Il rapporto tra Roberto Baggio e Sacchi, amore e odio: dall’idillio alla rottura
Roberto Baggio ha avuto un rapporto conflittuale con molti degli allenatori che ha incontrato sulla propria strada. Tra tutti i tecnici che lo hanno allenato, Arrigo Sacchi è colui con il quale ha avuto la relazione più mutevole. Il profeta di Fusignano è passato dall'essere un padre sportivo del Divin Codino all'essere diviso da lui da un astio che ha caratterizzato gli ultimi anni della sua carriera da allenatore, prima nella Nazionale e poi nel Milan. La sliding door del loro rapporto non può che essere la sostituzione contro la Norvegia a Usa '94. Da quel momento, infatti, Baggio ha smesso di considerare Sacchi un amico e la loro relazione è naufragata irreparabilmente.
Il Rimini-Vicenza del 1985 e i primi anni di Baggio in Nazionale con Sacchi
Il primo incrocio tra i due, in realtà, non avviene all'interno della stessa squadra. È il 5 maggio 1985. Roberto Baggio sta giocando la sua ultima stagione nel Lanerossi Vicenza, che sta contribuendo a portare in Serie B. In una partita di fine campionato, i biancorossi fronteggiano il Rimini. Sulla panchina dei romagnoli siede proprio un giovane Arrigo Sacchi, tornato in riviera dopo l'esperienza di un anno nelle giovanili della Fiorentina. Quella partita si rivela uno spartiacque nella carriera di Roberto Baggio che, a seguito di uno scontro di gioco, si frattura legamento crociato anteriore, menisco, capsula e rotula del ginocchio destro. Dopo un'operazione terribile effettuata a Saint-Etienne dal professor Bousquet, il diciottenne Roby è costretto a stare lontano dai campi per oltre un anno, vedendo fermato sul nascere il proprio percorso di crescita.
Chi, invece, vive un'ascesa inarrestabile è proprio Arrigo Sacchi, il quale passa al Parma dove, dopo essere tornato in Serie B, elimina il Milan dalla Coppa Italia 1986-87, facendo innamorare Silvio Berlusconi. Nell'estate dell'87, infatti, viene ingaggiato dai rossoneri, con cui vince 8 trofei in quattro anni, portando in dote una rivoluzione tecnica che segna il calcio italiano. Baggio, intanto, ha iniziato a far vedere il suo talento alla Fiorentina e, nell'estate del 1990, è stato acquistato dalla Juventus, club nel quale si afferma definitivamente come una delle stelle più brillanti del panorama mondiale.
Il 1991 è l'anno in cui, per la prima volta, Roby viene allenato da Sacchi. Il profeta di Fusignano si è dimesso alla fine della stagione 1990-91 dalla panchina del Milan e, nei suoi piani, ci sarebbe un anno sabbatico. In realtà, quando nell'ottobre successivo riceve la chiamata della Nazionale non riesce a dire di no. Arrigo è chiamato a risollevare le sorti di una selezione che non si è qualificata agli Europei del 1992 e deve essere pronta per i Mondiali del 1994. Baggio che, sotto la guida di Vicini, ha fatto parte della spedizione azzurra a Italia '90, non è presente all'esordio di Sacchi sulla panchina della Nazionale, mentre gioca la seconda partita, quella contro Cipro, trovando anche il gol. Fa stabilmente parte del gruppo che affronta la U.S. Cup 1992, competizione di avvicinamento a Usa '94 disputata negli Stati Uniti due estati prima del campionato del mondo, in cui l'Italia finisce seconda. Pochi mesi dopo, il Divin Codino scende per la prima e unica volta in campo con la fascia di capitano della Nazionale al braccio ed è il miglior marcatore azzurro nelle qualificazioni al mondiale americano, segnando 5 gol. Baggio ha la piena fiducia di Sacchi e il rapporto tra i due è idilliaco. Arrigo lo mette al centro del suo schema, che resta il protagonista principale nel suo modo di intendere il calcio, e Roby parte titolare nel primo match di Usa '94, a New York contro l'Irlanda. L'Italia perde per 1-0 e il suo miglior interprete gioca male. D'altronde, il Divin Codino è arrivato acciaccato al momento più importante della stagione, ma l'ex allenatore del Milan non ha intenzione di concedere alibi né a sé stesso né alla sua stella:
Se Roberto Baggio fosse all'80 o al 90% non lo faremmo giocare. Parlando con lui io sono stato molto chiaro. E siccome non sono abituato a dire bugie, ripeto che Baggio non è infortunato. Discutibile potrebbe essere il suo stato di forma ma noi non cerchiamo alibi. Crediamo totalmente in lui.
Sacchi lo loda pubblicamente, facendolo sentire importante:
Oggi io non scambierei Baggio con Maradona. Roberto è un ragazzo sensibile e sa soffrire. Per tornare a giocare ha fatto, e continua a fare, sacrifici che altri non sarebbero in grado di sopportare. Dovremmo alleggerire la pressione su di lui.
Lo spartiacque del loro rapporto: la sostituzione contro la Norvegia
Arrigo è di parola e Baggio parte titolare anche contro la Norvegia, in quella che è già una partita decisiva per gli azzurri. Al 21′ del primo tempo cambia per sempre la storia del rapporto tra il Divin Codino e il profeta di Fusignano. Benarrivo non segue la linea e tiene in gioco Leonhardsen, che si ritrova solo davanti a Pagliuca. Il portiere esce alla disperata e colpisce il pallone con la mano fuori dall'area. La conseguenza è inevitabile: cartellino rosso. Sacchi è costretto a operare un cambio per far entrare il secondo portiere Marchegiani e ha pochi secondi per decidere chi far uscire. La scelta più ovvia sarebbe quella di togliere dal campo Pierluigi Casiraghi, lasciando a Baggio tutto il peso offensivo della squadra. Invece, Arrigo sorprende di nuovo tutti, perché a essere sostituito è proprio Roberto Baggio. "Perché Baggio? Sacchi è impazzito?", è quello che si sono chiesti i milioni di italiani incollati al televisore. Se lo chiede anche Roby, che non si preoccupa minimamente di nascondere il suo stupore, lasciandosi andare a un commento in mondovisione: "Chi? Io? Questo è matto". Il 22′ di Italia-Norvegia è il momento in cui si consuma la rottura netta e definitiva tra il profeta di Fusignano e colui che, fino a quel momento, era stato l'allievo prediletto. Il Divin Codino si siede in panchina e osserva il campo dare ragione al suo allenatore, perché l'Italia in qualche modo riesce a vincere 1-0 la partita, con la rete dell'altro Baggio, Dino. Più volte, nel corso della sua vita, Sacchi è tornato su quel momento del primo tempo di Italia-Norvegia, fornendo una spiegazione tattica alla sua scelta:
Ho scelto di sostituire lui per una questione tecnica. Avevo bisogno di gente che corresse molto e di un attaccante che allungasse la squadra avversaria partendo nello spazio, senza palla, in modo da allontanare la linea difensiva della Norvegia dai loro centrocampisti.
Per Arrigo, dunque, non c'è altra ragione se non quella tecnica. Roby, invece, la prende sul personale, come raccontato dal suo stesso allenatore:
Roberto, che fino a quel momento mi aveva considerato un suo amico carissimo, ha pensato che io avessi tradito quest'amicizia. L’allenatore deve prendere delle decisioni. Baggio era il Pallone d’oro e forse pensava che io fossi il suo allenatore, ma io ero l’allenatore dell’Italia. Mi chiese se avrei sostituito anche Maradona. Gli risposi che non lo avevo mai allenato, ma che avevo sostituito Gullit e Van Basten.
Baggio, comunque, cerca di lasciarsi alle spalle l'accaduto e torna titolare cinque giorni dopo contro il Messico. L'Italia pareggia e in qualche modo riesce a passare il turno. Il Divin Codino firma la soffertissima vittoria sulla Nigeria agli ottavi con una doppietta, segna con la Spagna ai quarti e si ripete, ancora con due gol, in semifinale contro la Bulgaria, portandoci in finale contro il Brasile. A 20 minuti dalla fine, però, si è stirato e la sua presenza dal primo minuto a Pasadena è a forte rischio. Roby non è nemmeno lontanamente al massimo delle sue possibilità, ma si rende disponibile e Sacchi lo schiera dall'inizio. L'epilogo è quello che tutti conosciamo, con Baggio che tira alto il rigore che consegna la Coppa del Mondo al Brasile.
La scelta di Sacchi di non convocare Baggio a Euro '96
Dopo la cocente delusione statunitense, Sacchi resta in sella alla Nazionale per guidarla anche agli Europei d'Inghilterra di due anni dopo. I risultati degli azzurri sono altalenanti e Baggio critica il suo tecnico dopo una bruttissima prestazione dell'Italia, in una partita persa contro la Croazia. Si palesa la possibilità di un cambio in panchina e il Divin Codino fa capire che non disdegnerebbe l'arrivo di Trapattoni. Nella stagione che porta agli Europei, si trasferisce dalla Juventus al Milan e in Nazionale Sacchi gli preferisce sistematicamente Zola. Baggio è convinto di meritare di più:
Sono il giocatore in attività che ha segnato più gol in azzurro, qualcuno dovrà ricordarselo. Il mio rapporto con Sacchi è solo professionale: abbiamo idee diverse su alcune cose, io vado avanti per la mia strada.
Il gelo va avanti per tutto l'anno e, complice uno stato di forma non buono da parte di Roby nel finale di stagione, il profeta di Fusignano sceglie di non convocarlo per la spedizione in Inghilterra. A lui e Beppe Signori, preferisce Zola e Chiesa. È lo stesso Arrigo a spiegare le sue decisioni:
In attacco avevo quattro posti: Ravanelli e Casiraghi per un certo tipo di ruolo, Zola e un punto interrogativo per l' altro. In corsa c' erano Chiesa, Protti, Roberto Baggio e Signori. Alla fine, io e i miei collaboratori abbiamo pensato che il più meritevole fosse Chiesa. Naturalmente questo non significa la bocciatura di nessuno, tantomeno di Baggio e Signori.
Anni dopo, Sacchi è tornato sulla sua decisione di non portare il Divin Codino in Inghilterra, spiegando come alla base della scelta ci fossero solo i problemi fisici del giocatore:
Baggio non era in uno dei momenti migliori della sua carriera, aveva un problema al ginocchio. Non l'ho convocato solo per le sue condizioni fisiche, non per altre motivi.
Roberto ha un'opinione diversa e, in una recente intervista, ha fornito il suo punto di vista sulla sua mancata chiamata a Euro '96:
Dopo la finale mondiale '94, Sacchi voleva dimostrare che gli schemi sono più importanti dei giocatori, e l'Italia non è arrivata ai quarti. Avevo 29 anni, ero da buttare? No, ma per loro ero svogliato, non rincorrevo il difensore, ero un disubbidiente, non adatto al calcio moderno.
L'avventura dell'Italia in Inghilterra, infatti, non è positiva e sancisce la fine del rapporto tra Sacchi e la Nazionale. Ciò che Baggio, non sa, però, è che dovrà di nuovo avere a che fare con il tecnico.
L'anno al Milan tra panchine e sfoghi
Il Milan esonera Tabarez e a dicembre '96 Arrigo viene chiamato a sostituirlo, ritrovandosi il Divin Codino in squadra. È l'ultimo atto della loro complicatissima relazione.
Dopo un paio di mesi di panchine, arriva l'inevitabile momento dello sfogo da parte di Baggio, proprio nel giorno del suo trentesimo compleanno:
Non ne posso più di essere preso in giro. Ho trent’anni, non sono mica un ragazzino. Non saprei come altro giudicare il comportamento di uno che non ha il coraggio di dirti in faccia quello che pensa. Durante la settimana mi dice che mi ha visto bene, che mi sto allenando intensamente. Poi, però, la domenica giocano gli altri. Se merito di giocare, credo che sia giusto che l’allenatore mi faccia giocare. Altrimenti vuol dire che c’è qualcos’altro, che Sacchi non ha il coraggio di dirmi.
Il profeta di Fusignano decide di non replicare. Si arriva all'aprile del '97: il Milan ospita la Juventus e a inizio secondo tempo è già sotto di tre gol. Baggio è in panchina e Sacchi lo invita a scaldarsi per giocare un'ultima mezz'ora che non ha più senso. Il Divin Codino finge di non sentirlo e solo l'intervento dell'allenatore in seconda Carmignani lo convince a entrare in campo. Il Milan perde 1-6 e quanto accade sulla panchina rossonera tra Baggio e Sacchi è l'ultimo episodio della loro intensa e lunghissima guerra fredda, iniziata il 23 giugno 1994, al 22′ di Italia-Norvegia.