Il presidente del PSG Nasser Al-Khelaifi rischia il carcere: chiesti 2 anni e 4 mesi
Oggi è andata in scena a Bellinzona l'udienza del processo d'appello che vede imputati il presidente del PSG e dell'ECA Nasser Al-Khelaifi e l'ex segretario generale della FIFA Jerome Valcke. L'oggetto dell'indagine che li ha portati alla sbarra – e per cui sono stati assolti in primo grado – non riguarda i ruoli calcistici di Al-Khelaifi, ma l'assegnazione dei diritti televisivi dei Mondiali 2026 e 2030 a beIN Media Group, di cui ugualmente è presidente.
Lo scenario delineato è quello di corruzione, il 48enne qatariota è infatti sospettato di "istigazione aggravata all'amministrazione infedele" dell'ex segretario della FIFA allo scopo di ottenere i diritti TV in questione. Dopo l'assoluzione del 2020, la Procura svizzera aveva fatto ricorso e dunque si è arrivati al processo in appello di questa settimana.
Nessun passo indietro nell'impianto accusatorio, ma anzi ribadita la richiesta di una pena pesante sia per Al-Khelaifi che per Valcke: dopo quattro ore di requisitoria, con tanto di diapositive proiettate, il Pubblico Ministero ha chiesto rispettivamente una "condanna detentiva" di 28 mesi per il presidente del PSG e una di 35 mesi per l'ex dirigente FIFA, senza sospensione parziale.
In primo grado la Procura svizzera aveva già chiesto 28 mesi di reclusione nei confronti di Al-Khelaifi, parzialmente sospesa a differenza di questa volta. Il presidente del Qatar Sports Investment, fondo sovrano del Qatar che possiede il Paris Saint-Germain, se l'era cavata nel 2020 con l'assoluzione, adesso è da vedere cosa deciderà la Corte d'Appello svizzera. La sentenza, vista la complessità del caso, dovrebbe essere pronunciata entro qualche settimana.