411 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il portiere triturato dalle plusvalenze: “Ausilio mi disse di non mettermi contro Inter e Milan”

Il sistema delle plusvalenze relative a calciatori dal valore gonfiato è attualmente sotto indagine di due procure italiane. Ora una testimonianza chiama in causa direttamente Inter e Milan: “Nel caso in cui mi fossi messo di traverso, avrei potuto solo puntare a diventare un buon impiegato o un assicuratore”.
A cura di Paolo Fiorenza
411 CONDIVISIONI
Immagine

In questo momento sono in corso due indagini da parte delle Procure di Torino e Milano aventi ad oggetto le contabilizzazioni a bilancio di alcune plusvalenze derivanti dalla vendita di calciatori da parte rispettivamente di Juventus e Inter. Le inchieste penali fanno seguito alle segnalazioni prima della Consob e poi – in ambito sportivo – della Covisoc, che avevano individuato alcune operazioni sospette dal punto di vista della valutazione gonfiata data ai cartellini dei calciatori ceduti, spesso scambiati con elementi dal valore altrettanto gonfiato, in modo da portare vantaggi ad entrambi i club coinvolti.

Vantaggi non finanziari, dunque, con poco o nessun denaro a circolare, ma relativi al conto economico del bilancio di esercizio, in modo da essere a posto sotto il profilo della buona gestione aziendale. L'accertamento di un'eventuale colpevolezza, sia dal punto sportivo che penale, ha sempre trovato sulla propria strada l'ostacolo finora insormontabile di una difesa che sostiene che è impossibile dare un valore oggettivo ai calciatori, consentendo che questa pratica vada avanti da parecchi anni. Una testimonianza diretta in tal senso arriva da Marco Varaldi, ex portiere transitato per Inter e Milan ma la cui carriera si è svolta da tutt'altra parte – nelle serie minori – e non per sua volontà.

Il 39enne romano si è trovato stritolato in un meccanismo più grande di lui che ne ha condizionato pesantemente il cammino sportivo, né ha potuto ribellarsi per le minacce di ritorsioni – sul piano della carriera – che a suo dire gli avrebbero rivolto senza giri di parole Piero Ausilio e Ariedo Braida: "All'epoca non c'era la percezione di cosa fosse la plusvalenza – spiega Varaldi a Radio Punto Nuovo – Milan e Inter sono stati precursori in un certo senso. Ho fatto il portiere all'Inter, cinque anni di cui gli ultimi due come terzo portiere, ero aggregato alla prima squadra, ho fatto le Nazionali giovanili con Amelia. Abbiamo avuto un percorso più o meno simile, poi io faccio il terzo portiere all'Inter e lui alla Roma. Per farci le ossa io sono andato al Giulianova e lui al Livorno. Ero il portiere più giovane della categoria, lui invece si era ritrovato titolare l'anno successivo in Serie B".

Piero Ausilio, attuale Direttore Sportivo dell'Inter
Piero Ausilio, attuale Direttore Sportivo dell'Inter

Le cose per Varaldi, che poi ha intrapreso la carriera di allenatore, hanno cominciato a prendere una brutta piega qualche mese dopo, quando invece lui sognava di poter cominciare un percorso all'Inter: "Alla fine della stagione ho ricevuto la chiamata da Ausilio, che mi ha presentato la possibilità di andare al Milan. Gli ho chiesto il perché mi mandasse via, un giocatore nel giro della nazionale giovanile si aspetta di rientrare nel club in cui è cresciuto. Lui però si è messo di traverso e non ho problemi a dichiararlo, dato che l'ho già fatto agli organi competenti. Mi disse che non mi sarebbe convenuto mettermi contro Inter e Milan. Nel caso in cui l'avessi fatto avrei potuto solo puntare a diventare un buon impiegato o un assicuratore. La spiegazione da parte sua era che avevano i loro vantaggi, io ne avrei avuti altri. Ho potuto tergiversare un paio di giorni, visto l'atteggiamento di traverso della società Inter, mentre il Milan non mi contattò".

Ariedo Braida, ex dirigente del Milan
Ariedo Braida, ex dirigente del Milan

Nel racconto dell'ex portiere c'è tutto il senso di impotenza di allora, quando era molto giovane: "Ausilio all'epoca era dirigente nel settore giovanile dell'Inter e si occupava del piazzamento dei giovani. Non fu una trattativa, meglio fu un'imposizione. Poi è successo che l'allenatore dei portieri che avevo a Giulianova andò a Salerno e mi contattò per andare lì, la Salernitana scese in C. Dopo esser arrivato al Milan, andai da Braida che mi disse ‘Hai già rotto le scatole. Ti abbiamo già promesso al Legnano in C2'. Perché dovevo scendere ancora di categoria? Mi rispose che era così, lo volessi o meno. Contro il Napoli in un triangolare mi strappai sette centimetri e quell'anno finii con zero partite in C2".

A quel punto si è innescato un meccanismo dal quale era ormai impossibile uscire incolume: "Il problema sovviene l'anno dopo: il direttore sportivo del Legnano mi consiglia di andare a Biella, nel girone d'andata sono titolare e a gennaio mi vuole la Triestina in Serie B. All'epoca il prestito non era molto gradito, le società puntavano alla comproprietà così da riuscire ad andare quantomeno alle buste, guadagnarci. Quell'anno non si fece il trasferimento perché il mio cartellino costava troppo. Cannavaro passò dall'Inter alla Juve per 6 milioni di euro, io ne valevo 3,5. Rimasi a Biella, non potevo muovermi. Quando vieni inserito nel discorso plusvalenze perdi di valore perché vieni visto solo come una pedina per i bilanci. Forse non ero un fenomeno, ma di non fenomeni ce n'erano tanti. Se fossi stato scarso non avrei fatto le Nazionali, quindi potevo fare di più. Di occasioni me ne ero ritagliate, però non è stata fruibile per colpa d'altri. Il caso è stato anche indagato dai pm, le società di cui stiamo parlando hanno ricevuto anche una condanna. La mia carriera è stata condizionata dall'esser stato inserito in questo giro di plusvalenze", conclude con amarezza Varaldi.

411 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views