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Il trasferimento saltò a causa dei suoi capelli, la rivelazione: “Uno stupido club italiano”

Benoit Assou-Ekotto, calciatore del Camerun che per molti anni ha giocato nel Tottenham, ha svelato che un club di Serie A non lo ha acquistato a causa dei suoi capelli.
A cura di Vito Lamorte
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Il calciomercato è pieno di tantissime storie particolari. Ci sono aerei presi e altri mancati, scali a metà strada per un problema nelle trattative e pianificazioni fatte sui tovaglioli dei ristoranti. E con il passare degli anni le storie sono sempre nuove perché il mondo dei trasferimenti muta e si adatta ai tempi in cui viviamo. Non sempre, però, tutte le vicende vengono raccontate.

Ci sono vicende che restano nascoste per anni prima di entrare nell'immaginario dei tifosi e ce ne sono altre che non toccano particolarmente l'opinione pubblica. Poi ci sono storie molto singolari, come quella che ha visto protagonista qualche anno fa Benoit Assou-Ekotto. L' ex terzino del Camerun che ha fatto la sua bella carriera tra Ligue 1 e una lunga esperienza al Tottenham. L'ex calciatore, in una lunga intervista a The Athletic, ha spiegato una vicenda che lo ha riguardato da vicino e che una sua particolarità fisica gli è costata la possibilità di giocare in Serie A: "Ho parlato con un club italiano, uno stupido club italiano. Mi hanno detto ‘ci piaci, ma per noi sarebbe complicato spiegare ai tifosi che stiamo comprando un giocatore con i capelli come i tuoi'. Siamo arrivati addirittura a questo! Sarei davvero curioso di sapere come sarebbe andata la mia carriera se non avessi sempre avuto capelli stravaganti".

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Assou-Ekotto non ha menzionato il club in questione e ha parlato anche della sua personale crociata contro l'ipocrisia del calcio (in un'intervista rilasciata qualche anno fa disse: "Non capisco perché quando dico che gioco per i soldi la gente resti scioccata. Dicono che sono un mercenario. Tutti i calciatori lo sono") e contro chi non ammette di giocare per soldi: "Forse alcuni club non voglio comprare un calciatore che dice di giocare per soldi. Ma poi tutti quanti sono nel calcio per i soldi, i proprietari dei club vogliono fare soldi. Forse tra 50 o 100 anni questa cosa si capirà. Non ho rimpianti, ma vorrei capire se senza tutta la mia onestà le cose sarebbero andate diversamente per me". 

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