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Il racconto shock di Patrice Evra: “A 13 anni ho subito violenza sessuale”

L’ex calciatore francese ha parlato nella sua autobiografia I Love This Game di una vicenda privata raccapricciante, che l’ha segnato a lungo. A 13 anni il preside della scuola che frequentava abusò sessualmente di lui, oggi racconta tutto. “Voglio che chi ha subito certe cose come me abbia il coraggio di parlare e non si senta in colpa, perché mi sono sempre sentito in colpa”.
A cura di Maurizio De Santis
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Raccapriccianti. Le confessioni di Patrice Evra sul suo passato, il racconto della violenza sessuale di cui è stato vittima nell'adolescenza, sono un cazzotto nello stomaco. Ti tolgono il fiato. Ti lasciano addosso quella sensazione di rabbia e biasimo, umana pietà e voglia di vendetta. I Love This Game è il titolo dell'autobiografia dell'ex calciatore francese che tra le pagine del libro ha trovato la forza di portare alla luce quegli episodi che aveva rinchiuso a doppia mandata in qualche anfratto dell'anima.

Li ha tirati fuori, ci ha fatto i conti, li ha elaborati, li ha superati e oggi, a 40 anni, 27 anni dopo gli abusi subiti al college, li porta alla luce perché  – dice nell'intervista a The Times – vuole essere fonte di ispirazione, esempio. È il suo modo di reagire, combattere e vincere contro quel lato oscuro, quella parte più segreta di sé.

Voglio che i ragazzi abbiano il coraggio di parlare e non si sentano in colpa – le parole dell'ex nazionale francese -, perché mi sono sempre sentito in colpa.

Il "carnefice" descritto nel testo è il preside che si era perfino offerto di ospitarlo per tre sere a settimana con la scusa di evitargli lunghi viaggi per tornare a casa e recarsi a scuola. Cosa gli ha fatto è stato terribile. Leggerlo è una stretta al cuore. Come quell'esperienza possa averlo segnato fa male solo a pensarci. Immaginare che possa accadere a un proprio caro fa male ancora di più. E la reazione di sua madre, quando è venuta a conoscenza di tutto, è stata devastante. Non voleva che inserisse nel libro quei dettagli scabrosi, ha capito e cambiato idea quando Evra le ha spiegato che lo faceva per gli altri ragazzi non per se stesso.

Credendo che stessi dormendo, ha passato le mani sotto la mia trapunta e ha cercato di toccarmi. Sapevo che quello che stava facendo era sbagliato, quindi ho provato a spingerlo via e a colpirlo. Ero forte, ma avevo paura. Stava cercando a tutti i costi di togliermi i pantaloni. L'ultima notte a casa sua, quando ha saputo che sarei tornato a casa, ha finito per riuscirci. Ha messo il mio p*** in bocca.

A 40 anni, Évra ha capito quanto potesse essere importante la sua parola, portare alla luce una vicenda privata emotivamente forte. Oggi si sente più libero. Perché il passato è così: noi possiamo chiudere con lui, ma lui non chiude mai con noi.

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