestate.