Il significato speciale dell’esultanza di Correa e Antiste: “Ice in my veins”
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Ci vuole sangue freddo per affrontare Bonucci che si para davanti a te. Ci vuole sangue freddo per sfidarlo a duello in velocità e poi farsi beffe di lui (campione d'Europa) con una finta e un cambio di passo per segnare un gol storico. Per Janis Antiste la rete segnata alla Juventus nell'anticipo di campionato è stata come toccare il cielo con un dito: la prima in Serie A, la prima dopo appena 3 presenze, la prima contro un grande club. Allo Spezia è arrivato quasi sul gong dell'ultima sessione di mercato, pagato una manciata di milioni e consegnato a Thiago Motta che ne ha intuito le potenzialità (gamba e dribbling) utilizzandolo su tutto il fronte offensivo. Classe 2002, 19 anni, ad Antiste piace ricoprire il ruolo di punta centrale. Ogni riccio è capriccio e sogno al tempo stesso, impigliato in quella folta chioma che gli ha fatto da ala mentre l'avversario faceva fatica a stargli dietro.
Antiste come Correa: stesso gesto, mimica e interpretazione
Per festeggiare quella prodezza perfezionata con un tiro di interno destro, una rasoiata che non ha lasciato scampo a Szczęsny, l'ex Tolosa ha scelto anche un'esultanza speciale. Braccio destro piegato verso il sinistro, indice sul destro come a mimare un'iniezione. Lui come Correa dell'Inter: stesso gesto, mimica e interpretazione che – almeno inizialmente – ha lasciato un po' perplessi alcuni tifosi, allo stadio e da casa. Possibile che stia accostando la soddisfazione per aver siglato il gol del 2-1 ai bianconeri a uno sballo da stupefacenti? No. Niente di tutto questo.
Il significato e l'origine dell'esultanza a "sangue freddo"
In realtà dietro quell'atteggiamento c'è una spiegazione particolare e non c'è alcun riferimento al mondo della droga. Anzi, quell'esultanza ribattezzata "ice in my veins (ghiaccio nelle vene)" ha la sua origine nella NBA americana e fa riferimento a un giocatore che cinque anni fa la mise in scena durante una gara del campionato statunitense di pallacanestro.
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D'Angelo Russell, allora guardia dei Los Angeles Lakers, mostrò così la propria gioia per una prestazione da 39 punti e impreziosita da un tiro decisivo. Fu lui stesso a spiegare cosa intendeva con quel gesto, chiarendo che dietro quella posa esuberante c'era un consiglio paterno.
Mio padre mi ha sempre detto che devi essere preparato per le occasioni e i momenti più importanti. Mi raccomandava di avere ghiaccio nelle vene… conservare il sangue freddo così da non lasciarmi trascinare dalle emozioni. Mi diceva: vai e gioca al massimo, dai tutto te stesso. Ecco perché ho scelto quella esultanza.
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