Il saluto di Handanovic all’Inter: “In un mondo calcistico di ipocriti ho cercato di comportarmi da uomo”
Samir Handanovic non farà più parte dell'Inter. Dopo 11 anni con la maglia nerazzurra addosso, il portiere sloveno è ufficialmente svincolato. A 39 anni non ha alcuna intenzione di smettere: giocherà ancora un altro paio di stagioni, come ha lasciato intendere dopo l'annuncio della separazione con il club. "Chi non lo vive non può sapere", è il commento scritto da Nicolò Barella in calce al post condiviso dall'estremo difensore sui social: c'erano le parole di addio e una foto in bianco e nero che lo immortala con la fascia di capitano.
Dopo 11 anni non so se riesco a descrivere tutto… ci provo, perché sono amareggiato e triste ma nello stesso tempo felice di avere reso un sogno realtà per tanto tempo. L’Inter, lo stadio di San Siro, i tifosi e quel brivido quando lo stadio spinge mi mancheranno. Ti insegnano e lasciano il segno, ti spiegano cosa sono passione e coraggio e perché ogni giorno bisogna sacrificarsi per provare certe emozioni.
Schiena dritta, personalità le qualità che ‘Handa' rivendica ricevendo anche il riconoscimento da parte di chi in campo è stato un acerrimo rivale: uno in particolare, lo juventino Cuadrado con il quale scoppiò la baruffa al termine di Juventus-Inter di Coppa Italia. Due le emoticon scelte dal colombiano per rendergli omaggio un braccio muscoloso che indica forza e due mani giunte in segno di profondo rispetto.
Tante battaglie, sfide vinte e sfide perse, delusioni e gioia. Essere se stessi per me conta più di tutto nel nostro mondo (calcistico intendo) degli ipocriti, ho cercato di essere uomo prima di calciatore. Ringrazio tutti. I compagni di tanti anni in nerazzurro, allenatori, staff, medici, fisioterapisti, magazzinieri tutti i collaboratori, i presidenti e i dirigenti di questi anni che sono stati così diversi, che ho vissuto in maniera così profonda e con un senso di appartenenza così forte da non poterlo immaginare prima.
Quel riferimento all'ipocrisia del mondo calcistico, però, non è relativo all'Inter. Sa che fa parte del gioco anche quella sfumatura così come tante altre che annovera, nel bene e nel male, negli ultimi paragrafi del suo messaggio di saluto. "Speciale" il ringraziamento verso i tifosi.
Ringrazio il nostro angolo di magazzino dove si vincevano partite perse e festeggiavano quelle vinte, anche se tanti non capiranno mai… Un ringraziamento speciale lo voglio dedicare alla Curva Nord. Oltre all’amore per questi colori ci ha accomunati il modo diretto, pratico, onesto e coerente di vedere il calcio che non è quello di parole e chiacchiere.
Orgoglio e privilegio i termini che usa per descrivere l'emozione di avere indossato al braccio la fascia di capitano. Poi chiarisce ancora due concetti.
L’attitudine. Perché ho sempre avuta chiara in me la consapevolezza della differenza e del differente rispetto che merita chi paga per giudicare e commentare, anche sbagliando, e chi per farlo, nei diversi modi possibili, viene pagato. Quanto orgoglio avere indossato questa maglia e questa fascia. Ho vissuto questo privilegio dando sempre il massimo. Cercherò di giocare ancora qualche anno, questo è un arrivederci ma resterò sempre uno di NOI.