Infantino si ricandida e piange per l’Italia: “Penso alle emozioni di quand’ero ragazzino”
Gianni Infantino non molla, anzi, raddoppia. Così l'attuale presidente dell'UEFA – come era prevedibile – ha approfittato dell'odierno Congresso FIFA a Doha per dare la notizia ufficiale: si ricandida alle prossime elezioni. Il giorno prima del sorteggio dei gironi mondiali per Qatar 2022, il dirigente italiano ha espresso tutta la sua volontà di continuare, sfruttando la scia che ha intrapreso da anni e che sta portando a frutti succosi sul fronte economico a tal punto da ribadire la spinta a stringere per i Mondiali (e gli Europei) ogni due anni. Senza dimenticare l'amarezza azzurra, raccontata a margine della conferenza.
Cuor d'italiano, ma anche business man del calcio mondiale: Gianni Infantino guida la FIFA dal febbraio 2016, prendendo le redini di un carrozzone logoro e corrotto abbandonato dalle gestioni precedenti e ridandole dignità e autorevolezza internazionali. Poco conta se da quando l'italosvizzero è seduto sulla poltrona più importante del calcio mondiale l'Italia, il Mondiale, non l'ha mai visto. Fuori nel 2018, così come nel 2022. E se Infantino è pronto a rilanciare il suo mandato in scadenza nel 2023, c'è da toccare ferro e tirare fuori qualsiasi amuleto si abbia vista la ferrea volontà di ricandidarsi: "Questo sarà l'ultimo congresso prima di quello elettorale del prossimo anno, e colgo l'occasione per dirvi che mi ricandiderò alla presidenza – ha detto alla platea – La mia leadership è sempre stata saper decidere e ascoltare, ciò che sto facendo da alcuni anni".
Dunque, una linea di continuità che è già stata tracciata e che – al momento – non vede alternative concrete. Così, il Mondiale qatariota, che evidenzierà la sinergia tra FIFA e mondo arabo diventa lo spot più bello e ridondante, senza ombre né inganno alcuno: "Sarà l'occasione – ribadisce Infantino – per il mondo arabo di mettersi in mostra al resto del mondo, perché sarà un Mondiale fantastico, unico, con i tifosi che potranno assistere anche a più partite in un giorno per la vicinanza degli stadi".
Il Mondiale arabo, appunto, il Mondiale che non c'è per l'Italia, malgrado qualcuno sospetti che qualcosa potrebbe cambiare. Mentre le maggiori nazionali si sfideranno nella caramellata cornice del Qatar, da noi si proverà a dimenticare la vergogna con qualche torneo alternativo per colmare i giorni di vuoto e di rabbia. Ma anche di profonda tristezza come ha voluto sottolineare il numero uno FIFA che, pur essendo nato in Svizzera, vanta sangue italico nelle vene: "Mi viene proprio da piangere a pensarci. Ritorno alle emozioni di quando ero ragazzino, sono emozioni uniche e ti fanno innamorare di questo sport. È triste per i ragazzi italiani…"
Che dovranno aspettare il 2026, i Mondiali americani, in collaborazione con Messico e Canada, in un tridente organizzativo che vedrà la rivoluzione a 48 squadre. Più facile arrivarci? Forse, perché sarà il campo come sempre a dare il responso finale, nient'altro. Poi, se passerà la linea dei Mondiali ogni due anni – che è il cavallo di battaglia di Infantino – ovviamente tutto si contrarrà ulteriormente: "Abbiamo avuto conferme e consensi quanto una ferma opposizione. Vogliamo uno studio di fattibilità, serve il confronto e la precisa idea che si debba fare di più per il calcio a livello globale". Nel frattempo, l'Italia e gli italiani faranno da spettatori. Ancora una volta.