Inizia il processo sull’esame “farsa” di Luis Suarez: il calciatore e Agnelli citati come testimoni
"Bambino porta cocumella" e "piace fare bercue". Luis Suarez si esprimeva così dinanzi alla commissione d'esame che avrebbe dovuto valutarne la conoscenza della lingua italiana, una prova propedeutica all'ottenimento della cittadinanza e sostenuta dal calciatore il 17 novembre 2020 all'Università per Stranieri di Perugia. Superò in mezzora una sessione che può durare anche due ore e mezza. Un passaggio fondamentale, secondo la ricostruzione fatta dalla Procura umbra, per completare il trasferimento in bianconero dell'attaccante uruguaiano.
Operazione di mercato che non si è mai formalizzata perché c'è stato un momento preciso in cui il club ha deciso di non prenderlo: la tempistica per la chiusura della trattativa e del tesseramento sarebbe andata ben oltre i limiti previsti dalle date, dal regolamento e dalla presentazione delle liste Uefa; improvvisamente scemò quella premura emersa dalle intercettazioni perché il giocatore si sottoponesse al test e lo superasse.
Il processo si apre domani, mercoledì 12 gennaio, e la Juventus non figura tra gli imputati (la sua posizione è stata archiviata anche dalla FIGC). Lo stesso Luis Suarez, ma anche il presidente dimissionario della ‘vecchia signora' Andrea Agnelli e il dirigente Federico Cherubini, originario di Foligno, sono tra i testimoni che i pm di Perugia chiameranno a deporre in aula. Nel procedimento era indagata anche uno degli avvocati della società torinese, Maria Turco, successivamente prosciolta.
Nel mirino degli inquirenti ci sono alcuni aspetti opachi che, secondo la tesi della Procura, spiegherebbero l’organizzazione e l’esecuzione dell’esame di italiano in tempi anomali rispetto alla prassi. In un’ora circa Suarez arrivò a Perugia, superò l'esame e ripartì in taxi verso l’aeroporto. Un record sul quale i magistrati hanno deciso di indagare e fare luce.
Gli investigatori, che in realtà stavano erano sulle tracce di un'altra inchiesta in riferimento ad alcuni appalti dell’Unistra, raccolsero nelle intercettazioni altro materiale: si trattava delle conversazioni nelle quali si evinceva che doveva essere tutto pronto e sistemato affinché la prova si svolgesse senza intoppi e l'esito fosse favorevole. In buona sostanza, Suarez doveva essere promosso e si doveva fare il possibile per agevolarlo considerato che "non spiccica una parola di italiano". Secondo l’accusa avrebbe ricevuto addirittura un messaggio di posta elettronica contenente il testo dell’esame in anticipo.
Perché tanta sollecitudine nei suoi confronti? Quale era il fine che avrebbe giustificato una pianificazione del genere? A spingere gli imputati a compiere i presunti illeciti sarebbe stato il tentativo di aumentare il prestigio e la riconoscibilità internazionale dell’Ateneo, oltre all'opportunità di instaurare una collaborazione con la Juventus per la preparazione linguistica dei tesserati.
Falso ideologico e materiale, rivelazione di segreto sono le ipotesi di accusa da cui dovranno difendersi nel processo a loro carico l’allora rettrice Giuliana Grego Bolli, il direttore generale, Simone Olivieri, e la professoressa Stefania Spina. Tra i 36 testimoni convocati, anche l’ex ministro Paola De Micheli, e il rettore dell’Università di Perugia, Maurizio Oliviero, oltre ai componenti della commissione esaminatrice e altri candidati.