Il ritorno di Luis Figo al Nou Camp come calciatore del Real Madrid: “Mai vista tanta tensione”
Ci sono trasferimenti che restano nella storia del calcio per ciò che significano più che per i soldi che muovono e quello di Luis Figo dal Barcellona al Real Madrid è uno di questi. Nell'estate 2000 il portoghese si trasferì nella capitale spagnola per l'ingente somma di 140 miliardi di lire e divenne il nemico numero uno per i tifosi catalani, per i quali era un idolo da cinque anni. La prima volta che il futuro Pallone d'Oro, venne premiato pochi mesi dopo; al Nou Camp da avversario fu il 21 ottobre 2000 e la settimana precedente lasciava già trasparire ciò che sarebbe accaduto e le gare di Champions League non attutirono affatto il clima che si era creato: Figo, in un'intervista al quotidiano spagnolo MARCA, il giorno prima della trasferta a Barcellona disse che non si sentiva un Giuda o un traditore e che la preoccupazione principale era che "sarebbe successo qualcosa di extra-sportivo perché da alcuni luoghi è stata promossa la violenza".
La trasferta del Real iniziò con un lancio di oggetti all'aeroporto Prat e la notte precedente al match i supporter culé si ritrovarono sotto l'hotel della squadra merengues facendo risuonare l'inno del Barça e cantando fino alle luci dell'alba. Il calcio passò quasi in secondo piano, nonostante il Barcellona di Serra Ferrer vinse 2-0 con gol di Luis Enrique e Simao in un'atmosfera senza precedenti: lo stadio ha raggiunto picchi di 112 decibel nel match in cui accoglieva l'ex idolo e secondo gli esperti spagnoli al Nou Camp quella sera ci fu un'intensità nel tifo che superò discoteca, un trapano o il decollo di un aereo. Sulle tribune erano presenti soprattutto striscioni di insulti a Figo e alla sua famiglia e ogni volta che il portoghese si avvicinava ad una linea laterale era accompagnato da un massiccio lancio di oggetti: per questo motivo Del Bosque decise che non avrebbe battuto i calci d'angolo, cosa che non accadde due anni dopo nel famoso ‘partido del cochinillo‘ (quando lanciarono una testa di maiale in campo).
Figo era in campo ma era una controfigura di se stesso: Serra Ferrer decise la mattina della partita di mettere su di lui Puyol e i numeri del match del portoghese mostrano il tormento di quei momenti, visto che ha perso 13 palloni, ha commesso un fallo commesso, ha calciato una sola volta verso la porta e l'arbitro Alfonso Pérez Burrull gli mostrò un cartellino giallo per un intervento sopra le righe su Rivaldo.
Il racconto dell'arbitro cantabrico è una delle più significative testimonianze che ci sono di quella notte e si partì già con le modifiche del protocollo nell'arrivo allo stadio: "L'arrivo in campo è stato spettacolare. È stata l'unica volta nella storia che ho raggiunto uno stadio con un furgone della polizia". L'arbitro aveva una chiara intenzione, ovvero quella di "dare fluidità e continuità al gioco, in modo che il gioco non si fermasse, anche se c'era qualche stop di troppo per rimuovere gli oggetti presenti sul terreno. Tra questi, ho raccolto un cellulare, che era un oggetto di lusso in quegli anni". Inoltre Pérez Burrull elogiò "i giocatori perché non hanno colto la tensione".
L'arbitro di questo SuperClasico raccontò l'aggressività in campo e fuori e del rumore che risuonava nell'impianto: "Durante la partita fischiavo e i giocatori continuavano a giocare perché non sentivano a causa del rumore fortissimo. Non ricordo mai così tanta tensione. Quelle settimane hanno generato una grande tensione e sono state un imbuto che ha raggiunto l'apice il giorno della partita. Una gara del genere non verrà mai dimenticato".