Il tentativo di sequestro di Zola svelato dopo 30 anni: “Gli andai incontro con la pistola”
Una brutta storia con un lieto fine quella del tentato sequestro all'ex calciatore Gianfranco Zola che si è chiusa oggi con l'incontro tra il 57enne sardo e colui che 30 anni prima stava per rapirlo. Una storia che solo oggi è stata raccontata nel dettaglio da Fabrizio Maiello, l'uomo che nel 1994 doveva rapirlo, che ha avuto la possibilità di incontrare l'ex trequartista di Cagliari, Parma, Napoli e Chelsea e chiedergli scusa in lacrime per quel tentativo di sequestro che per fortuna non andò in porto.
All'epoca Maiello era un criminale latitante e, avendo bisogno di soldi per finanziare la propria latitanza, aveva studiato e orchestrato il sequestro di Gianfranco Zola che all'epoca giocava nel Parma. L'idea era quella di rapirlo e chiedere il riscatto alla società emiliana: "Nel 1994 ero latitante. Era autunno. Dovevo rapire Gianfranco Zola, che all'epoca giocava nel Parma, per chiedere il riscatto al club – ha infatti raccontato Fabrizio Maiello all'Unione Sarda –. Eravamo in quattro su due auto, lo seguivamo in autostrada e pensavamo di speronarlo. Poi però si è fermato a fare benzina. Avevo la pistola dietro la schiena e gli sono andato incontro. Ho incrociato il suo sguardo e con dolcezza ci ha detto: ‘ciao ragazzi!'. Mi ha disarmato e invece di rapirlo gli ho chiesto un autografo che mi ha fatto sulla carta d’identità" ha difatti svelato il 60enne che oggi ha avuto l'occasione di incontrare colui che trent'anni prima stava per sequestrare ricevendo il suo perdono.
Una brutta storia che, come detto, ha però un lieto fine e non solo perché il sequestro di Gianfranco Zola non andò in porto. Oggi infatti quell'ex detenuto è un uomo nuovo: pentito della sua vita da criminale, il 60enne Fabrizio Maiello, oggi gira per le scuole raccontando la sua esperienza e mostrando ai ragazzi come ci si può rialzare anche dopo una vita passata tra carcere e ospedale psichiatrico giudiziario dove si è guadagnato l'appellativo di "Maradona delle carceri" per la sua abilità con il pallone essendo stato un calciatore promettente del settore giovanile del Monza fino al gravissimo infortunio arrivato quando aveva 17 anni che aveva messo fine alla sua carriera e aveva dato inizio alla sua vita da criminale.