Il video del dito medio di Conte e gli insulti di Agnelli: da dove arrivano le immagini
Le urla e gli insulti di Andrea Agnelli. Il dito medio di Antonio Conte. Le immagini mostrate da due video differenti scandiscono il finale burrascoso della partita di Coppa Italia tra Juventus e Inter. Da dove arrivano e chi ne detiene i diritti di distribuzione? Perché la sequenza sul presidente è stata trasmessa in diretta dalla Rai mentre la clip sul brutto gesto del tecnico non è andata in onda? Perché dopo la mezzanotte si è vista la seconda versione solo sui social network e non anche in tv? Azioniamo il rewind e spieghiamo cosa è accaduto con l'aiuto della normativa che disciplina produzione e regia dell'evento oltre a un dettaglio tecnico importante.
La Legge Melandri aiuta a fare chiarezza sul primo punto: chi produce le immagini. È il club organizzatore dell'evento (articolo 4, comma 4) che in questo caso è la Juventus: può scegliere operatori, tecnici, telecamere e quant'altro rientra nella struttura di service necessaria. La regia, invece, è indipendente e in capo alla Lega di Serie A: dà l'indirizzo tecnico che la società deve rispettare e si occupa della realizzazione editoriale.
Seconda questione: chi è il proprietario delle immagini. È la società di casa che organizza l'evento (comma 6 dell'articolo 4), eccezione fatta per alcuni opzioni non previste espressamente dai contratti e appannaggio della Lega di Serie A. Dunque a Torino lo era la Juventus ma a parti invertite (la gara di andata a San Siro) lo è stata anche l'Inter. In buona sostanza, detenere la titolarità delle immagini offre la possibilità di sfruttarle legalmente per fini editoriali o commerciali.
Il ‘mistero' del doppio video di Agnelli e di Conte. In realtà non c'è alcun arcano da svelare. Tutte le immagini ritenute salienti oltre a quelle trasmesse in diretta, vengono registrate e in tempo reale sono a disposizione dei broadcaster che detengono in diritti dell'evento: nel caso specifico (la Coppa Italia) si tratta della Rai, la Lega di Serie A e le squadre. Per ‘tutte le immagini', però, si intendono anche quelli che in gergo sono definiti gli ‘scarichi delle isocamera' (ovvero gli episodi filmati da ogni telecamera utilizzata per la copertura dell'evento), quei contenuti addizionali che fanno riferimento a fasi di gioco, non esterne al rettangolo verde. Il broadcaster che riceve questi ‘scarichi' può registrarli e poi utilizzarli quando e come vuole.
La differenza tra contenuto addizionale rispetto alla diretta. La spiegazione precedente era necessaria per rispondere alla domanda iniziale sull'esistenza della doppia clip (con quella di Conte che infatti non presentava il logo della Rai) e arriva al nocciolo della vicenda: le immagini che mostrano il gestaccio del tecnico interista provenivano da una telecamera dedicata che in diretta è stata tagliata dal regista (non della Rai) e non rientrava tra i contenuti addizionali. Resta, però, un'immagine della partita, del ‘pacchetto evento' a disposizione del club organizzatore e produttore.
Chi ha diffuso il video di Conte e perché poteva farlo liberamente. È stata la Juventus che, dopo la trasmissione in diretta dello sfogo del presidente Agnelli nei confronti dell'ex allenatore, s'è attivata per reperire le immagini e le ha divulgate. Poteva farlo? Sì e non solo. Quelle immagini (in quanto produttore e organizzatore) che fanno riferimento a momenti rilevanti erano a sua legittima disposizione e poteva utilizzarle senza dover chiedere alcun permesso ad altri soggetti né aveva il dovere di avvertire gli altri broadcaster (la Lega di Serie A e la stessa Rai).
Le tensioni durante il match. Bianconeri in finale, nerazzurri a casa. In mezzo c'è tutto il film di una sfida che ha fatto parlare più per quanto accaduto al triplice fischio dell'arbitro che per le prodezze in campo. Che la situazione fosse incandescente lo si era intuito dal rimbrotto di Leonardo Bonucci nei confronti dell'ex allenatore: infuriato per la mancata concessione di un rigore (inesistente) su Lautaro Martinez, protestava con il quarto uomo. È stato in quel momento che il difensore gli ha urlato: "Devi rispettare l'arbitro". La miccia era già innescata, la bomba sarebbe deflagrata nel concitato post partita durante il quale lo stesso Conte ha attaccato l'ex club puntando l'indice contro la mancanza di "educazione e rispetto". In buona sostanza, se anche lui ha ceduto al nervosismo e s'è lasciato trasportare (il gestaccio rivolto alla panchina avversaria) è perché era stato provocato e aggredito verbalmente per tutto il match.