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Inferno a Brescia dopo la retrocessione in Serie C: scontri e auto di un calciatore data alle fiamme

Momenti di altissima tensione dentro e fuori lo stadio Rigamonti a margine di Brescia-Cosenza che ha sancito la retrocessione in Serie C delle Rondinelle: scontri tra tifosi e polizia in assetto antisommossa, auto date alle fiamme, giocatori e famiglie intrappolati nello stadio fino a tarda notte.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il Brescia retrocede in Serie C dopo 38 anni, aggiungendosi a Perugia, SPAL e Benevento, già scese direttamente di categoria al termine della stagione regolare del campionato cadetto. L'aspetto sportivo purtroppo non è il più doloroso per le Rondinelle e i suoi tifosi, viste le scene vergognose cui si è assistito dentro e fuori lo stadio Rigamonti quando è apparso chiaro che la rete segnata al 95′ dal Cosenza con Meroni aveva dato la salvezza ai calabresi, in virtù dell'1-1 che si andava a sommare all'1-0 dell'andata del playout.

In quel momento è iniziato un fitto lancio di fumogeni – a decine – dalla curva di casa, che è poi diventato una pioggia di qualsiasi cosa, da bottiglie ad altri oggetti di ogni tipo. L'arbitro Massa ha sospeso la gara per far ripulire il campo e riuscire a giocare gli ultimi secondi di match, ma in un attimo il caos è deflagrato a livelli di massimo pericolo: parecchi tifosi furiosi hanno invaso il campo, provocando la fuga delle due squadre negli spogliatoi, mentre venivano affrontati sul terreno di gioco dalle forze dell'ordine. Sono stati momenti drammatici, con i giocatori del Brescia – preoccupati per i loro familiari ed amici sulle tribune – ad invitarli con ampi gesti a mettersi al sicuro.

Dopo quasi mezzora di sospensione, sembrava che si potesse riprendere a giocare per concludere regolarmente gli spiccioli di gara mancanti, ma è scoppiato il caos fuori allo stadio, con un tentativo di attacco al settore ospiti – nel lato Sud del Rigamonti – con altri lanci di fumogeni e petardi. È apparso chiaro che non c'erano i presupposti minimi di sicurezza per andare avanti ed allora Massa ha dichiarato conclusa la partita.

È stato l'inferno all'esterno dello stadio, dove si è scatenata la guerriglia tra le frange più esagitate della tifoseria bresciana e la polizia in assetto antisommossa: ai lanci di sassi e di altri fumogeni le forze dell'ordine hanno risposto coi lacrimogeni, provando a contenere la rabbia cieca degli ultras, che hanno dato fuoco a un paio di macchine, tra cui quella del calciatore del Brescia Matthieu Huard. Necessario anche l'intervento dei pompieri.

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Il momento di maggiore paura è stato quando c'è stato il tentativo di forzare i cancelli del Rigamonti per fare irruzione nello stadio, dove si trovavano ancora il migliaio di tifosi del Cosenza, ma anche i giocatori con le loro famiglie. Uno scenario di altissima tensione, che si allentato solo intorno all'una, consentendo a tutti di poter lasciare l'impianto bresciano. Quel che resta della notte di follia sono le zone esterne allo stadio devastate e alcuni feriti tra gli steward e le forze dell'ordine. In sottofondo, come colonna sonora di questo brutto film, i cori incessanti e furiosi contro il presidente Massimo Cellino, individuato come responsabile massimo della retrocessione. Davvero una pagina buia di calcio, se così si può chiamare.

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