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Il presidente del Verona Maurizio Setti indagato per autoriciclaggio

Il presidente della società calcistica Hellas Verona, Maurizio Setti, è indagato per autoriciclaggio e appropriazione indebita. Secondo la Guardia di Finanza, avrebbe sottratto 6,5 milioni di euro alle casse del club di Serie A per salvare dal fallimento una società bolognese nella catena di controllo della squadra scaligera e avrebbe cercato di coprirne le tracce nei documenti contabili.
A cura di Michele Mazzeo
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Il presidente dell'Hellas Verona, Maurizio Setti, è indagato con l'accusa di autoriciclaggio e appropriazione indebita. Secondo gli inquirenti il numero uno del club scaligero avrebbe infatti sottratto 6,5 milioni di euro alle casse della società calcistica veneta sfruttando il suo doppio ruolo di amministratore e socio unico.

L'operazione partita nel 2020 è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Bologna e ha portato al sequestro preventivo di 6,5 milioni di euro nei confronti di Maurizio Setti. Secondo quanto emerso dalle indagini vi sarebbero state diverse operazioni sospette tra due società precedentemente nella catena di controllo della società calcistica che fa capo all'imprenditore modenese. E quei 6,5 milioni di euro di cui Setti si sarebbe appropriato indebitamente sarebbero dunque serviti proprio ad evitare il fallimento di una delle due società bolognesi coinvolte.

Per coprire le tracce di questa appropriazione indebita e autoriciclaggio, secondo l'accusa, Maurizio Setti avrebbe messo in atto un'operazione di maquillage contabile. Il presidente dell'Hellas Verona avrebbe infatti cercato di nascondere la provenienza dei 6,5 milioni di euro utilizzati per salvare la società bolognese indicandoli in diversi documenti bancari e contabili come proventi di "dividendi". In realtà però, si sarebbe trattato di soldi accantonati a bilancio dalla società calcistica come "riserva di versamenti soci in conto futuro aumento di capitale”, somme dunque di per sé non distribuibili ai soci come dividendi e pertanto non distribuibili alla società bolognese a cui sono invece finiti per evitarne il fallimento.

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