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Mondiali in Qatar 2022

Il racconto dei lavoratori sfruttati per i Mondiali 2022 in Qatar: “Siamo caduti in una trappola”

Il racconto fatto dal Guardian sui migranti sfruttati e costretti a vivere in maniera disumana per lavorare nei lussuosi alberghi del Qatar o per contribuire a costruire gli stadi dove si giocheranno i Mondiali del 2022.
A cura di Vito Lamorte
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I Mondiali del 2022 al Qatar sono nel mirino della critica dal giorno in cui c'è stata l'assegnazione. Successivamente un'inchiesta dell'FBI ha confermato come ex membri del comitato esecutivo della FIFA "hanno ricevuto tangenti in relazione al loro voto" per far disputare la Coppa del Mondo del 2018 e del 2022 rispettivamente in Russia e Qatar. Sono passati ormai quasi 10 anni da quando vennero assegnate queste edizioni e nel 2015, a seguito di un raid all'alba in un hotel di Zurigo vicino al quartier generale della FIFA, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato che stava indagando sui dirigenti legati al mondo del calcio e delle televisioni: lo scandalo portò alla peggiore crisi della storia della FIFA e alle dimissioni di Sepp Blatter.

Se quello di tre anni fa ormai è stato archiviato, non senza polemiche, la manifestazione che si disputerà il prossimo anno è sotto la lente d'ingrandimento per diversi motivi: uno dei principali è quello che è uscito un'inchiesta del giornale inglese The Guardian, che ha svelato lo sfruttamento e le morti di migliaia di lavoratori migranti per costruire gli stadi in Qatar. Una vicenda che il noto tabloid non ha mai perso di vista e nelle scorse ore sono state pubblicate delle novità sulle condizioni dei lavoratori che si occupano a tempo pieno di hotel, boutique e resort a cinque stelle per un euro all’ora e che il Qatar, con molta probabilità, manderà via prima dell’inizio del manifestazione.

Si tratta di un reportage nei sette degli hotel elencati dall’hospitaly della FIFA e a corredo ci sono interviste ad oltre 40 lavoratori, che parlano di gravi violazioni dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani. Sono diverse le voci raccolte su turni di oltre 12 ore senza mai un giorno libero e l'impiegato di un hotel ha affermato: "Siamo caduti in una trappola e non possiamo uscirne".

Un lavoratore migrante dall’Africa si sfogato ai microfoni del Guardian: "I miei amici hanno cercato di cambiare lavoro, ma la nostra azienda si rifiuta di lasciarli andare. Dobbiamo accettarlo. Il nostro capo fa quello che vuole"; mentre una guardia di sicurezza ha svelato il suo stipendio di circa 80 centesimi l’ora, che però ha utilizzato pagare la tassa illegale di 1.500 euro ad un agente di reclutamento per assicurarsi il lavoro (“È una truffa. Qui ti succhiano il sangue”).

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Una situazione davvero imbarazzante per la FIFA, che nelle scorse ore aveva già dovuto fare i conti con un'altra brutta vicenda: secondo quanto riportato dal Daily Mail gli operai edili immigrati in Qatar, che attualmente lavorano 24 ore su 24, dovranno lasciare il paese entro il prossimo agosto per evitare che possano essere visibili durante la preparazione del torneo e sarà permesso di rimanere solo al personale addetto alle pulizie e ai giardinieri. Alcuni migranti hanno venduto ciò che avevano a casa loro per poter andare a lavorare a Doha ma adesso si ritrovano senza soldi, perché si sono pagati la "tassa di assunzione" per lavorare qui, e senza neppure un posto dove andare.

Per questo motivo ci sono tante nazionali che stanno mostrando grande attenzione alla situazione in Qatar e stanno monitorando tutto ciò che accade con l'avvicinamento della Coppa del Mondo: l'ultima in ordine di tempo è stata la Danimarca, che ha emesso un durissimo comunicato in cui ha spiegato le motivazioni di tutte le nuove iniziative che verranno adottate in contrasto alla politica del Qatar sui diritti umani; oppure delle manifestazioni fatte dalle nazionali di Germania e Norvegia nei mesi scorsi.

Le percezioni negative del mondo esterno sembrano interessare i qatarioti, visti i recenti cambiamenti ai vertici del governo ma non sembrano esserci miglioramenti sotto nessun punto di vista: situazioni di cui la FIFA dovrà prendere atto, prima o poi.

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