Il talento sprecato che faceva stare Messi in panchina nell’Argentina: si è ritrovato disoccupato
Lionel Messi ha il mondo ai suoi piedi. La vittoria in finale contro la Francia, la Coppa alzata sotto il cielo del Qatar (e con addosso il bisht) rappresentano il punto più alto della carriera del campione di Rosario. L'Argentina è impazzita di gioia per la Seleccion e un'impresa che otto anni fa fu solo sfiorata (nel 2014 l'Albiceleste fu battuta dalla Germania per 1-0) e nel 2018 andò a schiantarsi proprio contro i transalpini che avrebbero vinto il trofeo.
The Goat, il più grande di tutti i tempi, è lui. La "capra" che proietta come ombra mentre calca il campo è il riverbero di un percorso che ha portato il suo talento a conquistare tutto con i club e la nazionale oltre a sette Palloni d'Oro.
Eppure c'è stato un tempo lontano in cui l'ex Barça non è stato subito considerato un titolare inamovibile, il calciatore imprescindibile, quello che deve essere lì per forza perché sarebbe una follia lasciarlo fuori. Invece, è successo davvero 17 anni fa. Nel 2005 il commissario tecnico dell'Under 20 argentina tentennò, nutriva dubbi sulle condizioni fisiche non perfette di Messi e – almeno per la gara inaugurale dei Mondiali di categoria contro gli Stati Uniti (persa per 1-0) – lo lasciò fuori dalla formazione titolare.
La Pulce subentrò solo nella ripresa ad Armenteros ma non riuscì a incidere. In seguito non sarebbe più stato messo da parte realizzando 6 gol in 7 match complessivi, di cui una doppietta decisiva nella finale con la Nigeria. Accanto a lui, ma senza fargli ombra ci sarà Oberman ma per entrambi la storia aveva altri programmi dopo quell'edizione della Coppa.
Quel cortocircuito avvenne per uno strano intreccio della sorte. José Sosa (che del reparto offensivo era considerato una colonna) si fece male al polso, l'allenatore doveva scegliere chi avrebbe preso il suo posto e Gustavo Oberman fu il prediletto rispetto a Messi. "Tutti pensavamo che avrebbe giocato – ha raccontato in un'intervista al Clarin -. Sono stato sorpreso di vedermi nella squadra titolare".
Cosa convinse il ct, Francisco Ferraro, a dargli fiducia? Un exploit in allenamento. "Se Sosa non si fosse infortunato – ha aggiunto – Messi, il Kun e io saremmo rimasti in panchina. Feci due gol e tutto cambiò anche perché lo staff della nazionale aveva qualche perplessità su Lio reduce da un anno con molto infortuni a Barcellona. Trattandosi di un torneo molto lungo, avrebbe trovato sicuramente spazio ma non volevano rischiarlo".
Il racconto di quel giorno in cui lesse la formazione annunciata rende bene l'idea della sorpresa e del grande stupore che si mescolarono alla gioia per essere stato inserito nell'undici iniziale alla vigilia dell'incontro con gli Usa. "Ero seduto in un posto più defilato, ricordo che iniziò a girare un foglio e poi tutti si voltarono verso di me. Pensai che forse ero vestito in maniera sbagliata e che avrei rischiato una multa… invece c'era scritto il suo nome ma non quello di Messi".
Oggi Oberman ha 37 anni, ha smesso di giocare da poco ed è direttore sportivo della stessa squadra di cui ha indossato la maglia prima di appendere le scarpette al chiodo, il Club Sportivo Dock Sud. È la società che ha sede nel dipartimento di Avellaneda in provincia di Buenos Aires e milita nel torneo di Primera B Metropolitana (una delle due divisioni regionali della terza serie del calcio argentino).
La sua carriera e quella di Messi hanno preso direzioni opposte. Lui è rimasto un buon calciatore che è arrivato anche a toccare il fondo da svincolato/disoccupato, Lionel è il re del calcio che è riuscito, vincendo i Mondiali, a consacrarsi definitivamente nel cuore degli argentini dopo Maradona.
Dopo il trionfo con l'Under 20 Oberman è stato al Castellón e al Cordoba in Spagna, al Cluj dalla Romania poi è tornato in patria per giocare laddove tutto era iniziato con l'Argentinos juniors (dal 2009 fino nel 2012, conquistando Torneo Clausura 2010 con Claudio Borghi). La magia del calcio per lui finì lì, in seguito avrebbe girovagato in prestito o da svincolato tra Quilmes, Olimpo, una comparsa in Cile (San Marcos de Arica) e in India (Pune City) fino al rientro in Argentina.
Chissà se Messi si ricorda ancora di lui e di quel compagno di Seleccion che litigò con lui in ascensore ai Mondiali di 17 anni fa. Accadde per colpa di un brutto scherzo e di un fraintendimento poi prevalse lo spirito di squadra: nei quarti contro la Spagna fu proprio l'ex Barça a servigli il passaggio dell'unico suo gol realizzato ai Mondiali. "Gli dissi che un giorno ai miei figli avrei detto di essere stato orgoglioso di aver giocato con lui". E così è stato.