Il rigore di Montiel viene ripetuto, la richiesta all’UEFA è virale: “Fate lo stesso per Juve-Milan”
È stata una notte amara per la Roma, battuta solo ai calci di rigore dal Siviglia, al termine di una finale lunghissima, con maxi recuperi in tutte le frazioni di gioco. Un match intenso, palpitante, che con un pizzico di buona sorte in più – e magari un arbitraggio migliore – avrebbe potuto essere appannaggio del club giallorosso. Ed invece alla fine è stato il Siviglia ad esultare dopo il penalty realizzato da Gonzalo Montiel, il quarto battitore designato degli andalusi.
Prima di lui la squadra di Mendilibar aveva realizzato tutti i rigori tirati, con Ocampos, Lamela e Rakitic, mentre per la Roma avevano sbagliato sia Mancini che Ibanez, a fronte della sola trasformazione di Cristante. Montiel dunque ancora una volta ‘history man', l'uomo destinato a mettere a segno un rigore decisivo in una finale, dopo aver già fatto esplodere i tifosi dell'Argentina nell'ultimo atto del Mondiale in Qatar.
Peraltro il 26enne difensore – neanche titolare mercoledì sera, così come non lo era nella finale contro la Francia – si era visto parare il penalty da Rui Patricio, ma l'arbitro Taylor aveva disposto la ripetizione del rigore, poi trasformato. Il motivo della ripetizione era nell'infrazione commessa dal portiere giallorosso, che al momento della battuta non rispettava la Regola 14 comma 1 del regolamento del gioco del calcio, che dopo l'ultimo aggiornamento recita: "Quando il pallone viene calciato, il portiere deve avere almeno una parte di un piede a contatto, in linea con o dietro la linea di porta".
In effetti Rui Patricio era fuori dalla linea di porta con entrambi i piedi, come dimostrano le immagini dei vari replay, e dunque far ripetere il rigore di Montiel è stata la decisione corretta da parte di Taylor.
Le medesime immagini peraltro sono finite poco dopo su Twitter, in un thread ben presto divenuto virale, in cui sono state paragonate ad un altro rigore storico delle finali di Champions League: quello tirato da Paolo Montero nella finale tra Juventus e Milan del 2003 a Manchester e parato da Dida. Un errore decisivo (al pari di quelli di Trezeguet e Zalayeta) per far sollevare la coppa dalle grandi orecchie ai rossoneri di Ancelotti.
Le immagini in questo caso sono ancora più esplicite rispetto a quelle di Rui Patricio, con Dida abbondantemente fuori dai pali al momento della battuta di Montero, e la regola all'epoca era ancora più stringente sulla sua libertà di muoversi prima che il pallone partisse: "Il portiere rimane sulla sua linea di porta, di fronte al battitore, tra i pali fino a quando la palla è stata calciata". Pur con una formulazione più generica rispetto ad oggi, il concetto era chiaro: ci si poteva muovere solo di lato e non in avanti.
E dunque, ecco la paradossale richiesta fatta su Twitter all'UEFA – con tanto di tag al profilo ufficiale dell'ente di Ceferin – da parte del tifo juventino: "Fatecelo ribattere". Evidente il riferimento alla decisione presa da Taylor sull'infrazione ben meno evidente di Rui Patricio rispetto a quella di Dida. Peraltro l'arbitro inglese non ha preso la decisione di sua spontanea iniziativa, ma è stato assistito in maniera decisiva dal VAR, per il quale è ovviamente molto facile isolare il momento in cui il pallone lascia il dischetto.
Inutile dire che nel 2003 non esisteva nulla di tutto ciò, l'ausilio della tecnologia era inesistente, e dunque l'eventuale ripetizione del rigore era affidata all'occhio di lince del direttore di gara in tempo reale: una responsabilità enorme che il tedesco Markus Merk non volle evidentemente assumersi, pur a fronte di un Dida che al momento della battuta si trovava oltre la linea di porta addirittura di qualche metro.