Il Napoli non sa ancora se Spalletti resterà: “Deve essere lui a sentire qualcosa”
Aurelio De Laurentiis definisce Luciano Spalletti un "dipendente di altissimo livello" e sottolinea il concetto chiarendo di avergli fatto "un contratto di due anni più un altro con opzione a mio favore". Una formula che sembra dare un timing, un corto respiro alla panchina del Napoli. Poi aggiunge, tra un elogio e la soddisfazione per l'intuito di aver preso un "uomo formidabile e serio" di non avere "nulla da obiettare" al riguardo dopo averlo valutato attentamente per otto mesi. Vissero felici e contenti? Il terzo posto e la conquista della qualificazione in Champions League con tre giornate di anticipo lasciano pensare di sì. Nel calcio mai dire mai, ci sono tante, troppe variabili contribuiscono a cambiare il corso delle cose. Ci vuole poco a passare dalla luna di miele alla luna di fiele. Ci vuole poco perché l'idillio si trasformi in reciproca sopportazione fino a deflagrare in altrettanta incompatibilità.
L'obiettivo è stato raggiunto, per giunta facendo poco/pochissimo mercato e di necessità virtù quando Covid, infortuni e Coppa d'Africa hanno limitato le scelte. Rientrare nella massima competizione europea non è solo questione di prestigio ma, soprattutto, di visibilità e di introiti che tornano a fruttare milioni mancati come l'aria in due stagioni trascorse davanti alla tv al martedì e al mercoledì.
Poi c'è qualcosa di non dissolto che resta nell'aria e si percepisce dalle fibrillazioni malcelate di queste settimane oltre che da un'altra espressione del massimo dirigente durante una conferenza stampa in Comune, a Napoli. "Spalletti si è fatto una casa? No. Vive ancora in albergo, deve sentire che Partenope sta nella sua testa e nella sua anima. Se lui a un certo punto sentirà che questa anima sua si è tinta di azzurro non ne potrà fare a meno. E ce lo dirà lui. Lasciamolo lavorare".
Spalletti resta perché è convinto, e non solo perché blindato dal contratto, oppure va via? C'è ancora un passaggio delle dichiarazioni di De Laurentiis che non sembra dirimente per il futuro, non spazza via tutti nuvoloni. E lascia il cerino in mano all'allenatore. È il riferimento a questioni familiari, alla lontananza degli affetti che rende difficile la gestione della vita privata al di là e al di fuori di un campo di calcio non aggiunge elementi di chiarezza. "Ha una bambina e una moglie che vivono a Milano", ha aggiunto il massimo dirigente.
Poi ha allargato il campo della riflessione a quanto, più in generale, possano incidere i ritmi di questo calcio, quale impatto possano avere sul vissuto quotidiano dei singoli. "Non è una situazione semplice, non sono marionette ma persone con problemi, sentimenti e famiglie. Per voi esiste solo il calcio, gli altri si portano dietro anche altro. Ci sono problemi di cui voi non vi fate mai carico, gli altri sì".