Il viaggio del Liverpool verso la finale Champions nasce nel modo più assurdo: un gol del portiere
Il Liverpool oggi si gioca la decima finale di Champions League della sua storia. Se però esiste l'opportunità di vincere per la settima volta la coppa dalle grandi orecchie, non è per le giocate di Mané, le fiammate di Salah, i passaggi illuminanti di Thiago Alcàntara, i gol di Firmino e neanche per il talento di Diogo Jota. Pochi infatti ricordano che in principio i Reds erano ad un passo dal non qualificarsi neanche nella massima competizione europea. Se ciò alla fine non è avvenuto e il destino è cambiato, il Liverpool deve ringraziare prima di tutto solo un uomo: il loro portiere Alisson Becker.
Siamo esattamente alla 36esima giornata della Premier League, la terzultima di campionato, e il Liverpool sta per concludere una stagione per nulla esaltante. Sono solo quinti in classifica con 60 punti e si stanno lottando un posto in Champions con Chelsea e Leicester, da cui distano tre punti. Affrontano fuori casa il West Bromwich Albion, già retrocesso e quindi con più nulla da chiedere al campionato: il Liverpool deve per forza vincere per rimanere in scia e ha sulla carta un impegno piuttosto agevole.
La partita invece si mette subito in salita: il West Bromwich passa in vantaggio con Robson Kanu nei primi minuti di gioco. I Reds si rimboccano così le maniche e cercano subito la rimonta: al 33esimo trova il pareggio con Salah, ma per tutto il resto del match fatica a trovare la zampata per il sorpasso. Si arriva così aglio ultimi classici momenti concitati di una gara, quando non sta maturando il risultato sperato. Il Liverpool è ancora in assedio e ottiene l'ultimo calcio d'angolo al 95esimo minuto. Sale in area anche Alisson e il miracolo è compiuto: colpo di testa in torsione e gol dell'1-2. Il Liverpool è ancora vivo.
Un gol speciale per il portiere brasiliano, che poche settimane prima aveva perso il padre, al quale ha inevitabilmente dedicato la rete: "Ci sono cose che non si possono spiegare nella vita. Oggi l'unica spiegazione è che Dio ha messo una mano sulla mia testa e mi ha benedetto. Sono troppo emotivo, con tutto quello che è successo a me e alla mia famiglia in questi mesi. Il calcio è la mia vita, ho giocato da quando ho ricordi con mio padre. Spero che fosse qui per vederlo, sono sicuro che sta festeggiando con Dio al suo fianco".
Da quel momento la squadra di Klopp prende la giusta rincorsa per andare all'assalto della qualificazione e vince senza difficoltà le ultime due contro Burnley e Crystal Palace, entrambe già salve. È l'inizio primordiale di un percorso stellare che ha portato quest'anno il Liverpool fino in fondo in Champions e anche a lottare fino all'ultima giornata per il titolo di campioni d'Inghilterra. Adesso il futuro conquistato con le unghie e con i denti, strappato da un destino crudele, li attende nel palcoscenico calcistico più importante del mondo, a dimostrazione del fatto che la speranza è sempre l'ultima a morire.