Il nipote finì alla Juve, la nonna scagliò una maledizione contro il Saragozza: è successo di tutto
Béla Guttmann calò la maledizione sul Benfica. La nonna di Héctor Otín ha fatto qualcosa di molto simile con il Real Saragozza che, da quando il calciatore (oggi 28enne e svincolato) ha lasciato il club d'Aragona, è incappato in una serie di peripezie incredibili, precipitando in Seconda Divisione e restandovi stabilmente da ben 12 stagioni. Disastri sportivi, infortuni a catena, retrocessioni amare hanno inciso nel corso degli anni sul destino della squadra che s'è trovata a lottare contro qualcosa di più grande. Non è vero ma ci credo è il motto dei più superstiziosi che un po' hanno sorriso e un po' hanno fatto strani pensieri quando proprio Otín ha rivelato l'arcano durante una trasmissione sui social.
La maledizione scagliata dalla nonna di Otín
"Mia nonna ha scagliato un incantesimo su di loro il giorno in cui sono andato via" – ha ammesso in diretta, raccontando come tutto nasca da una preghiera particolare della sua ava che, risentita per la partenza dell'amato nipote, si rivolse alla Vergine del Pilar. "L'ha pregata affinché Il Real Saragozza retrocedesse e così fu. In quella stagione andò tutto male". Ma non è finita, perché quella richiesta speciale si concluse con una supplica ulteriore: "Il Saragozza non avrebbe mai più giocato in Prima Divisione".
La supplica dell'ava: il Real Saragozza deve retrocedere e non tornare in Liga
A spulciare la carriera dell'ala destra si può vedere come in realtà al Saragozza sia stata poco più che una meteora. Allora aveva 16 anni e faceva parte delle giovanili ma, nonostante avesse un grande potenziale, in quell'estate che sembrava poterlo avvicinare alla prima squadra, venne ceduto alla Juventus in Italia.
Tutto ebbe inizio con la cessione alla Juventus
Fu un'operazione di mercato che lasciò strascichi polemici, tra cui l'ira della nonna che si scatenò contro la società per quella cessione: l'arrivo in Serie A in un club importante era sembrata l'occasione della vita, invece segnò solo l'inizio di un lungo peregrinare tra Virtus Entella, Reggiana, Gubbio fino al ritorno in Spagna. Marbella, Ejea, Getafe B, Teruel, Barbastro e Calamocha le formazioni nelle quali ha giocato fino all'estate scorsa, adesso risulta ufficialmente disoccupato (come si evince da Transfermarkt).
Tutta una coincidenza? A Saragozza quasi sussurrano la risposta. Non è vero ma ci credo… fatto sta che il Real Saragozza dopo quell'orazione non ha mai più messo piede nel massimo campionato iberico, galleggiando con l'acqua alla gola tra ambizioni di successo e una vita sportiva irta di difficoltà. È come fosse sospeso in un purgatorio, almeno fino a quando non interverrà qualcosa, qualcuno a spezzare quell'incantesimo micidiale. Per chi vuole crederci.