Il Rijeka perde, Cosmi esplode in conferenza: “C’è chi nasce leone o tigre e chi invece pavone”

Sembra già finita la luna di miele con la Croazia di Serse Cosmi, che qualche giorno fa aveva dichiarato come andare ad allenare all'estero gli avesse cambiato la vita, scoprendo un mondo meraviglioso e libero dalle brutture e dalle magagne del calcio italiano. "Qui sono rinato, ho capito di avere perso gli ultimi dieci anni: tempo sprecato. Qui ho capito subito la differenza – aveva detto – Anche se il Rijeka non è una società di alta classifica, ha strutture incredibili, una società seria. Vado di nuovo ad allenare felice, con tanta voglia di fare il mio lavoro. Da tanto tempo non mi capitava più. Magari avessi avuto il coraggio di andarmene via prima".
Il tutto nonostante la classifica piangesse, con 12 punti ottenuti nelle prime 14 partite (di cui 7 nelle 7 gare allenate da lui). E i punti oggi sono rimasti tali, con annesso penultimo posto della squadra fiumana, visto che la formazione di Cosmi ha perso in casa contro il modesto Istra per 1-0. Una sconfitta che ha fatto esplodere la contestazione dei tifosi di casa, ma anche lo stesso tecnico umbro in una conferenza stampa che per i media croati è già diventata di culto.

"Avete visto tutti due squadre, una che sa giocare a calcio e l'altra che ha problemi – ha esordito Cosmi – Abbiamo perso l'appoggio del pubblico? Certo, la squadra non gioca e non sta bene. Spero che ne usciremo. Dopo una settimana dal mio arrivo, ho detto che avremo problemi fino al 13 novembre (il giorno in cui il campionato si ferma per i Mondiali, ndr). L'ho fatto notare subito. Questo gruppo di giocatori non può fare di più. Non abbiamo equilibrio in squadra, nemmeno psicologicamente. Se hai le palle, devi segnare almeno un gol negli ultimi 20 minuti. Questa è una squadra che ha bisogno di una revisione totale. Da novembre in poi. Lo sa anche la direzione. Se sono responsabile, lo accetto anch'io. Ma non possiamo essere diversi da come siamo".
Poi Cosmi ha affondato ulteriormente il colpo e lì i toni si sono alzati: "Volevate 11 leoni? Anche io, ma qualcuno è nato leone o tigre, e qualcuno che ne so… pavone. Questi giocatori non possono fare di meglio in termini di impegno e dedizione. Neanche Mourinho ne tirerebbe fuori di più. Teniamo duro fino alla pausa e poi mandiamo tutti a casa per cambiare la storia", ha concluso tra lo stupore dei giornalisti presenti.