Il portiere italiano nato in Russia che combatte per l’Ucraina: “Mi chiamano aquila nera”
Aquila nera imbraccia un'arma, scruta l'orizzonte, guarda fisso nel display dello smartphone poi lo gira intorno e documenta la devastazione della guerra. Ivan Luca Vavassori ha 30 anni, è di origine russe, italiano di adozione e adesso combatte in Ucraina contro le truppe Zeta che Putin ha lanciato all'assalto. Il 24 febbraio scorso è scoppiato l'inferno, due giorni dopo aveva appeso le scarpette di calciatore e i guanti di portiere al chiodo spiegando che li avrebbe calzati di nuovo solo per giocare tra amici.
Pro Patria, Bra, Legnano, Vittuone e poi la Bolivia: la sua carriera di portiere s'è fermata a Santa Cruz. Il suo posto nel mondo era altrove, in quel lembo di Europa che rischia di mettere a ferro e fuoco il Vecchio Continente. "Mi chiamano Comandante Rome, aquila nera – dice in uno dei suoi video che spopolano su Tik Tok -. E io il titolo di capitano me lo sono guadagnato sul campo… non facendo finta di studiare oppure grazie all'aiuto di nonno o di papi nell'esercito".
Paint it black. Lo riconosci (anche) dall'adesivo scuro come la pece che ha sui caricatori e sui ferri del mestiere. Ma non gli interessa diventare un militare: quando tutto sarà finito, li deporrà in fondo a un baule e proverà a dimenticare ogni cosa, sperando non servano di nuovo. Il suo alias laddove infuria la battaglia nasce anche dal vezzo dell'uomo che ha mollato tutto ed è volato nello scenario del conflitto per arruolarsi al fianco degli ucraini perché – dice – "questa è una guerra che riguarda tutto il mondo".
Zelensky lo ripete di continuo quando parla della strenua resistenza del suo popolo e chiede che l'Occidente, la Nato, gli Usa escano allo scoperto per opporsi alla Russia e alle mira espansionistiche del leader del Cremlino. "Gli Ucraini combattono per qualcosa di diverso. Noi siamo venuti qui per aiutarli, perché la guerra non arrivi in Europa, mentre loro proteggono le loro case e le loro famiglie".
Era mia madre. Nella vita e negli affetti più cari di Ivan ci sono troppi silenzi duri da raccontare. Alessandra Sgarella sua madre fu rapita a dicembre nel '97, restò per dieci mesi prigioniera dei suoi aguzzini nella Locride. La ‘ndrangheta aveva segnato il suo nome nella lista delle persone da trascinare in Aspromonte e risucchiare nel vuoto. Fu rapita a Milano, per liberarla i sequestratori chiesero un riscatto di 50 miliardi di vecchie lire. Vennero arrestati tutti, lei stessa riconobbe uno dei suoi carcerieri ma morì nel 2011, poche ore dopo l'arresto dell'ultimo componente della banda. La sua colpa era appartenere a una famiglia d'imprenditori: suo padre era presidente dell'Italsempione, suo marito ricopriva il ruolo di amministratore delegato nell'azienda. "Mia madre fu rapita, io combatto per la libertà", dice Ivan che nel cuore porta (anche) il ricordo della donna che lo ha accolto e allevato.
Sotto la stessa bandiera. Vavassori s'è unito alla resistenza ucraina: dopo aver sostenuto un periodo di addestramento, è stato formalmente arruolato e adesso ingrossa le fila delle truppe che si oppongono ai russi in tutto il Paese. Su Tik Tok c'è tutto il reportage dell'esperienza vissuta finora, dai momenti peggiori e drammatici ("siamo ormai accerchiati, ci stanno bombardando da tutte le parti ma siamo ancora vivi") ad altri in cui lascia trapelare la situazione di stallo in cui è rimasto impantanato l'esercito russo ("conquistata un’altra postazione… i Russi ripiegano lontani da Kiev").
Silenzio. Da quattro giorni Ivan Luca non postava più video. Sui social non c'era più traccia di lui che dal campo di battaglia ha fornito dettagli raccapriccianti. "Sto bene, un saluto dall'Ucraina". Il messaggio scritto sul suo profilo Facebook è stata una luce in fondo al buio dei combattimenti. "Abbiamo fatto due notti di seguito a combattere. Le forze nemiche arrivano da tutte le parti… non tanto con la fanteria ma bombardandoci ovunque. Stiamo cercando di rispondere da lontano… abbiamo avuto un po’ di scontri, qualche morto loro, dei nostri fortunatamente solo due feriti. Per il resto io sto bene, siamo un po' raffreddati, siamo qui ancora vivi, questo è l'importante". Aquila nera, passo… rispondi. Aquila nera, passo… ci sentite?