Il racconto della vittima di Dani Alves, costretta 17 minuti nel bagno: “Lo imploravo di smettere”
"Ho resistito, lo imploravo di smettere ma lui era più forte di me". È la frase che la donna di 23 anni ha ribadito più volte nel corso della deposizione resa a corredo della denuncia per abusi sessuali spiccata il 2 gennaio scorso nei confronti di Dani Alves (il 10 il tribunale aveva dato il via all'inchiesta). L'ex calciatore del Barcellona è attualmente detenuto, rischia una condanna fino a 12 anni di carcere in base alla legge modificata di recente in Spagna: nel nuovo codice penale è stata eliminata la distinzione tra aggressione e violenza dando un peso di rilievo al consenso della vittima.
Un'ora e mezza. Tanto è durato il racconto dell'episodio fatto dalla giovane agli inquirenti. Cercano di fare chiarezza sulla vicenda ponendo domande mirate, due in particolare: come si è trovata nel privé della discoteca assieme a un amico messicano e al difensore brasiliano? Perché è entrata nel bagno dove il giocatore avrebbe consumato la presunta aggressione? È da queste risposte e dal novero dei dettagli forniti che gli investigatori sono partiti per ricostruire cosa è successo in quei 17 minuti durante i quali sarebbe stata consumata la violenza.
Tutto nasce da alcuni braccialetti d'invito che la ragazza aveva ricevuto in un bar nei pressi del locale. Vi si era recata assieme a una cugina e un'amica. Lì sono state invitate da un gruppo di conoscenti messicani nell'area riservata dove già si trovava Dani Alves. Lei non lo aveva riconosciuto, le fu spiegato che aveva di fronte a sé il 39enne terzino sudamericano.
L'incontro non fu piacevole avendo descritto il giocatore come "insistente e fastidioso". Si era seduto alle sue spalle, le aveva sussurrato qualcosa all'orecchio che non capiva fino a quando non le prese con impeto la mano portandola all'altezza dell'inguine. Un gesto che Dani Alves – secondo quanto riportato dai media iberici – avrebbe compiuto per due volte, in entrambe le occasioni la 23enne si era ritratta con decisione.
La presunta violenza in bagno. È il punto cruciale del caso: perché la donna si trovava lì e come ci era arrivata in quel vestibolo? Il brasiliano – è quanto emerso dalle dichiarazioni – s'era fermato accanto a una porta e le aveva fatto cenno di avvicinarsi. "Non sapevo cosa ci fosse dietro quella porta, pensavo ci sarebbe stata un'altra zona vip – ha ammesso la vittima -. Solo entrando, gli ho detto che volevo andarmene, e lui mi ha detto che non potevo".
Doveva dirle che era "la sua p*****a" – è il riferimento del giornale La Vanguardia che ha avuto accesso agli atti – e poco dopo la donna ha enunciato i particolari più raccapriccianti. Dani Alves avrebbe abbassato il coperchio del water e si sarebbe seduto afferrando la vittima perché gli praticasse sesso orale. Ma lei ha opposto resistenza ed è riuscita a evitarlo.
"Ho insistito… gli ho detto che volevo andare via ma ho sentito il mio vestito alzarsi – ha spiegato la ragazza – e ha cominciato a strofinare il suo pene contro di me. Mi ha messo contro il gabinetto e mi ha penetrato violentemente" . I graffi sul ginocchio sarebbero una prova del suo tentativo di divincolarsi: "Ci ho provato ma era molto più forte di me". Quando tutto è finito "mi sono girata per aprire la porta ma lui mi ha detto: Non te ne vai, vado io fuori prima".
La vittima della presunta aggressione ha rinunciato al risarcimento che le sarebbe stato proposto: vuole solo che sua fatta giustizia e il giocatore paghi con la galera per quanto accaduto.
I video registrati dalle telecamere di sorveglianza confermerebbero una parte della versione resa dalla 23enne che, appena uscita dal bagno, ha avvertito la sicurezza e i responsabili della discoteca hanno subito attivato il protocollo contro le molestie e le violenze sessuali. La denuncia è stata presentata solo due giorni dopo per vergogna e per il timore di non essere creduta.
Alves si trova all'interno della prigione di Brións 1 dopo che il giudice ne ha disposto la detenzione senza alcuna possibilità di uscire su cauzione. La sua posizione si sarebbe aggravata a causa delle tre differenti esposizioni dell'episodio enunciate agli inquirenti: nella prima ha affermato di non conoscere la vittima presunta; nella seconda ha spiegato che l'incontro era avvenuto in maniera abbastanza casuale in bagno e che era stata la donna a cercare il contatto fisico; nella terza ha aggiunto ancora che il rapporto sessuale sarebbe stato consenziente e nessuna violenza sarebbe stata consumata.
Versioni che non hanno convinto il giudice sia dall'incrocio con le altre testimonianze (oltre a quelle della giovane) sia dal resoconto della sequenza videoclip acquisita agli atti. La famiglia di Dani Alves adesso è impegnata a reperire un avvocato che sia in grado di occuparsi del suo caso. Lui, intanto, è rinchiuso in una cella singola e non ha incontrato nessuno detenuto recluso in quel padiglione.