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Il re Kazu Miura è ancora sul trono e ha un ultimo sogno, le Olimpiadi di Tokyo

Kazuyoshi Miura è una figura davvero straordinaria nella storia del calcio. Parte giovanissimo per il Brasile, ispirando il cartone Holly e Benji, torna in patria, diventa il miglior calciatore giapponese e tenta una mitologica avventura in Italia, segnando un gol storico nel Derby di Genova. Oggi a 54 anni vuole ancora giocare in J League e sperare in una convocazione per le Olimpiadi di Tokyo.
A cura di Jvan Sica
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Riuscire ad avere un servizio intero dedicato alla propria figura e alla propria storia all’interno del TG1 per un calciatore è sicuramente un grande onore ed è molto difficile. Se quel calciatore non è italiano, vuol dire che ha fatto o sta facendo qualcosa di incredibile. Se a tutto questo ci metti anche che siamo in piena pandemia ed è difficile vedere servizi del TG su un argomento che non sia il virus, allora vuol dire che il calciatore in questione è davvero sensazionale. Due sere fa, per ricordare e festeggiare la notizia che a 54 anni Kazuyoshi Miura ha deciso di continuare a giocare a calcio per puntare alle Olimpiadi casalinghe di Tokyo, il TG1 ha realizzato un servizio molto bello in cui veniva fuori tutta l’umanità straordinaria ma allo stesso tempo perfettamente ordinaria del calciatore giapponese.

Della vita e della carriera di Miura tanto si può dire, è un personaggio più mitologico di tanti non esistenti. La prima notizia succosa è il fatto che lui è figlio di Nobu Naiya, oscuro personaggio legato alla yakuza giapponese, il che rende noir una storia che però è tutto un sorridere al mondo e alla voglia di farcela.

Tutti noi calciomani siamo cresciuti a pane e Holly e Benji, cartone tratto dallo spokon manga sul calcio, ideato da Yōichi Takahashi nel 1981 dal titolo “Capitan Tsubasa”. I legami fra il Giappone di Holly e il Brasile sono tanti e chi va nel 1982, a soli 15 anni, in Brasile, perché vuole diventare un calciatore? Proprio Kazuyoshi, insieme al fratello maggiore Yasutoshi, di 2 anni più grande, comprano un biglietto aereo e vanno alla ventura, formandosi nella terra del calcio più bello del mondo, imparando le scaltrezze tecniche brasiliane e associandole poi al lavoro integerrimo dei giapponesi.

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In Brasile Miura arriva addirittura a giocare con il Palmeiras, il Santos, il Coritiba, con cui vince un campionato dello Stato di Paraná. Gira per tante altre squadre, perché tutti lo vogliono. “Un amichevole con lui ha un costo”, dice un giorno il Presidente del Clube de Regatas Brasil, “senza di lui un altro molto inferiore”. Nel paese del ballo s’inventa anche la sua Kazu Dance, che balla ogni volta che segna, una specie di samba con colpo dorsale finale che fa impazzare il ballo brasiliano in Giappone.

Iniziano già in Brasile le storie su come cura il suo fisico ispirandosi anche all’arte giapponese dei samurai, i guerrieri della tradizione che guardavano al corpo come tempio di uno spirito coraggioso e buono. Dopo una prima toccata in Giappone con il Verdy Kawasaki, in cui arriva ad avere un goccio di saudade quando afferma che “i costumi delle ragazze giapponesi sono troppo grandi rispetto a quelli delle ragazze brasiliane”, arriva la parte più succosa della storia, l’arrivo al Genoa di patron Spinelli con Franco Scoglio allenatore. Gli aneddoti che riguardano le spiegazioni tattiche del Professore e la difficoltà di comprensione della lingua e delle indicazioni stesse da parte di Miura sono tanti e fanno anche sorridere. È strepitosa questa uscita del Professore, che ci manca ancora tanto:

“Io gli parlo due minuti. Quello (che poi sarebbe il traduttore) traduce tutto in due secondi: cosa capisce Miura?“.

Ma Scoglio aveva capito che, anche se non si trovava di fronte a un grande campione, Miura era comunque un giocatore affidabile. Stessa cosa penseranno anche gli allenatori successivi, Pippo Marchioro e Claudio Maselli, che lo faranno scendere in campo per ben 23 volte in tutte le competizioni, spesso dalla panchina. Miura aveva la capacità di essere subito elettrico e questo serviva a una squadra a volte dai ritmi troppo compassati.

A fine stagione Miura andrà via ma c’è una data che nessuno può dimenticare. 4 dicembre 1994, si gioca il Derby di Genova tra una Sampdoria ancora fortissima con Pietro Vierchowod, Ruud Gullit, Roberto Mancini, David Platt e un Genoa in calo rispetto alle annate di Bagnoli. Kazuyoshi Miura è schierato titolare insieme a Tomas Skuhravy in attacco e al 14’ accade quello che poi resterà nella memoria dei tifosi del Grifone ma non solo. Antonio Manicone serve un campanile molto alto per la testa di Skuhravy che traccia una meravigliosa linea di passaggio per il taglio di Miura. Il giapponese è una scheggia di fuoco. Brucia Mannini e Vierchowod e tocca di destro a superare Walter Zenga. La partita poi sarà vinta dalla Doria, ma quel gol sarà il poster dei ragazzi di Genova per tanti e tanti anni.

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Dopo Genova la fama si espande ancora di più. Continua a giocare soprattutto in patria, anche se fa una buona stagione alla Dinamo Zagabria, e diventa “King Kazu”, perché gli anni passano ma lui resta sempre, facendo anche l’attore in alcuni film e giocando i Mondiali di calcio a 5.
Nel 2018 diventa ufficialmente il calciatore più anziano di sempre nel calcio professionistico, superando anche il portiere inglese Kevin Poole, che si ritirò dal calcio giocato a 51 anni nel 2014.

Pochi mesi fa ha segnato un gol molto bello e ha detto: “Ho ricevuto un bel passaggio e poi ho fatto come Neymar. Ho visto tante volte le sue partite, il tiro di sinistro è stato proprio come il suo”. Ancora l’amore per il Brasile e il suo calcio ma anche una modestia e la capacità di volersi ancora migliorare, di avere ancora un termine di paragone a cui ispirarsi.

In effetti, pensandoci bene, non si va in prima serata sul Telegiornale più importante di una nazione distante otto fusi orari se non si è speciali.
E non si è speciali se non si fanno sempre cose straordinarie. Oggi Kazuyoshi Miura compie 54 anni e ha confermato di voler giocare ancora in J1 League, la massima serie giapponese, con la maglia dello Yokohama FC. Non è solo una questione di record da raggiungere, ma di traguardi. Vuole giocare una grande stagione e partecipare alle Olimpiadi di Tokyo con la sua nazionale. Un sogno che magari non si avvererà ma che ancora una volta fa di King Kazu un re da ammirare e imitare.

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