Il Napoli non ce la fa a vincere a Bologna: palo e un rigore sbagliato da Osimhen furibondo
Una scarpata. Un piedone messo male a terra. Tra la vittoria (che sarebbe stata giusta) e il Napoli a Bologna c'è stato (anche) quell'errore commesso da chi non t'aspetti: Osimhen sbaglia il calcio di rigore che poteva cambiare l'inerzia della partita e legittimare un'ottima prestazione degli azzurri. Victor apre troppo la traiettoria e la palla scivola via fuori, lontano dal palo.
Il nigeriano resta pietrificato, non è serata per lui che c'entra anche un palo clamoroso e quando viene sostituito sbotta nei confronti del tecnico Garcia (avrebbe voluto giocare a due punte, non uscire e rifarsi) che aveva richiamato in panchina prima Kvara poi Lobotka e lui. In altri tempi quella sfera sarebbe entrata e sarebbe rimasto muto.
E quando Anguissa a fine gara si sdraia per terra, sfinito, per una fitta inguinale, è il segnale che proprio non gira: azzurri bloccati a quota 8 punti, a -2 dalla zona Champions e a -7 dall'Inter capolista. Con tutto quel che ne consegue sulle scelte dell'allenatore che schiera ancora Raspadori ij un ruolo non congeniale e lascia ‘solo' Osimhen a sgomitare in mezzo a una selva di braccia e spintoni.
La trasferta di Bologna poteva essere una trappola per il Napoli che, reduce dalla partita di Champions col Braga e in piena emergenza in difesa (Juean Jesus e Rrahmani fermi per infortunio muscolare), s'era trovato di fronte l'avversario peggiore. C'era apprensione per il debutto forzato di Natan schierato accanto a Ostigard in una coppia inedita ma lì dietro non c'è mai stata sofferenza anche perché il lavoro ‘di squadra' s'è rivelato (finalmente) determinante. Tant'è che alla prova del campo ne è scaturito (anche) che gli emiliani non hanno mai tirato veramente nella porta dei partenopei.
La squadra di Thiago Motta ha mostrato compattezza e solidità, ingabbiando Osimhen e chiudendo tutte le linee di passaggio agli azzurri. Ha provato a soffocarne l'estro, a tarparne le ali, ad attirarlo in quell'imbuto costruito nella zona centrale dirottandolo lì, in quella palude, e rendendo quasi vano il palleggio sugli esterni. Strategia che ha funzionato in fase di contenimento con il chiaro obiettivo: confidare nell'imbucata di Zirkzee.
Eppure, nonostante quel traffico pazzesco e linee difensive trincerate, le occasioni migliori le hanno avute i campioni d'Italia. E la qualità delle giocate di Raspadori (sua l'imbeccata che innesca Victor) e di Zielinski (nasce da lui l'azione che porta al caclio di rigore) ne scandiscono il merito e la bontà. Una in particolare, quella capitata sui piedi del nigeriano che se l'è costruita alla sua maniera: resistendo alle spallate dell'avversario, rubandogli il tempo per il tiro e poi scagliando un diagonale che – sfiorato da Skorupski – colpisce il palo ma carambola fuori. Altro brivido nel recupero del primo tempo: Jack aggiusta la mira e spara ma la traiettoria finisce fuori di poco.
Piattone sballato. Kvara s'accende a sprazzi, complice il compito che Garcia gli affida: non deve solo attaccare ma anche cucire il gioco in fase difensiva. Quando s'illumina, però, il georgiano diventa una mina vagante. Riceve palla da Zielinski sulla sinistra e penetra in area del Bologna, il cross e basso e teso, viene intercettato da Calafiori col braccio, in caduta, dopo aver toccato la palla prima col piede. Per il direttore di gara è rigore. Lo snodo cruciale è in quel penalty calciato largo, troppo largo, da Osimhen che s'era incaricato della battuta. portiere spiazzato, palla dall'altra parte ma la diagonale è aperta abbastanza da soffiare fuori la conclusione dagli undici metri. Niente vittoria, il Napoli resta incagliato nelle retrovie.