Il Verona non è più una rivelazione: ecco i segreti della squadra di Juric
Definire il Verona una sorpresa, dopo gli ultimi tre esami brillantemente superati contro Milan, Lazio e Juventus, appare ormai riduttivo. Questa versione scaligera è brillante, entusiasmante e attenta, oltre che ad una comoda salvezza, a posizioni di vertice che riporterebbero i gialloblù in Europa. Firmando, appunto, una stagione da incorniciare. Storica. E che finora s’è retta su diverse certezze ed una fiducia ed una consapevolezza cresciute settimana dopo settimana. Fino all’exploit, mica tanto sorprendente, di sabato sera contro la Juventus. Battuta di pura voglia, organizzazione e testa.
Pressing alto e condizione fisica straripante
Contro la Juventus, come ormai accade da tempo in casa veronese, l’Hellas ha messo insieme una ulteriore prova di organizzazione e disciplina tattica. E di pressing. Come fanno le grandi d’Europa, come insegnano i top manager del vecchio continente. Quando la palla è in possesso degli avversari, l’imperativo è aggredire.
E il Verona, sabato sera, come ormai da tempo in questa fortunata annata, esegue. Baricentro alto, 50.95 metri, e un attacco totale al portatore di palla. I primi 30’ di gioco, quando la gamba tiene bene, i gialloblù vanno in avanti, pressano, si spingono oltre e non si accontentano di stare sotto la linea della palla.
Con l’effetto di guadagnare spesso la palla e di superare i bianconeri in sede di possesso nei primi due quarti d’ora del primo tempo: 4’.16’’ a 4’.12” dallo 0 al 15’, e poi 4’.56” a 1’.49” dal 16’ al 30’. Nella fase centrale della gara, quella a cavallo fra la fine della prima frazione e l’inizio della seconda, quando l’intensità cala, gli scaligeri accettano anche di scendere con tutti gli effettivi sotto la linea del possesso avversario senza però mai perdere di veemenza ed aggressività.
Nessun punto di riferimento in attacco fino al 69’
Venti, dieci ma anche qualche anno fa, sembrava impossibile presentare una squadra senza un attaccante centrale. Certo la rivoluzione introdotta con l’utilizzo del falso nueve ha aiutato i tanti innovatori, ma Juric, quest’anno, sta proprio esagerando. E lo sta facendo con cognizione di causa, una media di 1.48 punti per gara e diversi successi a referto. E anche contro la Juventus l’ex allenatore del Genoa schiera una formazione priva di punte centrali con Borini, moto perpetuo e pure pronto a svariare su tutto il fronte, nei panni, almeno formali, di #9. Alle sue spalle, Zaccagni e Pessina con una mediana composta da Amrabat e Veloso.
I centrali della Juventus non sanno letteralmente su chi rivolgere le proprie attenzioni con i tanti inserimenti centrali dei padroni di casa che fanno male alla Vecchia Signora. Che però cede alla distanza per superficialità e supponenza proprio quando Juric decide di dare peso all’attacco con Pazzini in campo. Prima Borini e poi, appunto, il ‘Pazzo’ firmano la rimonta e mandano in delirio il ‘Bentegodi’. Insomma, densità offensiva, più che mera presenza della punta, e poi fiducia al bomber di turno, Di Carmine, Pazzini o Stepinski, quando gli scenari sembrano maggiormente favorevoli. Duplice scelta nel motore di Juric.
Ampiezza laterale, gli esterni preziosi in entrambe le fasi
E poi, il successo con la Juve viene anche da un grande, intenso lavoro delle corsie laterali. Preziose in fase di spinta, imprescindibili in quella difensiva. Quando si propone calcio Faraoni e Lazovic sono attaccanti aggiunti e insidiano i terzini avversari, Alex Sandro e Cuadrado, quando ci si difende, l’italiano e il serbo scappano indietro con intelligenza e qualità aiutando il Verona a disporsi a cinque in fase passiva e a schermare con efficacia Silvestri in diverse circostanze. Tanto che, legni a parte, il gol subito proviene da un uno contro uno centrale fra CR7 e Rrahmani su transizione attiva dei campioni d’Italia.
Chimica di squadra, in tanti col coltello fra i denti
Contro la Juventus, così come in ogni singola occasione di questo campionato, il Verona ha mostrato organizzazione tattica e compattezza. All’unisono tutti lavorano per un solo obiettivo sudando e onorando la maglia. Tutti, col coltello fra i denti e tutti, dal titolare alla riserva, sanno perfettamente cosa fare in campo. Un risultato non proprio scontato in estate col tecnico croato visto, fra i bookmakers, tra i primi a inaugurare la casella degli esonerati in Serie A. E invece, la storia è stata sin qui differente, inversa. Tutti, a partire dall’allenatore, hanno bisogno di dimostrare qualcosa, di affermare la propria presenza e le proprie idee di gioco, di calcio. Una filosofia vista pure con la Juventus col gol di CR7, che avrebbe steso chiunque, specie dopo un vantaggio annullato per offside, ma non questo Verona. Appunto, organizzato, pugnace, combattivo e mai domo.