Inchiesta per omicidio colposo sulla morte di Maradona, le figlie: “Colpa dei medici”
Omicidio colposo. La Procura di San Isidro che ha preso in incarico l'inchiesta sulla morte di Maradona ha tracciato il solco nel quale condurre l'indagine per chiarire se c'è stata negligenza medica nel somministrare le cure all'ex Pibe de Oro, curandone tutti gli aspetti ambientali e organizzativi. L'ipotesi prefigurata dai magistrati è che l'ex campione argentino vivesse in condizioni per nulla adatte a un paziente nelle sue condizioni, in un contesto carente sia sotto il profilo dell'assistenza sia per la superficialità e per la trascuratezza nella gestione della persona.
L'ex calciatore è scomparso il 25 novembre scorso, la causa del decesso – secondo i rilievi dell'autopsia – è stata un edema polmonare acuto secondario e insufficienza cardiaca cronica esacerbata, sofferenze aggravatesi nel tempo e più ancora dopo l'ultima operazione subita dal Diez alla testa per la rimozione di un edema subdurale alla regione sinistra. La convocazione dinanzi agli inquirenti di due dei cinque figli dell'ex stella sudamericana, Giannina e Jana, è servita per aggiungere un altro tassello alla ricostruzione dell'ultimo periodo di vita di Diego.
Sono sette le persone attualmente iscritte nel registro degli indagati: oltre a una psicologo e a due infermieri anche un medico coordinatore del ricovero domiciliare. Ma sono il neurochirurgo, Leopoldo Luque, e la psichiatra Agustina Cosachov le due figure ritenute chiave. Ed è contro questi ultimi che hanno puntato l'indice le due sorelle che, nel rendere la deposizione ai magistrati, hanno fatto leva sulle perplessità indicate nei dialoghi sulla chat di WhatsApp relativamente alla situazione in cui versava Maradona.
Papà riceveva visite sporadiche – la versione dei fatti spiegata da Giannina -. La sua alimentazione non era curata e, in generale, non beneficiava del controllo che sarebbe stato necessario per una persona nelle sue condizioni. Eravamo del tutto all'oscuro delle medicine che gli venivano prescritte e nemmeno sapevamo delle eventuali variazioni alla terapia. Chiedevamo spesso spiegazioni ma al riguardo non c'era comunicazione… lo si può vedere dalla chat nella quale c'eravamo noi familiari, Luque e Cosachov.
L'8 marzo la Procura convocherà una commissione medica composta da 9 specialisti di differenti discipline e alcuni patologi forensi: il loro parere servirà a documentare in maniera tangibile quel che ai magistrati appare chiaro, ovvero che Maradona fosse stato, in buona sostanza, abbandonato a se stesso. Anche la scelta di effettuare la riabilitazione a casa, per giunta in un'abitazione non attrezzata per sostenere il trattamento medico/assistenziale di cui l'ex Pibe aveva bisogno, era stata decisa contro la volontà dei familiari. È stata Jana a chiarire come anche su questo particolare non ci fosse accordo con i medici (Luque e Cosachov).
Avevo proposto una soluzione con maggiori comodità e attrezzata meglio – le parole della figlia -. A scegliere la sistemazione nel barrio San Andrés sono stati Luque e Cosachov, e vorrei tanto capire il perché. Papà non poteva vivere in quel modo né dopo l'operazione alla Clinica Olivos e nemmeno prima quando, durante la permanenza a Brandsen non c'er alcun controllo. Fumava sigarette di e beveva alcol.