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Il trionfo totale di Inzaghi su Pioli, tradito da 20 minuti e un grave peccato di presunzione

L’Inter ha giocato meglio del Milan per 180 minuti, meritando una finale di Champions League che si può giocare. Pioli disastroso nei primi 20 minuti della partita d’andata e nella strategia complessiva.
A cura di Jvan Sica
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Inter in finale di Champions, il capolavoro tattico e sportivo di Simone Inzaghi (su Stefano Pioli).
Inter in finale di Champions, il capolavoro tattico e sportivo di Simone Inzaghi (su Stefano Pioli).

Nella doppia sfida tra Inter e Milan in semifinale di Champions League una squadra ha dimostrato di essere di un livello superiore rispetto all’altra sotto tanti punti di vista. Ed è quella che sarà in finale a Istanbul, l'Inter di Simone Inzaghi. Prima di tutto come qualità generale dei calciatori, perché avere in panchina uno dei tre componenti del centrocampo delle Nazionali migliore degli ultimi dieci anni, Brozovic, e il centravanti della quarta Nazionale nel ranking FIFA, Lukaku (oltretutto in forma), vuol dire che hai una profondità nel roster difficilmente comparabile con quella del Milan.

Poi l’Inter ha vinto anche nelle scelte tattiche, nelle idee di proposta. All’andata ha letteralmente dominato tatticamente e tecnicamente la partita Edin Dzeko, in questo ritorno messo maggiormente sotto pressione da un punto di vista fisico dai centrali milanisti, ma comunque capace di far sbandare la difesa rossonera, portandola dove voleva lui. Insieme a lui poi le due mezzali hanno giocato davvero alla grande, sia Mkhitaryan che Barella hanno corso e giocato la palla a mille all’ora dimostrando anche un affiatamento molto migliorato.

La rete di Lautaro Martinez ha chiuso ogni speranza del Milan di rimontare.
La rete di Lautaro Martinez ha chiuso ogni speranza del Milan di rimontare.

A qualità e bravura tattica, l’Inter ci ha messo anche un’intensità nuova che nei mesi scorsi sembrava appannata. La squadra di Simone Inzaghi non sa essere corta sul campo ma in questa fase della stagione non è un problema, esterni e mezzali sanno macinare chilometri con una forza fisica fuori dal comune. Sono tornati in perfetta forma Dumfries, Brozovic, Lukaku e Lautaro, quattro che il Mondiale ha prosciugato di energie nervose e fisiche, facendo vivere all’Inter due mesi infernali nel post-Qatar.

L’Inter in questa doppia sfida ha fatto l’Inter di questa fase della stagione, puntando sulla grande capacità atletica che ha e sull’affiatamento generale tra tutti i suoi componenti. Un’Inter così non deve temere in finale né il Manchester City né il Real Madrid. Sono due squadre più abituate a questi palcoscenici, ma bisogna vedere se reggono l’urto fisico della squadra di Inzaghi. Ma se Inzaghi ha saputo capire la sua squadra e schierarla come doveva, Pioli soprattutto nei primi 20 minuti della partita di andata ha sbagliato tutto.

L'esultanza dei calciatori nerazzurri, Barella abbraccia l'attaccante argentino.
L'esultanza dei calciatori nerazzurri, Barella abbraccia l'attaccante argentino.

Contro il Napoli la doppia strategia, quella mediatica di Maldini che voleva dare coraggio a una squadra che sembrava inferiore agli avversari puntando sulla storia del club si è unita alla sagacia “artigianale” di Pioli, che invece l’ha fatta giocare con un’attenzione al particolare e soprattutto una copertura difensiva quasi estrema.

Con l’Inter quell’idea del DNA europeo come se avesse infatuato anche l’allenatore, che non ha chiuso tutto come contro il Napoli, schiacciandosi anche con otto effettivi in area di rigore, ma ha lasciato praterie ai corridori interisti, i quali non credevano ai loro occhi di avere tutto quel campo da arare per portare la palla fino alla porta avversaria.

La LuLa colpisce ancora. Lukaku si complimenta con il "Toro" autore del gol contro il Milan nella semifinale di ritorno.
La LuLa colpisce ancora. Lukaku si complimenta con il "Toro" autore del gol contro il Milan nella semifinale di ritorno.

Un peccato di presunzione che Pioli non doveva avere, perché il DNA europeo è una bella favola che serve a riscaldare gli animi e stuzzicare l’orgoglio dei calciatori, ma deve essere gestito consapevolmente da un allenatore che una squadra nettamente inferiore rispetto agli avversari. Una cosa è caricare la grancassa sul DNA europeo quando schieri Nesta, Shevchenko e Maldini, un’altra quando hai Messias e Krunic, con tutto il rispetto per tutti.

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