Il Napoli in ritiro diventa un mistero: calci e pugni, reazione scomposta nello spogliatoio
Sette minuti di follia hanno fatto esplodere lo spogliatoio del Napoli che con la pazzesca rimonta subita ad Empoli dicono definitivamente addio al sogno Scudetto. Non succedeva da 80 anni che la formazione partenopea perdesse una gara in cui era in vantaggio di due gol all'80', per questo i tre gol subiti al Castellani tra l'80' (minuto della rete dell'1-2 di Henderson) e l'87' (quando Pinamonti sigla la sua personale doppietta sfruttando il clamoroso errore di Meret) sono un evento storico davanti al quale non si può restare impassibili e che inevitabilmente si ripercuote sui precedenti equilibri in essere tra la società, lo staff tecnico e i calciatori.
Quanto accaduto nell'immediato post-partita non lascia infatti spazi a dubbi sul fatto che tutti, nessuno escluso, sono sotto esame con il proprio futuro che dipenderà da come e se si reagirà a questa pesante ed inaspettata disfatta empolese. I tifosi non hanno gradito l'improvviso blackout degli azzurri come dimostrano i fischi di contestazione arrivati dai 4mila supporter napoletani nei confronti dei calciatori alla fine del match, anche di quei cinque che al termine del match sono andati sotto il settore ospiti a scusarsi (cosa che ha fatto infuriare molto Osimhen).
La società non ha nascosto il malumore come testimonia l'ingresso di un infuriato Edoardo De Laurentiis (il vice presidente del Napoli) nello spogliatoio del Castellani al termine del match e la decisione di mandare l'intera squadra in ritiro permanente a Castel Volturno a partire da martedì su cui però c'è un alone di mistero con la versione ufficiale e quello che invece trapela da fonti ben informate in contrasto tra loro.
La dirigenza ha infatti espressamente precisato che la decisione di mandare in ritiro permanente il gruppo squadra dopo la sconfitta di Empoli sia stata presa dall'allenatore Luciano Spalletti e condivisa dalla società. Mentre la versione ufficiosa trapelata da più parti racconta di una scelta fatta dal presidente Aurelio De Laurentiis e avallata da Spalletti che lo avrebbe anche convinto a far cominciare il ritiro da martedì e non da lunedì. Il fatto che le due versioni non collimino potrebbe essere dettato dal precedente già andato in scena a Napoli nel 2019 con l'ammutinamento del ritiro da parte dei calciatori (che tra l'altro proprio per quell'episodio accaduto sotto la gestione Ancelotti sono ancora in causa con il club), di modo, questa volta, che non abbiano un unico bersaglio con cui prendersela.
E dipenderebbe da ciò anche la scelta di far comunicare la decisione del ritiro permanente allo stesso Luciano Spalletti che, dopo l'ingresso di Edoardo De Laurentiis, già nello spogliatoio del Castellani lo ha comunicato ai suoi calciatori che non hanno reagito bene con mugugni, urla, calci e pugni agli armadietti, come raccontano diversi testimoni presenti. I calciatori non sono d'accordo ma non sanno con chi prendersela e in treno durante il viaggio di ritorno provano a convincere il tecnico a cambiare idea: la delegazione guidata da Insigne, Mertens e gli altri senatori non riesce però nel proprio intento dovendo così arrendersi al ritiro permanente.
La conferma del fatto che il Napoli ha deciso di andare avanti con il ritiro permanente nonostante le rimostranze dei calciatori arriva dal comunicato pubblicato dalla stessa società partenopea nella mattina di lunedì nel quale si spiega il motivo e le modalità di questo ritiro forzato: "La società, la direzione sportiva, l'allenatore e lo staff hanno deciso che la cosa più importante da fare in questo momento sia quella di integrare l'abituale scheda quotidiana di allenamento – si legge infatti nella nota diramata dal Napoli attraverso i suoi canali ufficiali –. I turni di lavoro resteranno gli stessi con una grande attenzione per le singole componenti individuali e per il gruppo. Riunioni di teoria e valutazioni delle prossime partite, come sempre fatto. Il tutto integrato, e questa è la novità, da incontri serali a cena per aprirsi maggiormente su eventuali criticità, problematiche, incomprensioni, qualità di gioco, tutto per massimizzare l’eccellente qualità dei nostri calciatori dimostrata nella prima parte della stagione".
Vista così sembrerebbe dunque che la società e l'allenatore facciano fronte comune, ma anche in questo caso sembra esserci qualcosa che non torna. Le parole e i toni utilizzati da Luciano Spalletti nelle interviste rilasciate al termine del match perso contro l'Empoli (in particolare le critiche alla squadra e quell'enigmatico "Io prendo atto di quello che vedo") lasciano infatti pensare che la sua panchina non sia così salda e la sua permanenza a Napoli tutt'altro che certa. L'atteggiamento era inequivocabilmente quello di un professionista che si mette in discussione e non è sicuro di cosa succederà. Alla luce di ciò sembra dunque che quei folli sette minuti del Castellani abbiano reso il club partenopeo una polveriera pronta ad esplodere da un momento all'altro con tutti gli equilibri costruiti in questi mesi che ormai sono definitivamente saltati.