Il Sarrismo è ancora estraneo alla Lazio: “Avremmo perso anche cambiando tutti i giocatori”
Troppo forte questo Milan anche per la Lazio di Maurizio Sarri. Il club biancoceleste aveva affidato in estate la guida tecnica della squadra all'ex tecnico di Napoli, Chelsea e Juventus sperando di trovare con il gioco quella continuità organizzativa mostrata negli anni con Simone Inzaghi. È ancora presto per parlare di deragliamento, specie dopo tre giornate. Ma la sconfitta di San Siro dovrà far riflettere il tecnico toscano. C'è ancora da lavorare, questo è chiaro, anche perché al momento non c'è ancora ombra del famoso Sarrismo.
Le prime due gare di campionato contro Empoli e Spezia, sembrano aver dato alla Lazio la fiducia di cui aveva bisogno la squadra. Gioco spumeggiante, armonico, tipico della filosofia dell'allenatore di Stia. Ma è bastato incontrare un avversario più tecnico, con maggiori individualità e con un gruppo e un allenatore già rodati, per annullare completamente ogni iniziativa di gioco di questa Lazio. "Mi sono sembrati anche più in forma di noi" ha dichiarato Sarri al termine della gara ammettendo la superiorità dei rossoneri.
L'ammissione di Sarri a fine partita: "Nessuno sarebbe stato in grado di ribaltarla"
Troppo scarichi Immobile, Milinkovic-Savic e Luis Alberto per cercare di raddrizzare una gara che fin da subito era sembrata difficile da giocare per la Lazio. "Abbiamo sofferto l’aggressività su Milinkovic e Luis Alberto perché abbiamo fatto poco movimento senza palla" ha dichiarato Sarri senza troppi giri di parole. Nemmeno un'intuizione avrebbe potuto dare una sterzata alla partita.
"Soluzioni alternative? Forse cambiare tutti e undici, ma finiva allo stesso modo – ha sottolineato ancora l'allenatore con un pizzico di ironia – È un problema da valutare, ma gli avversari mi sono sembrati anche più in forma di noi". Nessuno avrebbe mai immaginato che i biancocelesti potessero restare rintanati per così tanto tempo nella propria metà campo senza riuscire a dare al Milan pericoli degni di nota dalle parti di Maignan. "Pensare che uno o due giocatori diversi potessero ribaltare la partita è utopia”.