Il ricordo doloroso di Baggio: “Quella ferita che sembra non rimarginarsi mai”
"Se mi ami, uccidimi". La pellicola a un certo punto salta e lo schermo resta bianco. La sequenza videoclip della carriera di Roberto Baggio è appena iniziata. Il ragazzo ha tutto: talento, colpi di classe, costanza, spirito di sacrificio. Le spalle sono ancora un po' strette ma le farà più robuste col tempo. In campo incanta, la sorte gli entra in tackle e gli spacca tutto. Gli infortuni alle ginocchia, il dolore e la paura provati, quei vuoti improvvisi di tempo colmati tra angoscia e voglia di ricominciare, non lo hanno mai abbandonato. Certe ferite, anche quando guariscono, le porti dentro. Anche se diventi "Divin Codino".
Nell'intervista a Revista Libero l'ex calciatore ripercorre uno dei periodi più brutti dell'esperienza di giocatore: era appena agli inizi e ha rischiato di vederla finita senza nemmeno averci provato. Non ha mai rinunciato a quel sogno che era "partito per strada, in cortile, era arrivato sull’erba di un vero stadio". Nemmeno quando s'è ritrovato costretto a letto, infermo, con la testa piena di cattivi pensieri e un tarlo che ti scava dentro: la paura di non tornare più a giocare, a fare ciò che la passione lo spingeva. "L’infortunio è stato tremendo… 220 punti di sutura. Ero così disperato che ho anche detto a mia madre se mi ami, uccidimi. Ho perso 12 chili in due settimane".
La luce in fondo al tunnel. Baggio, che a quei tempi era ancora un giovanotto troppo piccolo dinanzi alla complessità della vita e del mondo del calcio, la fissò e non badò più al buio che aveva intorno a sé. "Ho sofferto e pianto molto. Hanno danneggiato il mio ginocchio, la mia anima. Nel momento dello sconforto mi sono ricordato del ragazzo che avrebbe fatto di tutto per realizzare il suo sogno".
Le discese ardite e le risalite sono state una costante della sua vita, dentro e fuori dal campo. Allo sprofondo ci finì anche per quel rigore sbagliato in finale a Pasadena contro il Brasile. Ai carioca la Coppa del Mondo, all'Italia il rammarico e l'incredulità dell'errore commesso proprio dal suo calciatore più forte. "Come mi sono ripreso? È la vita – ha aggiunto Baggio -. Bisogna guardare sempre avanti. In quei momenti il mondo rimane immobile, sembra che il tempo non passi mai e quel segno indelebile rimane nella memoria, quella ferita che sembra non rimarginarsi mai. Porterò sempre dentro di me il dolore, ma ho dimostrato di avere la capacità di rialzarmi sia come uomo che come calciatore".