Il presidente dell’Associazione Magistrati chiarisce per la Juve: “Santoriello non è ricusabile”
Le dichiarazioni riemerse dal passato di uno dei Pm dell'inchiesta Prisma sulla Juventus, Ciro Santoriello, hanno sollevato un polverone: tanti tifosi bianconeri – tra i quali Lapo Elkann – hanno insinuato dubbi su possibili condizionamenti nell'operato del magistrato, sulla base della propria confessata avversione per la Juve. "Lo ammetto, sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come pubblico ministero sono antijuventino, contro il ladrocinio in campo", aveva detto Santoriello nel 2019, in occasione di un convegno.
Peraltro proprio in quella occasione il magistrato stava spiegando perché proprio lui aveva preso le parti della società bianconera, chiedendo l'archiviazione dell'inchiesta per falso in bilancio nel 2016. Un precedente che dovrebbe tranquillizzare sulla distinzione tra simpatie calcistiche e l'assolvimento di un compito così importante come quello dell'accusa in un processo penale. E tuttavia l'impatto di quelle parole è stato molto forte, al punto che qualcuno è arrivato a sostenere che la Juve potesse recusare il magistrato.
Un'eventualità che non esiste, come spiega il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia: "Santoriello è un Pm e, come tale, non è ricusabile – spiega a Repubblica – Il pubblico ministero è una parte nel processo, anche se atipica, perché rappresenta lo Stato. Certo, per gravi ragioni di convenienza i Pm hanno il dovere di astenersi. Ma qui parliamo di un'inchiesta importante, che non è affidata a un solo magistrato, è un lavoro di squadra, quindi – anche volendo malignare sulle intenzioni – la passione calcistica di un singolo può incidere in maniera minima sull'attività processuale. Tutt'altro discorso se queste parole fossero state pronunciate da un giudice: in quel caso il codice prevede strumenti molto più invasivi, fino alla ricusazione, per cancellare qualsiasi ombra di parzialità".
Santalucia ritiene improvvide le esternazioni del Pm di Latina, ma spazza via qualsiasi ombra sul suo operato: "È un collega a cui comunque tutti riconoscono una grandissima levatura professionale. L'animo del tifoso ha ruggito e lo ha portato a usare espressioni poco felici. Odio è una parola che non vorrei mai leggere né sentire. Ma fa parte del gergo calcistico: chi è tifoso sa che non si tratta di vero odio, ma dell'affermazione di una forte rivalità. Comunque convengo: un uso più appropriato delle parole farebbe un gran bene a tutti".
Insomma, non ci sarà nessun cambio nel pool della Procura di Torino che sta mandando avanti l'inchiesta Prisma e che ha chiesto il rinvio a giudizio (il 27 marzo l'udienza preliminare) della Juventus e di 12 suoi dirigenti – tra cui Agnelli, Nedved e Arrivabene – per i reati di falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza Consob e false fatturazioni, nell'ambito dell'indagine sulle plusvalenze fittizie che sul piano sportivo ha portato alla penalizzazione di 15 punti del club bianconero.