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Immobile e la moglie aggrediti davanti al figlio dopo le dimissioni di Sarri: cosa è successo

L’attaccante della Lazio avvicinato da uno pseudo-tifoso mentre si trovava in auto assieme alla consorte e al piccolo Mattia. È l’ennesimo episodio del clima infuocato che ha travolto il calciatore e la squadra.
A cura di Maurizio De Santis
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L'attaccante della Lazio, Ciro Immobile, e la moglie Jessica aggrediti a Roma.
L'attaccante della Lazio, Ciro Immobile, e la moglie Jessica aggrediti a Roma.

Insultato, offeso, aggredito verbalmente. Ciro Immobile era nella sua auto assieme alla moglie, Jessica, e al figlio, Mattia (4 anni e mezzo). Si trovava nel quartiere Fleming (zona residenziale che sorge sulla collina nell'area nord della Capitale), un uomo l'ha riconosciuto e, sceso dalla macchina, s'è scagliato contro l'attaccante della Lazio usando parole come pietre. Ha riservato lo stesso trattamento anche alla donna, agendo noncurante del fatto che il calciatore e la consorte avessero con loro il piccolo che nulla c'entra con le vicende sportive e gli aspetti più spiacevoli e truculenti del tifo.

Un brutto episodio che testimonia il momento difficile e il clima infuocato nell'ambiente biancoceleste, deflagrato dopo le dimissioni di Maurizio Sarri avvenute in seguito alla sconfitta in casa contro l'Udinese in campionato. Un ko doloroso, che ha messo fine alle speranze di agganciare almeno la quinta posizione che, alla luce della posizione dell'Italia nel ranking stagionale Uefa, può ancora valere un piazzamento per la prossima edizione della Champions.

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La squadra, e il capitano in modo particolare, sono nel mirino di sostenitori dagli animi esacerbati, alcuni dei quali alzano il tiro. Non si limitano più solo allo shitstorm social scandito da minacce inaudite oppure agli sfoghi attraverso le radio, ora passano anche alle vie di fatto. Nulla perdonano a Immobile, nonostante con le sue 206 reti realizzate con la maglia della Lazio sia il capocannoniere all-time della società.

Il misero bottino di 6 centri in Serie A su 24 partite viene considerata un'aggravante, dimenticando che nelle 8 sfide di Champions ne ha realizzati 4 (compreso il rigore, pesantissimo, che all'andata degli ottavi valse la vittoria contro i tedeschi). Nei giorni scorsi, con un messaggio condiviso in una storia su Instagram, prendeva le distanze da certe allusioni, smentiva di essere al centro di presunte congiure e rivendicava l'impegno massimo profuso sempre per la maglia che indossa.

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Nella bagarre delle ultime settimane è divenuto bersaglio e capro espiatorio di quella frangia di contestatori che lo ritengono colpevole di non segnare più, di aver perso lo smalto e il fiuto del bomber (l'errore a Monaco di Baviera contro il Bayern è una delle obiezioni più forti nei suoi confronti), di aver brigato all'interno dello spogliatoio e remato contro il tecnico.

In buona sostanza, lui e altri "traditori" (è il termine usato dal presidente, Claudio Lotito, che nell'intervento al Tg1 ha parlato di "comportamenti striscianti di alcune persone") non hanno più scampo né alibi anche alla luce delle parole del massimo dirigente che ha scaricato sui ‘senatori' la responsabilità di una stagione altalenante e poi divenuta disastrosa in campionato dopo il secondo posto ottenuto in quella scorsa.

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