Il PSG vuole boicottare la Juventus (e non solo): il piano coinvolge anche la Roma
Il tentativo da parte della Juventus, del Real Madrid e del Barcellona (i club fautori del progetto Superlega e attualmente impegnati nella battaglia legale contro la Uefa) di dare uno strappo e creare un torneo alternativo a quelli esistenti che coinvolgesse le società più forti e ricche è naufragato nel giro di un paio di giorni.
Un colpo di mano che ha provocato una rottura insanabile tra i vertici delle uniche squadre dissidenti rimaste ancorate al progetto (i bianconeri e le due spagnole, dopo il dietrofront repentino del Bayern Monaco, dell'Inter, del Milan e delle inglesi) e quelli istituzionali del calcio continentale.
Le parole pronunciate di recente dal presidente della Uefa, Ceferin, hanno ribadito qual è la portata dello scontro e come – ammesso non vi sia un pentimento palese – non c'è alcun margine di trattativa tra le parti. "Di super quel progetto aveva nulla. È finito e basta. Possono fare quello che vogliono anche giocare in una loro competizione. È strano che vogliono fare un torneo tutto loro e al tempo stesso giocare nel nostro (la Champions ndr)".
Il tiro alla fune nelle aule di Tribunale (si attende il pronunciamento della Corte di Giustizia europea tra l'11 e 12 luglio) è solo la punta dell'iceberg. C'è una guerra di potere che si combatte tessendo la trama delle amicizie e dei reciproci interessi. Di qua o di là, Nasser Al-Khelaifi (numero uno del Paris Saint-Germain e dell'Eca) si è schierato fin dal primo momento al fianco della Uefa e ne è divenuto l'alleato più forte.
La strategia è chiara: consolidare la posizione dominante ai vertici del calcio internazionale a ogni costo, che sia economico o diplomatico, fare terra bruciata intorno a Juve, Barça e Real. Va letta così l'offerta straricca che ha messo sul piatto di Mbappé: tanto oro da fargli luccicare gli occhi e la possibilità di mettere bocca anche su chi può giocare o meno nel Psg. Tutto pur di non perdere il talento che stava per andare ai blancos del ‘nemico' Florentino Perez.
Nello stesso solco (è l'ipotesi avanzata da Repubblica e Corriere dello Sport) germogliano il rapporto con il presidente della Roma, Dan Friedkin, e il no improvviso/inatteso al Barcellona. I giallorossi non parteciperanno al Trofeo Gamper in programma al Camp Nou il 6 agosto.
La motivazione ufficiale citata nel comunicato raccontava della "necessità di modificare la pianificazione delle amichevoli estive, al fine di creare le migliori condizioni possibili di lavoro", in previsione degli impegni di campionato e di una stagione che si prefigura serrata per il calendario (tra Serie A e Coppe) tarato sui Mondiali invernali in Qatar.
Dietro il rifiuto che ha fatto infuriare i catalani, che impugnano il contratto firmato e sono pronti a far valere le loro ragioni per incassare le penali di risarcimento, ci sarebbe una telefonata ricevuta dal magnate americano dei capitolini. Chi ci fosse dall'altro capo del filo (o agisse quale emissario diretto) non è difficile immaginarlo.
Nella ricostruzione fatta ci sono alcune tessere del mosaico che completano il puzzle: interessi imprenditoriali comuni relativi alla realizzazione di hotel di lusso, resort, investimenti e altre strutture immobiliari a uso ricettivo in Costa Azzurra. Ma questa è solo la punta dell'iceberg.