Il Qatar offre biglietti gratis per i Mondiali (a patto di firmare un contratto inquietante)
Tutto si può comprare, è solo questione di prezzo. E di soldi, tanti, da mettere sul piatto per convincere anche i più scettici che trascorrere un paio di settimane in Qatar può essere redditizio e trasformare i Mondiali in un'opportunità di guadagno. A una condizione: non farsi scrupoli di coscienza, diventare sostenitori accaniti dell'evento iridato nel Paese Arabo a costo anche di fare delazione. Ascoltare ogni voci ostile, critica e riportarla al ‘grande orecchio' che, in un modo o nell'altro, provvederà a silenziare il dissenso.
Credere, obbedire e tifare. Ti pago e ti compro. Esaudisco ogni tuo desiderio ma in cambio andrai a ingrossare le fila della claque che, a partire dalla gara inaugurale e per tutta la durata della manifestazione, accompagnerà la Coppa.
È così che gli organizzatori hanno ingrossato le fila della claque che dovrà fare coreografia, contribuire a dare un'immagine di festa e grande partecipazione emotiva, agire a corredo di un'edizione scandita da feroci polemiche per la questione dei diritti civili e per le condizioni delle donne, per le ‘morti bianche' nei cantieri, per le ‘raccomandazioni' da parte dei vertici istituzionali ad adeguarsi alla rigorosa disciplina religiosa delle leggi. perché ogni atto contrario, ogni trasgressione sarà sanzionata con severità.
A chi sceglierà invece la via della ‘pace in affitto' sarà garantita un'accoglienza da mille e una notte. Voli gratuiti. Biglietti per assistere alle partite a basso costo o addirittura donati. Vitto e alloggio spesato e in tasca anche una ‘mancetta' per togliersi qualche sfizio. Nel codice di regolamento che parte di una sorta di contratto a prestazione è indicato tutto quanto i tifosi (non) potranno fare.
"Dovranno cantare cori già indicati, non criticare mai il Qatar e soprattutto segnalare post sui social media pubblicati da altri tifosi troppo critici". Più che sostenitori, influencer prezzolati che arrivano dai 32 Paesi che saranno rappresentati ai Mondiali e sono stati già selezionati attraverso un'opera di reclutamento iniziata per tempo. Hanno ricevuto un ‘invito', ma la parcella e le condizioni previste raccontano altro.
È il New York Times che mette in luce l'ennesimo caso controverso, accende i riflettori sul lato oscuro della Coppa del Mondo. "Non c'è alcun obbligo di promozione del Qatar", fa sapere Ahsan Mansoor, una sorta di direttore della propaganda e del coinvolgimenti dei tifosi. Ma c'è un aspetto che è inquietante ed è espresso in una clausola del codice di condotta che chiede ai tifosi di "segnalare eventuali commenti offensivi, degradanti o ingiuriosi" agli organizzatori. Ove possibile e necessario, anche attraverso prove documentali tangibili come gli screenshot. Anche questo sono i Mondiali in Qatar che scattano tra due settimane.