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Il piano per portare Mourinho a Barcellona: chi c’è dietro la fronda che sta scalando il club

Il nome dello Special One circola con insistenza nell’ambiente blaugrana: perché adesso sembra favorito e qual è l’asse ‘politico’ all’interno del club che propende per l’ex Roma.
A cura di Maurizio De Santis
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Rompere con il passato e cercare un nuovo paradigma. Cosa voleva dire il direttore sportivo del Barcellona, Deco, con quella frase? Il senso delle parole venne dimensionato al pareggio deludente con il Granada e alla necessità per i catalani di dare (finalmente) una sterzata alla stagione e una svolta per il futuro. Ma in Spagna sono convinti che in realtà quell'affermazione nascondesse dell'altro, che fosse solo la punta dell'iceberg di un piano dovrebbe portare José Mourinho (nella foto in apertura) alla guida dei blaugrana a partire dalla prossima stagione.

È già noto che Xavi porterà a termine quella attuale e poi andrà via, le grandi manovre per programmare il futuro sono già iniziate. C'è una voce insistente che fa proseliti, è stata raccolta dal quotidiano iberico Abc e sostanziata in uno scenario scolpito dalla guerra di potere che in questo momento è in atto all'interno della società.

La chiamano ‘fronda portoghese', ordita dallo stesso diesse con la sapiente regia del potente agente, Jorge Mendes (nella foto sotto), che trova all'interno del club il consenso importante di figure molto influenti, che lavorano nell'ombra. Si tratta di Alejandro Echevarría, cognato dell'attuale presidente, Joan Laporta, e uomo di potere che in Spagna descrivono come una specie di "Mr. Wolf", colui che trova soluzioni a problemi che sembrano insormontabili e ingestibili, la persona che tesse la trama e regge le fila, colui decide veramente e ha l'ultima parola.

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L'ex allenatore della Roma sarebbe uno dei suoi favoriti, un gradino sopra rispetto al tedesco Hans-Dieter Flick, il cui nome pure è stato accostato ai blaugrana.

Il suo arrivo rappresenterebbe una cesura netta rispetto a tutto ciò che è sempre stato il mondo Barça, per identità di gioco e tradizione, e una sconfitta per l'attuale massimo dirigente che in un tempo non molto lontano fece una battuta iconica: se al mondo non ci fossero più tecnici e restasse solo Mou allora i catalani resterebbero senza allenatore.

A giudicare da quanto raccontato, quella sortita rischia seriamente di essere smentita dalla piega che sta prendendo la situazione.

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Al di là dell'appoggio ‘politico' e delle nuove sfere di influenza all'interno del club, lo Special One viene reputato soluzione possibile per diverse buone ragioni: guadagnerebbe abbastanza ma non sarebbe un salasso come avere Guardiola, accetterebbe di ripartire con la rosa attuale – magari con qualche accomodamento – ma senza avanzare pretese sul mercato che questo Barça non può (ne potrà) permettersi.

Ecco in cosa consiste quel ‘cambio di paradigma' che ha agitato le acque nonostante il tentativo di sminuirne la portata e si muove sull'asse Mendes-Deco (nella foto sopra)-Mourinho con la benedizione della dirigenza (quella che si vede e quella che opera nell'ombra).

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