Il rapporto stretto tra Juve e Sassuolo nelle carte dell’inchiesta: “Demiral neanche sapevi chi era”
Nelle carte dell'inchiesta Prisma sul presunto falso in bilancio della Juventus portata avanti dalla Procura di Torino – una documentazione di oltre 500 pagine infarcita dei vari capi di accusa rivolti alla società (plusvalenze fittizie, manovre stipendi non contabilizzate, fatture inesistenti con gli agenti, ma anche sospetti di ‘nero' nelle operazioni di calciomercato con alcuni club) – ci sono parecchie dichiarazioni rese sotto interrogatorio nonché intercettazioni che pur non avendo rilevanza penale vanno a delineare lo scenario in cui si muoveva il club bianconero.
Quella che emerge è una rete di rapporti molto stretti con alcune società di Serie A e non solo, allo scopo di disporre di alleati utili in sede di mercato e magari anche di votazioni in Lega. Tutto lecito nel grande Risiko del calcio italiano, dove avere un amico in più può portare posizioni di vantaggio rispetto ai competitors, e tuttavia i Pm vogliono capire se tra un'amicizia e l'altra – e soprattutto tra un'operazione di calciomercato e l'altra – sia scappato qualcosa che possa aver violato la legge. Non a caso il capitolo in questione del poderoso atto della Procura si intitola "Partnership con società terze e opacità nei rapporti di debito/credito".
I magistrati hanno individuato quali siano i club che vanno a comporre la rete di queste ‘partnership': "Le attività tecniche svolte hanno permesso di acquisire plurimi elementi investigativi in ordine ai rapporti di collaborazione sussistenti soprattutto con le società: Sampdoria, Atalanta, Empoli, Sassuolo, Udinese. E con ulteriori società italiane ed estere, quali Grosseto, Parma, Pisa, Monza, Cosenza, Pescara, Lugano, Basilea, Sion".
Secondo gli inquirenti, "si tratta di rapporti frutto di risalenti relazioni professionali, e a volte personali, tra i dirigenti sportivi e i manager dei rispettivi club che, oltre a porre in pericolo la lealtà della competizione sportiva, presentano un duplice riflesso: da un lato, tali rapporti influenzano le operazioni di acquisto/cessione dei calciatori, talvolta concluse a condizioni ‘di favore', con corrispettivi apparentemente lontani dal fair value e realizzate perseguendo i rispettivi obiettivi economici e finanziari, a testimonianza ulteriore dell'alterabilità dei valori in discorso; dall'altro, i rapporti in questione sfociano in rapporti di debito/credito tra le società opachi e non corrispondenti alla rappresentazione pubblica fornita, a testimonianza dell'inattendibilità delle comunicazioni sociali fornite ai terzi".
Nel tessere e mantenere viva questa tela non basta ovviamente offrire un caffè al bar e chiedere se a casa stanno tutti bene, ma serve mettere in atto concrete azioni che siano di interesse dei club amici. In ultima analisi è sempre il denaro quello che mantiene solide le amicizie. Emblematica la dichiarazione dell'attuale capo dell'area sportiva della Juve, Federico Cherubini, che "riferisce che, nell'ambito di tali rapporti, il ‘saldo' complessivo delle operazioni poste in essere negli ultimi 10 anni tra Juventus e Atalanta, Juventus e Empoli, Juventus e Sassuolo e Juventus e Udinese è a favore delle predette società controparti".
Chiunque di queste società faceva affari con la Juve sapeva insomma che sarebbe andata a guadagnarci, come spiegava in maniera plastica l'ex Ds bianconero Paratici, descrivendo il suo ‘metodo' in un'intercettazione: "L'ho sempre fatto, l'ho fatto con Caldara… l'operazione devi farmela fare a me! Dammi retta, l'operazione la faccio io anche per il Pisa! Tu dammi le linee, il resto lo metto a posto io: l'ho fatto per il Genoa e per l'Atalanta tutta la vita, l'ho fatto per il Sassuolo… quando ho i parametri sistemo tutto. Quando facevo l'operazione per l’Atalanta o per il Genoa, non pensavo alla Juve, pensavo: il Genoa deve star bene".
La soddisfazione economica dei club ‘partner' era per la Juve un'esigenza primaria per poter continuare a contare sulle corsie preferenziali nei rapporti con loro: "Se va tutto bene, troppi soldi per tutti!", diceva un Paratici all'epoca super convinto che quel metodo fosse la chiave perfetta per far funzionare le cose in maniera utile per tutti, senza badare troppo ai bilanci della Juve che già da qualche anno boccheggiavano e avrebbero poi drammaticamente presentato un conto della vicenda pesantissimo, fino ad arrivare agli interventi della Consob e della magistratura ed alle dimissioni dell'intera dirigenza bianconera, dal presidente Andrea Agnelli in giù.
Tra le società ‘amiche' della Juventus, il Sassuolo è una delle più strette. E tuttavia può accadere che tiri la corda per incassare il più possibile sulla cessione di un proprio gioiello, come accaduto nell'estate del 2021 per Manuel Locatelli. In quella circostanza, durante la fase di stallo dell'affare, Cherubini si lamentava di come l'Ad del Sassuolo Carnevali "considerasse la Juventus alla stregua di altre società calcistiche".
"Giovanni – gli diceva in un'intercettazione – ma se io mi siedo e le condizioni che tu mi dai sono esattamente quelle che tu dai a Edu dell'Arsenal (il Ds dei Gunners, ndr), che non hai mai visto in vita tua, qual è il valore aggiunto della nostra relazione decennale? Che fine hanno fatto gli 8 milioni che hai guadagnato in 6 mesi con Demiral, che non sapevi chi era? Che fine ha fatto il nostro decisivo appoggio quando hai preso Sensi? Che fine ha fatto la valorizzazione di Zaza? Che fine hanno fatto 13 milioni che hai preso con Lirola?". Insomma Cherubini reclamava un trattamento di favore che la Juventus riteneva di aver maturato per tutto quanto fatto in precedenza col Sassuolo.
Il riferimento a Merih Demiral fa luce su quanto accadde a cavallo tra il gennaio e il luglio del 2019. Il difensore turco fu preso dal Sassuolo nella sessione invernale dall'Alanyaspor su input della Juve, che evidentemente lo aveva individuato coi propri scout e poi proposto agli emiliani per ‘parcheggiarlo' da loro. Dopo qualche mese poi lo stesso club bianconero lo avrebbe acquistato dal Sassuolo "a fronte di un corrispettivo di 18 milioni di euro". Ecco dunque che in quel momento si era generato il guadagno di 8 milioni in 6 mesi della società neroverde.
Un'ulteriore spiegazione circa le modalità dell'operazione arriva da un'intercettazione ancora di Cherubini con Stefano Bertola, ex direttore finanziario della Juve: "Se io sono in partnership e poi quando vengo a comprare un giocatore sono trattato come un cliente che arriva per la prima volta, non è una partnership perché noi a loro in questi anni… Demiral non sapevano neanche chi era… dovevamo prenderlo per noi ma non avevamo posto… Gli abbiamo portato l'agente nella sede… serviva una società, noi non potevamo". Alla fine comunque ‘l'amicizia' trionfò ancora una volta, visto che Locatelli si trasferì alla Juve il 18 agosto 2021, al termine di un'estenuante trattativa: al Sassuolo andò una cifra complessiva tra fisso e bonus di quasi 40 milioni. Tutti contenti, ancora una volta, un po' meno le casse della Juventus. Tempo qualche mese e i nodi sarebbero venuti al pettine.